[𝖤𝗑𝗍𝗋𝖺] 𝖴𝗌𝗁𝗂𝗃𝗂𝗆𝖺.

403 23 10
                                    

Da bambina il nonno diceva sempre che esistevano due tipi persone al mondo: quelle che non avevano personalità, e quelle che ne avevano più di una

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


Da bambina il nonno diceva sempre che esistevano due tipi persone al mondo: quelle che non avevano personalità, e quelle che ne avevano più di una. Il suo sguardo era serio ogni qualvolta che me lo diceva; gli occhi diventano più assottigliati e la sua bocca rugata e piccola si trasformava in una linea sottile.

Più menzionava la differenza di persone, più mi rendevo conto che al mondo non tutti eravamo uguali. Per niente. Le persone erano buone, altre furbe, altre invece ingenue. Erano così diverse, eppure si scorgeva tanta similarità.

Il nonno, a quelle parole, si avvicinava e mi accarezzava una guancia per tranquillizzarmi. Restavo a fissarlo, sperando che quell'espressione seriosa scomparisse sul suo viso rigato dagli anni. C'erano le bambine della mia età che preferivano trovare il proprio principe azzurro con le stesse somiglianze dei loro papà, e poi c'ero io che desideravo trovare qualcuno delicato e rassicurante come il nonno.

Lui sapeva prendermi. Sapeva capirmi.

E forse, era l'unico a rendermi consenziente ai miei obblighi, dato che quell'oggi dovetti trattenermi da non sbraitare contro alla coach.

«Le ho detto che non ci vado al ritiro» proclamai infastidita innanzi alla sua insistenza.

«Ed io ti dico che invece ci andrai. È un'occasione unica che rara Kaori, non comportarti come se avessi cinque anni» ribatté scocciata dalla mia testardaggine, bevendo un sorso d'acqua.

«Si dà il caso che a cinque anni ero la bambina più intelligente dei miei coetanei. Voleva per caso farmi un complimento oppure era un'offesa la sua, coach?» la stuzzicai, sapendo quanto le infastidisse essere provocata. In effetti, mi rifilò un'occhiataccia che avrebbe zittito persino il più stronzo degli stronzi.

Avevamo un rapporto strano noi due, per niente formale tra un maestro e un allievo. Lei mi trattava come una figlia, io la trattavo come una madre che non avevo mai avuto. Almeno, ero convinta che fosse così un rapporto tra un genitore e un figlio.

Ci trovavamo in un ristorante situato al centro di Tokyo. Mi aveva invitato a pranzo fuori per dirmi del ritiro delle matricole che si sarebbe tenuto – appunto – all'Accademia Shiratorizawa. Il coach della squadra aveva scelto quelli più adatti per seguire il ritiro dei cinque giorni – come accadeva ogni anno. L'accademia era molto grande, il vecchio demone si compiaceva molto della nomina positiva che patisse l'intera scuola, grazie alla sua squadra di pallavolo maschile.

Fin qui, tutto stava proseguendo bene. La coach Tamiako aveva tutte le buone intenzioni del mondo, lo sapevo, ma era anche vero che non sopportavo quando mi metteva in mezzo a situazioni ingestibili e più grandi di me.

Il coach dello Shiratorizawa, Tanji Washijo, era un grande stronzo. Letteralmente. Sceglieva i giocatori in base al proprio fisico e altezza, e non sopportava i tappi. Per lui, le persone basse, potevano solo giocare come liberi, ma come giocatori principali della squadra nonché assi, dovevano essere promettenti e fisicamente robusti come Ushijima.

Ace: The number one. [Haikyuu!!]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora