"Allora Simo', la vogliamo fa' sta cosa o no?"
"Io sì, sei tu che stai continuamente facendo altra roba...tipo adesso, che stai a fa'?" domanda Simone, indicando con aria di rimprovero l'amico.
Manuel è sdraiato, completamente abbandonato al materasso, con la testa che oscilla oltre la fine del letto. I ricci cascano all'indietro, facendo il solletico al pavimento e sul suo viso è stampato un sorriso che fatica a restare tale, essendo lui a testa in giù.
"Ginnastica Simo', faccio ginnastica." afferma, e sembra convinto finché non si issa sugli addominali per alzarsi da quella posizione e il suo corpo si abbandona di lato, sprofondando la faccia nel cuscino di Simone.
"No, stai facendo l'idiota." lo corregge l'altro, alzando gli occhi al cielo. È in piedi, davanti al letto, e tiene i libri su cui dovrebbero star studiando stretti, aperti sul petto.
Manuel si mette finalmente a sedere, con l'aria più annoiata del mondo.
"Allora? Che dobbiamo fa'?"
"Matematica, è la terza volta che te lo ripeto" risponde esasperato Simone e gli si siede affianco mettendogli il libro aperto sulle gambe. "Dai, facciamo qualche esercizio" continua, e Manuel scaccia a fatica l'impulso di ributtarsi indietro sul letto. Potrebbe semplicemente tornare ad affondare la faccia nel cuscino di Simone e addormentarsi.
Sorride appena: non gli sembra una brutta idea.
Quando si accorge di non aver risposto all'allettante proposta di Simone, Manuel annuisce. Non ha voglia di fare gli esercizi di matematica, non ci capisce niente. Numeri righe segni lettere miste a altre cose e insieme dovrebbero formare...qualcos'altro?
Che palle, si limita a pensare. Come se la vita fosse così semplice. Sommi due cose che insieme stanno perfettamente e queste si incastrano nel modo più matematico possibile, con la stessa semplicità con cui due numeri sommati insieme ne generano un terzo, come se la loro fusione insieme potesse dare origine a qualcosa di nuovo e quel qualcosa potesse generare altre cose, all'infinito.
Non se ne accorge, ma mentre la sua mente attraversa ogni concetto matematico possibile o, perlomeno, in grado di comprendere, il suo sguardo si stabilizza su Simone: si è alzato e ora è seduto alla sua scrivania, dà la schiena a Manuel e scrive assennatamente sul suo quaderno. È probabile che si aspetti che Manuel faccia lo stesso e invece è lì, fermo, che gli guarda le spalle con la mente annebbiata dai pensieri.
E quando Simone si gira dopo aver finito l'esercizio, Manuel non si è mosso di un centimetro.
"E allora? Hai già fatto?" gli chiede Simone, strappandogli il quaderno da sopra le gambe. "Non hai scritto niente." annuncia, quasi deluso.
"Te l'ho detto, so' un caso perso Simo'. Annamo a fa' qualcos'altro stamo a perde' tempo chiusi qua. Sto a fa' la muffa io."
"Ma scusa non lo vuoi passare l'esame? Passiamo l'esame e poi facciamo quello che ci pare.""Che palle co' sto esame." sentenzia Manuel. Ma è settembre e tra poco c'è il benedetto esame che ha prosciugato la vita di Simone da quando ha saputo che aveva ancora una possibilità di non essere bocciato. Sebbene avesse detto che non gli interessava, che potevano sospenderlo, espellerlo, bocciarlo, Manuel sa quanto ci tiene. Ha passato tutta l'estate a studiare, qualunque cosa.
"Vabbè allora te fai quello che te pare, io un'altra volta il terzo non lo rifaccio."
"E che faccio, me lo rifaccio da solo?"
"Non c'è due senza tre." lo canzona Simone.
Però Manuel non ci vuole neanche pensare a non avere Simone in classe con lui. È il suo migliore amico, è con lui che scherza nei momenti di noia, è lui che importuna durante le lezioni, è verso di lui che si gira quando ha qualcosa da dire.
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IL SAPORE DEL FERRO
Teen Fiction"Che significa?" "Che è tutto al suo posto Simo'." Per un attimo i due si guardano. Occhi negli occhi. Ed è davvero tutto al suo posto.