Manuel entra in classe con il viso corrucciato e, senza rivolgere uno sguardo all'altro, poggia malamente lo zaino di Simone sul banco di questo.
"Grazie eh" dice Simone, spostando lo zaino a terra e guardandolo con fare confuso, poi però la sua voce cambia tono, assumendone uno più preoccupato che sarcastico. "Ohi, tutto bene?"
"Seh" risponde distratto Manuel. È ancora confuso dalla situazione che ha l'impressione stia per scoppiare, o sia già scoppiata a sua insaputa.
"No, non è vero. Che c'hai?"
"Niente Simò, 'n c'ho niente."
"Allora perché manco mi guardi quando ti parlo?"
Manuel alza gli occhi al cielo prima di posarli sul viso di Simone: "Ecco, te sto guardando, e mo?"
Manuel guarda Simone aprire la bocca per ribattere ma all'ingresso della professoressa di matematica ne approfitta per chiudere la conversazione dicendo: "Guarda, ce sta la tua materia preferita mo. So' sicuro che 'n te la voi perde." e si volta di nuovo. Sente lo sguardo tagliente di Simone percorrergli il viso. Sicuramente si sta chiedendo cos'ha fatto di male per essere trattato così. Anche Manuel se lo chiede: ma perché devo esse sempre così stronzo co' le persone che me vojono bene?
Ma se di solito la domanda ne scaturisce il triplo, questa volta la risposta non tarda ad arrivare: Manuel sa come far soffrire Simone, l'ha fatto tante di quelle volte che questa volta si permette anche di scegliere quanto male fargli, e sceglie il male minore. Non è una persona così intuitiva di solito, ma se tutto ciò che gli sta capitando intorno fossero un segno del pericolo che gli sta per piombare addosso, non vuole coinvolgervi Simone. Non di nuovo. Così preferisce allontanarlo quel poco che può, quel poco sufficiente a farli stare male entrambi.
Magari è la volta buona che me odia e se ne cerca uno migliore.
Ma Manuel sa che farsi odiare da Simone è pressoché impossibile. È impossibile perché Simone, per qualche assurdo motivo, si è innamorato di lui. Di lui, poi, tra tutti quelli che ci stanno. È così assurdo che a volte se lo scorda.
E comunque, a farsi odiare ci ha già provato, diverse volte, e una volta ce la stava quasi per fare, o così credeva prima di scoprire che Simone si sarebbe probabilmente fatto ammazzare da Sbarra e Zucca pur di proteggerlo. Anche dopo averlo trattato una merda, lo avrebbe difeso. Manuel non può lasciare che accada di nuovo.
Manuel sbircia Simone aprire lo zaino e tirare fuori ciò che gli serve per prestare la dovuta attenzione alla lezione, e ha ancora lo sguardo su di lui quando questo sgrana gli occhi puntati sul fondo dello zaino e li alza lentamente su di lui. Simone aggrotta le sopracciglia in una muta richiesta di spiegazioni, ma Manuel non ha idea di cosa gli stia cercando di dire.
"Che è?" sussurra Manuel, mandando al diavolo il proposito di ignorarlo. Bene, è durato poco più di quindici secondi.
"No, che è? te lo chiedo io."
"Ma che stai a dì-"
"Ragazzi!" li ammonisce la professoressa "Se avete qualcosa di tanto interessante di cui parlare sarebbe carino se alzaste la voce, così sentiamo tutti."
"Mi scusi, prof, possiamo uscire un secondo?" chiede quindi Simone, chiudendo in fretta lo zaino e alzandosi in piedi, già pronto a dirigersi fuori dalla classe.
"Ma prego, fate pure con comodo..." risponde ironica la professoressa ed è come se stesse per aggiungere qualcosa, ma non fanno tempo a sentirla perché Simone ha afferrato il braccio di Manuel e se l'è trascinato nello slalom di banchi per raggiungere il corridoio, e continua a stringerlo quasi da fargli male mentre si allontana il più possibile dalle classi e dai diversi gruppetti di professori appostati davanti alle macchinette e poi alla stampante.
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IL SAPORE DEL FERRO
Teen Fiction"Che significa?" "Che è tutto al suo posto Simo'." Per un attimo i due si guardano. Occhi negli occhi. Ed è davvero tutto al suo posto.