Non gli erano mai piaciuti i cimiteri. Mai. Anzi, ad essere onesti li odiava con tutte le sue forze da quando aveva la capacità di ricordare: così tristi nonostante i colori dei fiori che punteggiavano le tombe, così pesanti nella loro cupa atmosfera di eterna sospensione.
E il silenzio, Dio solo sapeva quanto non la potesse tollerare quella completa assenza di suoni o rumori che contribuivano all'atmosfera spettrale anche con la piena luce del giorno.
Non era un luogo fatto per i vivi, nessun essere capace di respirare avrebbe mai dovuto mettervi piede secondo la sua modestissima opinione perché era come se tutto in quei luoghi fosse pietrificato sotto al peso ancestrale delle sole due cose che avevano diritto di abitarvi: la morte e i ricordi del passato, tutte cose che non erano fatte per chi ancora aveva un futuro davanti a sé. Per chi aveva ancora delle speranze. Per chi aveva ancora delle scelte.
Forse, si trovò a pensare mentre attraversava l'interminabile corridoio di lapidi che conduceva all'area riservata ai bambini, tutto quell'astio dipendeva proprio dalla ragione per cui era lì quella mattina. Se lo shock per la perdita gli aveva fatto scordare l'esistenza di un gemello per quale ragione non avrebbe dovuto produrre quell'intolleranza per i luoghi dove tutte le perdite del mondo si davano appuntamento?
Superata la lapide che un peluche ormai impolverato custodiva arivò al luogo dove era diretto: la tomba di suo fratello Jacopo. Non era molto diversa da come l'aveva lasciata la settimana prima, se non fosse che nel frattempo i fiori che aveva portato erano appassiti e giacevano morti nel vaso.
Raccolse il mazzolino appassito è lo gettò via, sostituendolo con le margherite che aveva comprato poco prima dal fioraio davanti all'ingresso.
Sì inginocchio per vedere la tomba e osservare la foto di suo fratello, la sua metà mancante di cui aveva per troppo a lungo ignorato l'esistenza.<<Ciao Jacopo>> disse alla fotografia pur sapendo che quest'ultima non avrebbe mai risposto <<Sono sono tornato come vedi>>.
Si sentiva stupido a rivolgersi ad una fotografia in quella maniera ma del resto era anche l'unico modo che aveva per mantenere minimo di rapporto con quel bambino mai diventato grande <<Lo sai>> disse ancora <<mi dispiace che non hai avuto una vita. Certo, potrei dirti che non ti sei perso granché e che in realtà hai solo evitato un mare di problemi ma non sarebbe giusto che ti mentissi a questa maniera. Perché la vita è una cosa bella sai>>.
Si asciugo la lacrima che scivolava sulla sua guancia e continuò quel suo soliloquio <<Avresti avuto una bella famiglia sai? Coi suoi alti e bassi certo ma l'avresti avuta. Probabilmente avremmo litigato un giorno si e l'altro pure per il letto, per la stanza e per tutto un mondo di cose che chissà chi può sapere. Ma ci saremmo sempre spalleggiati con gli altri.>> gli disse sistemando i fiori per dargli una parvenza di forma.<<Avresti avuto degli amici con cui condividere bei momenti e fare cazzate. Ti saresti innamorato anche tu e chissà cosa avresti pensato di me e delle mie... inclinazioni. Per come ti descrivono a casa probabilmente avresti semplicemente fatto spallucce e detto che per te non cambiava niente a patto che non monopolizzassi la stanza.>> concluse strappandosi da solo un sorriso.
Si inginocchiò, come se a quel modo potesse essergli più vicino, e continuò a parlare col fratello <<Sai, innamorarsi è una delle cose più belle del mondo. Fa male, malissimo se non è ricambiato e probabilmente si è felici per un secondo soltanto. Ma ti assicuro che quel secondo vale quanto e più di una vita intera>> .
Nella sua mente balenò l'immagine della serata del suo compleanno, di quel bacio che lui e Manuel si erano dati sotto a quell'impalcatura di ferro e di ciò che era avvenuto dopo, di come si erano lasciati andare l'uno fra le braccia dell'altro pelle contro pelle e il suo cuore accelerò.
Forse fu proprio il tamburo che gli rimbombava nelle orecchie a farglielo notare o forse era un qualcosa che aveva già captato da prima ma, quale che ne fosse la ragione, capì che qualcosa non stava andando come avrebbe dovuto andare in quel momento.
Tentò di concentrarsi per capire quale fosse il problema e, dopo qualche secondo, lo capì: era il silenzio.
Di solito quell'area del cimitero era immersa nel più assoluto silenzio quasi che il minimo rumore potesse disturbare il sonno eterno dei bambini che vi erano sepolti. Persino gli insetti non ronzavano in quella zona e gli uccelli se ne tenevano lontano, canticchiando fra le frasche qualche fila di tombe più in basso.
Per questo lo aveva notato: sotto a quel vuoto sonoro infatti si udiva un brusio, l'inconfondibile raschiare di una matita su di un foglio di carta.
Sorpreso, si sollevò e roteò su sé stesso alla ricerca della fonte di quel rumore, desideroso di capire chi avesse avuto tanto coraggio da profanare la quiete di quel luogo.
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Sei un perfettone. Ma il mio perfettone
FanfictionUna ff ambientata post conclusione della S1 di Un Professore, nata da dalle idee della community di Twitter. Potrebbe contenere spoiler della prima stagione. Mentre si trova in visita alla tomba del fratello Simone fa la conoscenza di un ragazzo che...