Capitolo 4 - Orientamento

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NORA

Il fastidioso suono della sveglia risuonò dalle casse del mio cellulare, facendomi assumere un'espressione corrucciata ancor prima di aprire gli occhi. Allungai la mano alla mia destra, premendo a tentoni sul comodino di fianco al mio letto, fino a trovare il tasto da premere per far cessare quel rumore insopportabile.
Con fatica aprii gli occhi, mettendo a fuoco la realtà attorno a me: oh cazzo, il mio primo risveglio in un College! Un sorriso spontaneo colorò il mio viso, la Nora di qualche mese fa non avrebbe mai creduto di poter superare tutto e di farcela veramente.

Lo scarico del bagno presente nella nostra stanza catapultò la mia attenzione sulla ragazza che uscì da esso chiudendosi la porta alle spalle. «Buongiorno Nora» mi disse Cassie abbozzando un sorriso, facendosi scivolare sulla schiena i suoi lunghissimi capelli neri e pettinandone le punte.

«Buongiorno a te» le risposi dolcemente. «Da quanto sei sveglia?»

«Oh un paio d'ore, credo. Dovevo farmi la doccia, truccarmi, sistemarmi, non posso certo fare tutto all'ultimo!» ridacchiò. «Devi sapere che, sebbene il mio disordine possa far presupporre il contrario, sono una persona maledettamente organizzata. Ci impiego davvero tanto a prepararmi, perciò preferisco iniziare per tempo»

Il suo ragionamento filava liscio come l'olio, ma chi glielo avrebbe detto che io invece ero una ritardataria cronica? Non amavo truccarmi, giusto in alcune occasioni speciali mi dedicavo ad un make up semplice e veloce, ma la mia pigrizia aveva sempre la meglio sulla mia voglia di avere un aspetto presentabile. «Fai più che bene, dovrai insegnarmi qualcosa sulla tua puntualità, temo»

«Sarà fatto. Dunque, questa mattina avrai l'orientamento giusto?» Annuii. «Ottimo, tra dieci minuti iniziano a servire le colazioni, mezz'ora di tempo e poi dobbiamo essere in aula. Tu va in presidenza, sapranno indirizzarti loro»

Ascoltai attentamente le indicazioni, riferendole di aver tutto chiaro. Rendendomi conto del poco tempo a disposizione, mi infilai velocemente il pantalone di una tuta, una maglietta a maniche corte in tinta unita e un paio di Jordan.
Corsi in bagno per rinfrescarmi e tornai a recuperare il telefono. «Cosa sono queste? Abbiamo le uniformi?» domandai sbigottita afferrando con la mano gli indumenti che Cindy aveva appena poggiato sul mio letto.

«No no, tranquilla. Le divise sono solo per le udienze: quando ci vengono assegnati dei casi, ci presentiamo in aula accompagnati dal docente per assistere all'udienza e vedere come si comporta l'avvocato. Qui pensano che sia fondamentale per l'apprendimento imparare sul campo»

Mi trovai ad accogliere la notizia con una certa enfasi: avevo sempre sognato di assistere a un processo. Non a caso, la mia serie tv preferita era da sempre "Le regole del delitto perfetto"; se mi ero tanto appassionata alla giurisprudenza, il merito era senza alcun dubbio della meravigliosa protagonista Annalise Keating. Speravo un giorno di poter diventare un avvocato del calibro del suo personaggio.

«Cassie ma... io e te siamo nella stessa classe?» chiesi timidamente. Mi imbarazzava l'idea di una domanda che alla base poteva sembrare sciocca e, allo stesso modo, temevo di risultare pesante. Ero sempre stata una persona indipendente, odiavo dover contare necessariamente sugli altri, ma in quella nuova situazione mi sembrava impossibile potermela cavare senza chiedere un aiuto, non avrei nemmeno saputo raggiungere un'aula.

«Ma certo Nora! Non ti avrebbero assegnata a questa stanza altrimenti» rispose ovvia, sfoggiando un dolce sorriso. «Fammi vedere una cosa» disse sporgendosi in avanti, richiedendomi di controllare il foglio che mi aveva consegnato il preside. «Guarda un po': chi ti fa l'orientamento per la scuola è mia sorella, Chloe. È al terzo anno e sa il fatto suo, sei in buone mani»

L'anagramma del mio nome - IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora