Il treno fantasma

247 57 316
                                    

Il cielo era una cappa grigia, come se tutto il fumo prodotto dai fuochi fatui del regno sotterraneo si fosse raccolto in nuvole dense e scure come l'alluminio, che a tratti lasciavano cadere qualche goccia di pioggia. Il freddo mi pungeva la pelle con aghi di spillo e scendeva in profondità, fino alle ossa, congelandomi le vene.

Uno spiffero di aria s'infilò sotto la coperta. Rabbrividii. Ero rannicchiata sul divano, con la guancia destra appoggiata al cuscino e lo sguardo fisso, intorbidito da mille pensieri. Premevo i pulsanti del telecomando senza prestarci attenzione. Il televisore proiettava le immagini di canali sempre diversi, ma io riuscivo solo a ripetere dentro di me che era halloween, era halloween, ed io ero a casa, sola e sconsolata. A cosa serviva vivere circondata da cimiteriali, se poi non venivano a festeggiare il giorno dei morti con me?

Presi il cuscino che tenevo dietro la testa e lo strinsi forte tra le braccia. "Chissà cosa stanno facendo... Mi hanno esclusa senza nemmeno degnarmi di una spiegazione!"

E se pensavo che avevo rifiutato tutti gli inviti e le proposte che avevo ricevuto... "Sono stata davvero stupida. Volevo restare libera per essere a disposizione di Burald, ma lui non ha fatto altrettanto... " Tirai un lungo sospiro. "Beh, d'altronde l'altro giorno l'ho salutato con delle parole un po' fredde e me ne sono andata, ma cos'altro dovevo fare? Era tutto vero ciò che gli ho detto. Invece di cercare di rimediare, si è arrabbiato?"

Gettai via il cuscino. Massimo e Alessandro stavano di certo visitando boschi o case abbandonate: puntavano solo al divertimento estremo, quindi si sarebbero fatti volentieri un selfie con un lupo mannaro per metterlo su instagram. E Ginevra? Conoscendola e considerando che era la studentessa modello, stava senza dubbio studiando le origini storiche di questa festa. Serena e tutte le altre ragazze erano impegnate a guardare film horror o partecipare a feste a tema. Poi c'ero io, un caso a parte che, invece di divertirsi, rimpiangeva le sue false speranze. E Alice? L'avrei chiamata, ma era di sicuro con Graveyard.

Scostai il panno tiepido, posai i piedi per terra e andai in camera: i vasetti di fiori erano distribuiti ovunque, perché non sopportavano il freddo e quindi in inverno andavano conservati in casa, distribuiti sulle mensole della libreria e sul pavimento. Il tappeto però non era ricoperto di petali: la mamma non trascurava mai le pulizie. Sfiorai una foglia di giglio. "Diamond, è la tua festa. Auguri!"

-Invece di restare a poltrire, porta fuori l'immondizia! - il grido della mamma proveniva dalla cucina.

"Che rottura di scatole! Adesso devo fare anche dei lavori di casa..." Mi infilai la giacca e m'incamminai verso l'uscita, sbuffando. Tanto peggio di così non poteva andare.

▪️▪️♥️▪️▪️

Fuori la temperatura era ancora più glaciale e il cielo, torbido come un mare in tempesta, era un miscuglio di onde e schiuma bianca: se mi fosse caduto addosso, si sarebbe confuso senza problemi all'asfalto della strada. Se non altro eravamo dello stesso umore.

Mi avvicinai al cancello. Una figura scura, con lineamenti morbidi e felini, era proprio sopra al bidone dell'indifferenziata appena fuori dal mio giardino: dal musetto sporgevano dei lunghi baffi.

Corsi da lui. -Keeper, Keeper! Che ci fai qui?

Lo accarezzai sulla testolina. -Oh, Keeper... Sei stato l'unico a preoccuparti di me oggi! Grazie, grazie mille.

Tra i denti stringeva il gambo di un fiore che, retto dal suo morso, piegava la corolla verso il basso. I petali di un crisantemo rosso erano afflosciati. Sorrisi al mio gentile omaggiatore, che saltò giù dalla pattumiera con un balzo, avanzò di qualche metro e con un cenno mi invitò a seguirlo. -No, mi dispiace ma non posso venire così. Devo andare ad avvisare la mamma e dirle che vado a una festa e torno tardi. Ci metto solo due minuti, tu però aspettami qua!

Il giovane dei desideri irrealizzatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora