Progressi e paure

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Ogni sguardo che condividevo con Burald mi rendeva come una candela, che accendeva i luoghi cupi e, anche se tremava nel buio della notte, era orgogliosa di farlo. Ero speciale, ero la scossa che lo svegliava dal suo stato spettrale. Ero sospesa tra due mondi, ma il rapporto col surreale teneva accesa la mia curiosità: in un certo senso mantenere uno stretto contatto con la morte mi faceva sentire viva.

Avevo sempre Diamond con me, in ogni caso, perciò ogni tanto riuscivo a sciogliermi i capelli: il profumo di gelsomino si liberava nell'aria e si disperdeva, leggero e libero, non più rinchiuso nella mia treccia. La prima volta che mi guardai allo specchio, mi vidi davvero strana: la chioma cadeva morbida e vaporosa sulle mie spalle, addolciva il mio viso affilato e produceva delle piccole onde castane. Non uscivo di casa in quel modo da molto tempo, perciò i compagni di classe sarebbero rimasti stupiti: forse, ora che ormai avevano accettato la mia abitudine di portare la treccia o per lo meno avevano smesso di badarci, avrei risvegliato i loro commenti.

Non potevo sopportarli ancora, adesso che iniziavano a diventare sempre meno frequenti. Mia mamma entrò in bagno all'improvviso e mi fece sobbalzare. -Wow, Cassie, stai benissimo! Forza, cosa aspetti? Corri a scuola o arriverai in ritardo! E non preoccuparti per i capelli: piacerai moltissimo a tutti.

Prima che potessi replicare mi spinse fuori e mi trovai in strada, con i capelli che fluttuavano guidati dal venticello. Non avevo nemmeno un elastico con cui poterli legare. Sospirai e mi diressi verso scuola. "Forza. La mamma è fiera di me, e sta anche diventando meno iperprotettiva perché si fida di Burald, quindi... Devo farmi coraggio per lei, una buona volta."

Non mi fermava più davanti alla porta prima che uscissi di casa, o perlomeno non sempre, non mi guardava più dall'alto al basso e non mi chiedeva più con chi andassi, o perlomeno non ogni volta che tentavo di varcare la soglia di casa per uscire: si limitava a domandarmi se era tutto a posto e mi rivolgeva un sorriso caldo e piacevole. E quel sorriso sembrava dirmi molte cose, sembrava dirmi che l'importante era la mia felicità e che, se io ero contenta, anche lei sarebbe la sarebbe stata. Imparai a dedicarle un po' di tempo ogni tanto e a non trattarla come se fosse solo una poliziotta che mi voleva controllare: la portai a fare shopping e a cercare dei nuovi fiori per il terrazzo... Stavano cambiando molte cose dentro di noi, ma anche tra noi.

-Cosa?! - Alessandro lasciò cadere sul banco la matita che stava mordicchiando. - Massi, sta per arrivare una tempesta di neve, me lo sento!

Lui alzò la testa dal banco, sbadigliando, e si tirò su il cappuccio della felpa. -Che stai dicendo, Ale? Sei sicuro di stare bene?

Il gemello gli tirò una gomitata nelle costole. -Nientepiùtreccinadabambolinaidiota ti dice qualcosa?

Allora anche Massimo mi lanciò un'occhiata. -Ah... Hai ragione bro, sembra molto meno stupida e innocente.

Tornò a dormire. Io andai verso il mio banco, fingendo di non vederli, non sentirli e non sapere della loro esistenza, ma lo sguardo di Alice si soffermò sui miei pugni stretti, sul mio solito abbigliamento casual e, ovviamente, sui capelli. Mi irrigidii e mi preparai a veder spuntare fuori la lingua velenosa dalle sue labbra perfette, e invece sfoderò un sorriso caloroso. -Non ascoltarli, è il loro modo di fare complimenti. Secondo me ti donano. I capelli, intendo.

-Grazie Alice... Non pensavo, non pensavo ti piacessero.

Qualche giorno prima ero andata con lei al cimitero degli animali, per aiutarla a non rimanere sola con Graveyard, e mentre ci incamminavamo insieme avevamo parlato un po' di noi. All'inizio era come se delle minuscole formichine mi salissero dalle braccia e mi riempissero di morsi e pizzicotti: non riuscivo a rimanere ferma e, per qualche ragione, scalpitava in me il desiderio di dirle che anche se ora era a conoscenza del segreto, non aveva nessun diritto di avvicinarsi a Burald. Le avevo perfino permesso di visitare il regno dei cimiteriali insieme a lui... Quella scelta si era trasformata in un magone in gola che non andava più giù: era sconvolta, sì, ma una come lei si riprende in fretta quando è in compagnia di ragazzi carini.

Il giovane dei desideri irrealizzatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora