Il dottor Ferreri

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Arrivammo all'ultimo piano, dove in un istante rimasi letteralmente incantata. Era decisamente più bello dei nostri uffici: le pareti erano bianche e l'arredamento era sì moderno, ma non affatto freddo, anzi spiccava agli occhi per l'estremo fascino. Sulla parete, in caratteri cubitali, vi era la scritta nera "Ferreri", e in fondo al corridoio riuscivo a scorgere una porta che conduceva di certo all'ufficio del CEO. Mi guardai intorno nella speranza di vederlo, anche se in realtà non sapevo cosa cercare: non avevo la più pallida idea di che aspetto avesse.

"Jones, chiudi la bocca, altrimenti rischi di ingoiare qualche mosca." disse Evans, guardandomi con un'espressione divertita stampata sul volto. "Cosa c'è, non hai mai visto un ufficio?" aggiunse poi.
"Umh..."
"Seguimi." mi ordinò, ancora con quel sorriso del cazzo stampato in volto. Lo seguii, osservandomi ancora costantemente intorno. E così entrammo nella sala riunioni, dove già diversi uomini, rigorosamente in giacca e cravatta, erano seduti al tavolo a osservare una presentazione e discutere.

"Dottor Evans, ce l'ha fatta finalmente!" esclamò un uomo seduto a capotavola, vedendoci entrare, non esattamente con tono gentile.
"Buongiorno, dottore. Scusi il ritardo, ho avuto problemi con la mia segretaria. Per oggi la sostituirà la signorina Jones." disse, presentandomi a tutti.
"Buongiorno." dissi allora io, timidamente. Era il primo meeting della mia vita e non avevo idea di cosa si facesse in quel tipo di situazioni. Ci fu qualche attimo di silenzio, poi io e Evans ci accomodammo al tavolo assieme agli altri. Non potei evitare di notare immediatamente l'uomo che aveva parlato poco prima: era di un eleganza unica, mai vista prima. I suoi capelli scuri erano tirati indietro con il gel, e i suoi occhi erano color verde smeraldo, di quelli in grado di abbagliarti. I suoi possenti muscoli erano ben evidenti sotto la camicia.

Ma possibile che in quest'azienda siano tutti palestrati? Cos'è, un requisito per essere assunti?

La sua pelle mostrava una leggera abbronzatura e il suo atteggiamento, i suoi modi di fare, il suo sguardo, facevano trasparire l'idea di una persona molto sicura di sé.

"Dunque... stavamo parlando del..."
iniziò a parlare uno dell'almeno ventina di uomini nella sala. Erano tutti così incredibilmente simili e alquanto affascinanti. Se qualcuno mi avesse chiesto di indicare il più brutto fra loro, avrei seriamente avuto difficoltà a scegliere. E anche le loro segretarie non erano, ovviamente da meno. Francamente, mi sentivo alquanto mediocre in mezzo a tutte quelle bionde dalle gambe chilometriche.

Cercai di stare attenta per tutta la rinuione, ma  subito dopo poco l'inzio non potei rimanere concentrata quando notai che gli occhi dell'uomo a capotavola si erano fissati su di me, e la cosa andava avanti già da qualche minuto. Mi sentii come bruciare sotto il suo sguardo e probabilmente diventai rossa come un peperone. Dal canto suo, lui sembrava visibilmente divertito dall'effetto che, lo vedevo nei suoi occhi, era consapevole di provocare su di me. Pensai fosse strano non si facesse il problema di sembrare così inopportuno davanti a tutti, ma poi tentai di non pensarci e cercai di distogliere lo sguardo da lui, ascoltando la presentazione e prendendo appunti, anche se continuavo a sentirmi costantemente osservata. Sperai nessuno notasse come quell'uomo mi stesse praticamente spogliando con gli occhi da testa a piedi.

Dopo circa venti minuti, finalmente la riunione finì, e non mento nel dire che mi sentii davvero sollevata. Nonostante la situazione che si era creata, ero comunque, non so in che modo, riuscita a seguire e prendere appunti per Evans.

"Bene, ottimo lavoro ragazzi. Potete andare ora." disse l'uomo che tanto avevo detestato, più o meno.

Prendemmo le nostre cose e facemmo per uscire dalla stanza.

"Tu no, Evans." disse, mentre gli altri si congedavano. Nessuno mi aveva chiesto di uscire, quindi, impicciona com'ero, decisi di rimanere lì con loro.

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