Lui ti fa sentire come ti faccio sentire io?

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Mi precipitai immediatamente all'esterno dell'edificio per cercare Mark. Per fortuna Micheal non si accorse di nulla, sommerso com'era dai festeggiamenti e dalle congratulazioni dei suoi amici.

Arrivata fuori, mi diressi nel parcheggio e da lontano lo vidi appoggiato alla sua auto, con una sigaretta tra le dita e uno sguardo perso nel vuoto.

"Congratulazioni." mi disse, non appena mi vide arrivare nella sua direzione, con tono palesemente ironico.

"Mark-"
"Ivy, davvero, non devi dire nulla."mi fermò immediatamente, accendendosi la sigaretta e facendo un tiro.
"Ti prego, lascia... lascia solo che mi spieghi..."
"Cosa cazzo c'è da spiegare?!" urlò allora. Sembrava davvero furioso, e sapevo di non poterlo biasimare.
"Ti prego..." continuai, appoggiandomi anche io all'auto, proprio accanto a lui, guardandolo intensamente. Lo vidi esitare per qualche istante, come sorpreso dalla mia vicinanza, per poi subito voltare lo sguardo, quasi a sforzarsi di tenerlo basso, come volendo evitare i miei occhi, come non essendo sicuro di potersi controllare, di poter continuare a mantenere quell'atteggiamento duro e sdegnoso, davanti ai miei occhi colmi di dispiacere.
"Sai che non avrei mai voluto metterci in questa situazione-" aggiunsi poi, volendo davvero scusarmi per tutto.
"Tu credi che la scorsa notte sia stata solo un gioco, non è vero?" chiese allora, interrompendomi. Alzò il volto con uno scatto e notai come i suoi occhi fossero diventati scuri come la pece.
"C-come?" chiesi, incespicando, temendo il suo tono freddo.
"Perché se lo pensi, Ivy, ti stai sbagliando di grosso." aggiunse ancora.

Si certo... e perché mai dovrei crederti?

"Sai cosa penso realmente?" chiesi allora.
"No, Ivy, a questo punto mi sembra chiaro di non saperlo affatto."
"La verità è che tu non provi nulla per me. Ti dà solo fastidio vedermi felice con il tuo migliore amico. Il tuo è solo un capriccio, una sorta di gioco, non è così?"
Mi guardò, non nascondendo la sua delusione. Fu come se una parte di sè si fosse rotta definitivamente, spaccata completamente in due, infranta del tutto, di fronte alle mie insinuazioni.
"Quindi è questo che pensi..." disse, con gli occhi colmi di lacrime. Fece un mezzo sorriso, come ridendo di me, dell'assurdità della situazione, o forse di se stesso. "Evidentemente ho frainteso tutto..." aggiunse, e fece per andarsene, ma lo trattenni per il braccio.
"Non mi hai risposto." gli dissi freddamente, bloccandogli la strada.
"Ma cosa c'è da rispondere Ivy?! Cosa?! Ascolta... io credevo... insomma... che tu e io..." esitò ancora. "...ma poi tu vieni qui, accetti la sua cazzo di proposta come se non fosse successo nulla tra noi, e hai anche il coraggio di dirmi queste cose?!"

Rimasi in silenzio, completamente inerme di fronte a quelle parole. Non avevo la più pallida idea di come difendermi, di come riuscire a schivare quei colpi che ormai sentivo tremendamente vicini al petto, pronti a spezzarmi completamente.

"Sai che c'è? Su una cosa hai ragione..." aggiunse, di fronte al mio silenzio. "... è vero, sono fottutamente geloso! Il solo pensiero di voi due insieme mi dà il voltastomaco! E sono mesi che sto sopportando tutto questo, sto facendo finta che vada tutto bene. Ma ora basta, sono stufo! Non va tutto bene! Non va tutto bene per nulla, cazzo!"

Umh... geloso? Se è geloso è perché...

Rimasi ancora una volta in silenzio, non sapendo esattamente cosa dirgli. Fu lui che, di fronte alla mia esitazione, dopo qualche istante aprì di nuovo bocca:
"...e comunque non mi sembra di aver fatto tutto da solo la scorsa notte!" disse, annientando tutte le mie possibili difese.
"Cosa intendi dire?" chiesi, non capendo dove volesse andare a parare.
"Che se hai fatto quello che hai fatto un motivo ci sarà!" constatò.
"Ero sconvolta dopo tutto quello che è accaduto! Non so cosa mi sia preso! Io... io non..."
"Quindi stai dicendo che non è significato nulla per te, non è così?"
"Non ho detto questo..." dissi, con tono basso, quasi vergognandomi delle mie stesse parole.
"Dimmi la verità, Ivy." continuò, dopo qualche altro attimo di silenzio.
"Quale verità?"
"Tu..." esitò un momento. "... tu lo ami?"

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