Chance

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6| C H A N C E

Nell'orfanotrofio nella quale ero cresciuta i muri ci sussurravano di temere le tenebre

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Nell'orfanotrofio nella quale ero cresciuta i muri ci sussurravano di temere le tenebre. I ragazzi più grandi ci raccontavano storie capaci di far rabbrividire anche il più temerario degli orfani, quando i grandi si rintanavano nelle loro stanze e noi altri venivamo costretti nelle nostre, quelli che erano lì da più tempo ci parlavano del buio, ci assicuravano che il silenzio lo avrebbe preannunciato e lui sarebbe corso a rapirci o a dissolverci nell'oblio

La verità che spaventata più di tutti, lo sapevamo bene, era che nessuno ci avrebbe cercato se fossimo scomparsi davvero, e nessuno avrebbe coltivato il minimo dolore nel vederci assenti. Perché eravamo soli con noi stessi, ci tenevamo stretta la speranza che qualcuno venisse a prenderci e a tratti anche quella si spegneva.

In quelle notti spaventose ero così terrorizzata da chiudere e aprire gli occhi ad intermittenza prima di riuscire a dormire crollando esausta. E quella volta avevo sfruttato la stessa tecnica per addormentarmi, avevo chiuso a chiave la porta e avevo combattuto contro la nausea che mi aveva sconquassato lo stomaco per tutta la nottata. Fortunatamente scoprii che l'alcol che avevo ingurgitato facilitava l'ascesa verso i sogni e presto mi dimenticai che c'era un assassino armato oltre la porta.

Un rumore sordo mi fece spalancare gli occhi di colpo, guardai il soffitto e mi stropicciai gli occhi sensibili alla luce che filtrava dalla finestra. Un forte dolore mi colpì le tempie e gemetti nel tentativo di mettermi dritta. Sembrava che una squadra di piccoli muratori mi stesse trapanando il cranio.

Captai delle voci sommesse parlottare in salotto e mi misi subito in allerta, barcollai fino alla porta e rigirai la chiave, quando l'aprii mi bloccai di colpo difronte a tre uomini sconosciuti occupati a dialogare con l'intruso che aveva occupato la mia casa <Ma cos-? Che diavolo?> Balbettai bloccandomi

Il criminale tatuato che mi dava le spalle si voltò verso di me e così fecero anche gli altri. <Sei rimasta senza parole?> Alla luce del giorno era quasi irriconoscibile. C'era qualcosa nel suo volto che l'oscurità mi aveva nascosto e la luce mi mostrava per la prima volta. La sua pelle sembrava perfettamente liscia e morbida mentre il naso e gran parte delle guance erano costellate di lentiggini che sembravano le stelle del firmamento viste da lontano.

Schiusi le labbra meravigliata, era il ragazzo più bello che avessi mai visto e non lo accettavo, non potevo accettare che tutta quella bellezza appartenesse ad un pericoloso aggressore che mi aveva quasi ucciso, non se la meritava! Avrei voluto che non gli fosse stata concessa anche la sicurezza del proprio fascino. Lo odiavo sempre di più ogni secondo che passava.

E se prima ero a corto di parole per quello che stava accadendo nel mio salotto ora lo ero ancora di più per colpa del suo viso perfetto.

Il mio cervello mi gridò di chiudermi in camera e sbarrare la porta per proteggermi da lui e quegli uomini e così stavo per fare se non fosse stato per il fatto che mi accorsi che il mio divano, il divano che Pearl mi aveva regalato dopo averlo a sua volta ricevuto dai suoi genitori, era stato sostituito con uno nuovo di pelle scura e ancora imballato.

DANGEROUSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora