Come avevano predetto, non che ci volesse un’abilità chiromantica, la verifica era stata impossibile. Lorenzo, sospirando, aveva consegnato quasi in bianco i tentativi di copiare erano stati quasi del tutto infruttuosi e, dallo sguardo, anche Enea era nella sua stessa situazione.
Il compito in classe l’aveva tenuto concentrato abbastanza, però, da permettergli di dimenticarsi la paura e i dolori dei lividi e dei graffi.
Ogni volta che si muoveva doveva trattenere tra i denti un mezzo lamento, si sentiva a pezzi, e non solo nel corpo, La paura era sempre lì, in un angolo, rendendolo nervoso e teso come una corda di violino.
Durante l’intervallo, come ormai d’abitudine, Greta lo cercò.
“Ancora la sciarpa al collo?” La domanda di lei, divertita, ottenne solo un’occhiataccia e uno sbuffo da parte del ragazzo. “Dai, Lore. Mi vuoi dire almeno come si chiama?”
“Si chiama: fatti i cazzi tuoi, Greta.”
“Sei antipatico quando fai così!” Lei lo guardò con espressione ferita e, se lui non l’avesse conosciuta abbastanza bene, sarebbe di sicuro caduto nel tranello. “Voglio solo che siamo amici, davvero!”
“Sì, certo.” Borbottò lui con un sospiro. “Greta, sai benissimo che non ti dirò niente sulla mia ragazza che, per fortuna, non è di questa scuola. Non saprai nulla da me, quindi piantala e torna a ignorarmi, va bene?” La ragazza a quel tono deciso strinse gli occhi e fissò Enea, che cercava di non ridere, seduto accanto a Lorenzo.
“Tu sai chi è!” Lo accusò.
“Ovvio. Ed è molto meglio di te in un sacco di sensi.” A quelle parole la ragazza divenne rossa, offesa e arrabbiata.
“Sei uno stronzo!”
“Mai quanto te, che hai mollato Lore andando in giro a dire che era uno sfigato. Le orecchie le ha anche lui e adesso fai tutta l’amica. Io al posto suo ti ci mandavo subito, a fare in culo. Un po’ schifo mi fai, Greta, sai?” A quelle parole gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e subito le sue amiche, lanciando sguardi infuocati a Enea, le si raccolsero attorno, per poi dirigersi tutte e tre verso, presumibilmente, i bagni.
“L’hai fatta piangere.” Lorenzo fissò l’amico che stava finendo di copiare i compiti dell’ora successiva.
“E quindi? Non dirmi ci tieni a lei… dopo quello che è andata a dire.”
“No, ma non serviva farla piangere.”
“Finge per farti sentire in colpa, e ci sta pure riuscendo. Quella non piange davvero neanche se le muore il cane.” Enea alzò gli occhi dal foglio, studiando i lineamenti tirati dell’altro. “Lore, lasciala perdere, fregatene.”
“Me ne frego, tranquillo.” Il biondo appoggiò la testa sul banco, la fronte contro la superficie fresca. “Ho sonno.”
“Non dormire adesso, poi andiamo a casa mia, se vuoi. Oggi dovrebbe esserci solo nonna e forse Vale. Così dormi un po’ lì.” Lo sguardo pieno di gratitudine fece sentire Enea quasi colpevole per non averlo potuto fare prima. Ma con la casa piena, come poteva spiegare perché l’altro andava lì a dormire?
Le ultime ore passarono e, a casa di Enea, Lorenzo si buttò sul letto dell’altro, addormentandosi immediatamente. Con la scusa dei compiti, la porta chiusa, il moro si mise davvero a farli, annoiato. Dopo qualche ora, in cui il sonno dell’altro sembrava normale, gli arrivò un messaggio sul telefono da Marco.
Lo rilesse un paio di volte; era solo un invito a rivedersi l’indomani mattina allo stesso bar per parlare di Valentino. Poteva essere una possibilità, pensò, di sapere di più sul monaco e, magari, riuscire a fargli dare ufficialmente un nome in modo da quietarlo.***
Alla fine Lorenzo dopo cena aveva dovuto tornare a casa sua, solo.
La notte aveva dormito di un sonno leggero, disturbato dalla paura di sognare piuttosto che dai sogni e la mattina, ancora prima del suono della sveglia, si arrese, alzandosi.
Le occhiaie che aveva sul viso erano di una sfumatura violacea, ma non poteva farci nulla. Si vestì, lasciando la giacca a casa. Finalmente cominciava a fare più caldo e anche se era presto non faceva particolarmente freddo. Erano neanche le sette quando uscì, piuttosto che stare da solo tra le mura domestiche preferiva aspettare Enea in strada.
L’amico, però, comparve immediatamente da dietro l’angolo.
“Pensavo dormissi.” Apostrofò il biondo, sorridendogli. Notò le occhiaie e sospirò tra sé, sentendosi in colpa per non aver potuto passare la notte con lui. “Ci sono state… cose?”
Lorenzo scosse negativamente il capo. Enea si guardò attorno, nella strada deserta, poi spinse l’altro nell’arco del portone del palazzo e gli rubò un veloce bacio.
“Buongiorno!”
“Un cazzo, io qua ci vivo! Se ci vedono?”
“Ho guardato!” Enea fissò l’altro. “Ci vivo anche io qua, sai?”
Lorenzo borbottò un’imprecazione e iniziò ad avviarsi. Dopo qualche metro, il moro disse:
“Ti ricordi di Marco, no?”
“Sì, vuole rivederti, lo so. Me l’hai detto.” Borbottò. “Secondo me se non ci sono anche io è più felice.” Aggiunse acidamente, le mani nelle tasche dei jeans. La risata di Enea ottenne solo il silenzio di Lorenzo, che aumentò il passo, sbadigliando. Arrivarono in fretta al bar del giorno precedente, ugualmente affollato, e trovarono Marco al bancone che parlava con una ragazza.
Nel vederli la salutò e si diresse nella loro direzione, mentre si accomodavano a un tavolino libero.
“Ehi, buongiorno!” Li salutò, sorridendo loro con quell’aria allegra e sbarazzina di chi non aveva un solo pensiero al mondo. Espressione che irritava assai Lorenzo.
Si scambiarono i saluti e il biondo si alzò.
“Vado a ordinare, prendi qualcosa tu, Marco?”
“Caffè.”
Annuendo, Lorenzo si allontanò dirigendosi al bancone, gli occhi di Enea che lo fissavano.
“Il tuo amico ha una faccia…”
“Insonnia” Tagliò corto, appoggiandosi allo schienale del divanetto.
“Capito, brutta roba.” Marco si appoggiò con i gomiti al tavolino. “Quindi, appassionato di storia?”
“Più o meno, diciamo che mi ha affascinato la leggenda di Valentino.” Lorenzo tornò al tavolino ed Enea proseguì. “E beh, sarebbe anche logico pensare che non abbiano lasciato il corpo nella chiesa con gli altri. Ogni Leggenda ha una base di verità, e io penso che, visto quello che aveva fatto in vita, da morto lo volessero in qualche modo… condannare? Lo hanno tenuto nella cripta, senza faccia e senza nome, per punizione?” Si grattò la nuca, lo sguardo attento di Marco che lo metteva a disagio. “So che, anticamente, con le usanze pagane uno degli spregi peggiori che si potesse fare a un morto era quello. E in quei tempi le usanze pagane erano ancora molto radicate, se non sbaglio.”
“Il tuo ragionamento non è male, potrebbe avere senso, ma è pura speculazione.” Arrivò la cameriera, che mise sul tavolino l’ordinazione per poi allontanarsi e l’universitario riprese a parlare, mentre zuccherava il suo caffè. “Anche se, magari, con qualche ricerca si potrebbe trovare qualche base, magari negli archivi della chiesa, a volte sono vere e proprie miniere d’oro.” Annuì tra sé, poi riprese a parlare appena ebbe finito il caffè. “Nella cripta hanno trovato parti dei bassorilievi del sarcofago, sembra l’abbiano deturpato di fretta, lasciando lì i frammenti. Alcuni sono anche abbastanza grossi e proveranno a ricomporre il tutto. Poi è stata murata e attorno agli anni ‘50 è stata, diciamo, scoperta, ma fino all’anno scorso nessuno si è mai davvero interessato visto che è tutto fuorché eclatante come cosa. Poi a Milano hanno iniziato uno di quei progetti mangia sovvenzioni europee, e sono venuti qua decisi a vedere cosa c’era e a fare un po’ di pratica.”
“Ma tu lavori al sarcofago?”
“Non esattamente.” Marco sorrise a Enea e fece una smorfia. “Devo dare un esame sul periodo paleocristiano, ed è la morte cerebrale per me, non mi piace proprio. È una palla mostruosa. Ti ritrovi di fronte mosaici tutti uguali in cui tutta l'arte precedente s'è andata a perdere, con una simbologia specifica che verte sempre più a inculcare nella visione del credente analfabeta la sua inferiorità di fronte a Dio e all'istituzione della chiesa stessa. È l'alba dei dogmi e della dominazione cristiana sulle masse, che porterà al culto delle reliquie, alla compravendita delle indulgenze eccetera, eccetera. Ma qua sto uscendo dal discorso… fatto sta che lavorare sul campo mi fa pesare meno l’arte musiva e tutto quello che ruota attorno a quel periodo, che detesto cordialmente. Almeno in parte accende il mio interesse e grazie a mio fratello posso stare lì, faccio il lavoro ingrato, ma è meglio di nulla.”
“Hai detto che hanno portato via il corpo…” Intervenne Lorenzo, e Marco annuì.
“Sì, è nei laboratori della facoltà, stanno facendo degli esami. Non ti annoio con i dettagli, diciamo che ci fanno pratica.”
“Capito.” Enea finì di mangiare e guardò l’amico, silenzioso, con le occhiaie che sembravano ancora più evidenti. “E tu cosa c’entri con questa cosa?”
“Te l’ho detto, mio fratello è uno dei tirocinanti che studiano il corpo, o quel che ne resta, assieme a quelli di Milano. Faccio pratica sul campo, preparo un esame e, inoltre, mi piacciono i misteri.”
“Comunque credo di aver visto la cripta il giorno che han portato via il corpo.” Borbottò Lorenzo, giocando con la tazza. “Avevo trovato tutto aperto, e sono andato a dare un’occhiata. Credo che l’avessero proprio appena portato via, perché non c’era nessuno. Ma il coperchio del sarcofago era chiuso. E non c’era nulla, in giro.”
“E perché eri lì?” Marco guardò curioso il ragazzo.
“Mi ero stufato di aspettare Enea e la svedese, e quando ho trovato la prima porta aperta sono andato a curiosare. Poi gli ho raccontato cosa c’era.”
Marco inclinò appena il capo, guardando con curiosità Enea.
“Quindi tu non l’hai vista?”
“No.” Scosse il capo il ragazzo.
“Se vuoi ti accompagno. Così ti togli lo sfizio.” Enea guardò l’amico, che si strinse nelle spalle, un po’ perplesso per tutta la disponibilità dell’altro.
“Quando?”
“Anche adesso.” Enea fece una smorfia, ma prima che potesse parlare, intervenne Lorenzo.
“Vai, così mi metto al tuo posto e dormo.” Borbottò, alzandosi, il biondo, ed Enea si trovò ad accettare l’offerta di Marco.
Lorenzo salutò, avviandosi verso la scuola, con le mani in tasca come sempre. Era infastidito dalla proposta di Marco, ma si sarebbe mangiato le mani prima di farlo vedere.

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La solitudine delle Ombre
ÜbernatürlichesUn'ombra che infesta le strade di Genova è pronta a versare sangue, vuole riavere quello che gli è stato portato via. Ed è sulla gola di Lorenzo che si stringono le sue morte dita di spettro. Lorenzo, che si ritrova addosso il segno di peccati comme...