Parte 8

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Andare a scuola, quella mattina, sembrava la cosa più difficile del mondo a Lorenzo.

La madre lo aveva chiamato e, guardandolo in faccia, gli aveva intimato di misurarsi la febbre. Gli aveva infilato un termometro in mano, guardandolo con  la fermezza di un falco e poi sospirando rasserenata nel notare l'assenza di una temperatura preoccupante.

"Sei bianco e hai le occhiaie, si può sapere che stai combinando, Lore?" Gli aveva chiesto, preoccupata, e lui aveva glissato. Poco convinta la donna l'aveva poi salutato quando era uscito per andare a scuola, aspettando Enea nell'androne del palazzo.

Lo sentì arrivare, ma non era solo.

"Lilli, fatti i cavoli tuoi!"

"Ma Licia mi ha telefonato ieri sera e tu non mi hai voluto dire niente! Io chiedo a Lorenzo!"

"Tu non chiedi niente a nessuno." La voce di Enea arrivò furiosa all'altro, invisibile dalla strada perché appoggiato alla colonna dell'androne. "Non sono cose che ti riguardano."

"Ma sei mio fratello e sarebbe una figata pazzesca, se fosse vero."

Enea si bloccò, guardando l'espressione perplessa di Lorenzo, una volta arrivato davanti all'entrata del palazzo. Il volto del moro era scuro e irato, mentre quello della sorella minore, Elisabetta, sembrava esplodere di curiosità.

"Lore è vero che stai assieme a mio fratello?" La ragazza chiese, mentre la mano del povero soggetto in questione le calava sulle labbra, ma non abbastanza in fretta. Il biondo spalancò gli occhi guardando l'amico che, con una bestemmia, ritirò la mano.

"Non mordere!" Disse alla sorella, dandole una spinta.

"E tu non mettermi la mano sulla bocca!" Lilli si voltò verso Lorenzo, carica d'aspettativa. "Allora?"

"E a te sta cosa chi l'ha detta?"

"Licia, mi ha chiamata ieri. Mi ha detto che vi hanno beccato mentre vi baciavate a scuola e lei ha visto la foto, l'avevano mandata a sua sorella." La ragazzina, che faceva il primo anno in un altro liceo, sorrise. "Dai, è vero allora? Con photoshop si fanno un sacco di cose. Di te mi fido, non mi dici balle, al contrario di Enea. Lui le racconta da mattina a sera."

"Che cazzo dici?!" Lorenzo tentennò guardando il volto dell'altro, cupo. Negare era stupido, alla fine, ma...

"E perché a te interessa tanto?" Borbottò.

"È vero! Allora è vero! Lo sapevo!" Poi si voltò verso il fratello, quasi saltellando dall'eccitazione. "Giuro non lo dico a nessuno, ma sono contenta!"

"Contenta..?"

"Certo! Sarete la mia nuova OTP!" Ed Elisabetta corse via, lasciando i due ragazzi a fissarla.

"Cazzo è una OTP?" Mormorò Lorenzo, stranito.

"Non lo so se lo voglio sapere, quella ha la testa piena di merda. Ma se dice una cosa è quella: se dice che se lo tiene per lei, è così."

"Non voglio andare a scuola." Ancora fermi davanti al portone, i due ragazzi si guardarono.

"Sarebbe come ammettere che, tipo, siamo in torto. Che abbiamo fatto qualcosa di male, Lore." Il ragazzo sospirò e scosse il capo.

"Non... non è solo quello. C'è ginnastica, che scusa uso, stavolta, per saltarla? Il prof mi ha già detto l'altra volta che non se ne sarebbe bevute altre."

Enea annuì.

I segni che il giorno prima gli aveva fatto il fantasma erano impossibili da non vedere nello spogliatoio. E quella che si prospettava come una giornata difficile poteva solo precipitare verso nuovi abissi, se i compagni notavano la devastazione sulla pelle di Lorenzo. Il problema era che non notarla sarebbe stato impossibile.

La solitudine delle OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora