I sogni sembravano scomparsi e i lividi avevano iniziato a svanire, assumendo un brutto colore giallo verde. Enea si dispiaceva di non poter più passare le notti dall'amico: non aveva più la scusa dell'assenza della madre di lui e del fargli compagnia.
Come tutte le mattine si trovarono sotto casa di Lorenzo che, avendo ripreso a dormire con una certa tranquillità, aveva ricominciato ad avere un aspetto più sano; anche se sobbalzava ancora a ogni rumore, nervoso e teso. Il moro si chiedeva, ogni tanto, come mai sembrava che il fantasma, di punto in bianco, avesse deciso di lasciare stare l'amico: era felice della cosa, ovviamente, ma gli dava da pensare. Non capiva, ma del resto non era certo di poter affermare di comprendere un fantasma, le sue motivazioni, o le sue scelte.
Voleva indietro il suo nome... forse quelli di archeologia l'avevano scoperto e si era calmato?
"Sei silenzioso." Lorenzo, il viso sorridente rivolto verso l'altro, si sentiva tranquillo come non capitava da troppo tempo. Aveva sognato, ma era stato un sogno normale, e la cosa lo aveva in qualche modo convinto che il fantasma lo aveva finalmente lasciato in pace.
"Sono circa dieci giorni che non sogni più Valentino, giusto?" Il biondo annuì ed Enea proseguì. "Sembra scomparso nel nulla, ecco. Mi chiedevo cosa era cambiato, se magari quelli dell'università hanno scoperto il suo nome e lo hanno così calmato..."
"Chiedi a Marco: se è successo, lui lo sa." Lo sguardo pieno di disagio di Enea mise l'altro in allarme. "Che è successo?"
"Ma no, niente."
"Hai fatto una faccia strana. Cosa è successo con Marco?"
"Niente!" Enea sbuffò e Lorenzo gli mise la mano sulla spalla, fissandolo.
"Allora?" Dopo qualche tentennamento Enea annuì, distogliendo lo sguardo.
"Mi ha chiesto da quanto stiamo assieme."
"E tu gli hai detto che non stanno così le cose, vero?"
"Sì." Lorenzo alla conferma si rilassò, ma troppo presto. "Solo che non mi ha creduto, insomma, sa tutto."
L'occhiata colpevole di Enea incontrò lo sguardo irato dell'altro.
"Sei un idiota..."
"Non mi vergogno mica, sai? Non c'è niente di male!"
"Non sto dicendo quello!" La voce di Lorenzo si alzò di tono e con un sospiro cercò di calmarsi. "Non è che ci dobbiamo vergognare ecco. Solo... non lo so! Non mi va che lo sappia la gente!"
"Lo ha capito lui, sai? Non sono andato lì a dirglielo." L'unica risposta fu un borbottio e Lorenzo aumentò il passo, lasciando indietro Enea che prese a calci alcuni sassi, lasciando andare avanti l'altro.
Una volta in classe Lorenzo continuò a non guardare l'altro e a ignorarlo il più possibile, nonostante sapesse benissimo che Enea non aveva una vera colpa. O meglio, l'aveva ai suoi occhi: doveva negare anche davanti all'evidenza, soprattutto con Marco. Non capiva perché la cosa lo irritasse a tal punto, ma sapere che l'universitario era a conoscenza della loro relazione lo indisponeva in un modo che esulava dalla sua stessa comprensione.
A ogni occasione Enea cercava di parlagli ottenendo solamente occhiate gelide. Quando suonò l'intervallo, Lorenzo praticamente gli sgusciò dalle mani e si trovò a inseguirlo lungo i corridoi, cercando di non urtare troppa gente. Soprattutto sperando di non dare troppo nell'occhio.
La giornata era splendida, Lorenzo prese la via del cortile e l'amico lo perse di vista. Con lo sguardo cercò in lungo e in largo, fino a quando non gli venne in mente lo spazio libero dietro la palestra. Vi si diresse e, come aveva immaginato, lo trovò lì.
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La solitudine delle Ombre
ParanormalUn'ombra che infesta le strade di Genova è pronta a versare sangue, vuole riavere quello che gli è stato portato via. Ed è sulla gola di Lorenzo che si stringono le sue morte dita di spettro. Lorenzo, che si ritrova addosso il segno di peccati comme...