Era andato tutto bene, ma la cosa non sembrava essere completamente convincente per Lorenzo.
Dopo il furto nella facoltà di archeologia, dovevano vedersi con Marco a casa di Lorenzo e lo stavano aspettando lì già da mezz'ora, la scatola di metallo contenente le ossa sul tavolo.
"Non credi sia andato tutto fin troppo bene?" Il biondo, fissando con apprensione il contenitore, si decise a parlare. Gli sembrava che tutto fosse stato decisamente troppo facile, senza nessun intoppo, neppure il più piccolo contrattempo. Scuotendo le spalle l'amico annuì, anche lui scuro in volto.
Verso le sei di sera erano entrati in facoltà, alcuni minuti dopo Marco. L'universitario si era diretto agli uffici del custode, aveva bussato e l'uomo, che lo conosceva, gli aveva aperto senza nessun problema. Si era rifiutato di dire loro il motivo per cui non avrebbe trovato strana quella visita, avevano insistito, dicendo che la cosa non era molto normale ma, alla fine, avevano dovuto fidarsi. Marco si era rifiutato di dire loro il perché, assicurandoli che non era la prima volta che andava in quella guardiola ma che, anzi, era un visitatore abituale.
Alla fine, una volta nell'edificio si erano diretti, seguendo le indicazioni e la piantina che avevano studiato, al magazzino senza incontrare nessuno lungo il percorso. Sudando abbondantemente, sia per i doppi strati di vestiti che per l'agitazione avevano evitato il più possibile le telecamere. Entrare fu facile, nessun imprevisto li rallentò: i tempi scanditi dai reciproci squilli erano stati perfetti.
Avevano infilato la scatola in uno zaino e si erano diretti in bagno, cambiandosi gli abiti ed erano usciti in momenti diversi. Anche se si erano mossi separatamente erano arrivati lì, a casa di Lorenzo, quasi nello stesso momento. Ora mancava solo Marco, che però non osavano chiamare nonostante l'apprensione.
Inoltre i ragazzi temevano che il fantasma si manifestasse, creando problemi e vanificando, magari, il loro piano. Non sapevano il come, ma erano certi che più tempo aspettavano, più era probabile, a rigor di logica, qualche intoppo.
"Ascolta, Lore... e se gli diamo fuoco senza Marco?"
"No." La testa dell'altro si scosse con decisione. "L'esorcismo lo sa lui ed è una parte essenziale. O sai leggerlo anche tu, bene come lui, il latino?" Disse con un'occhiata scettica. "Io mi inciampo a ogni parola e tu anche, non credo sia il caso. Lui invece lo hai sentito: lo legge che è un piacere..."
"Allora aspettiamo." Ma il nervosismo era palese nella sua voce. Passò un altro quarto d'ora prima che suonasse il campanello e Lorenzo saltò verso il citofono come una molla, aprendo dopo pochissimi istanti portone e porta, sentendo il suono dei passi di corsa giungere fino a loro.
Marco, trafelato, entrò e si appoggiò alla porta.
"Scusate." Ansimò, cercando di prendere fiato. "Ho fatto la strada di corsa. Dovevo finire con Andrea prima di venire qua."
"Andrea?" Lorenzo chiese, senza capire.
"Il custode." I due si scambiarono uno sguardo perplesso, ma non era quello il momento per indagare. Ci vollero alcuni minuti di preparazione, in cui il ragazzo estrasse dalla borsa un libro intitolato Rituale Romanum, una bottiglia di diavolina liquida e un piccolo sacchetto di stoffa.
"Bene, le ossa sono nella scatola di metallo, quella di compensato non sarebbe andata bene, un problema in meno." Disse, come tra sé, osservando quello che aveva davanti. "Enea, mettila per terra e mettici sopra la roba nel sacchetto."
Il ragazzo annuì, facendo come gli era stato detto però, nell'infilare la mano nel contenitore di stoffa guardò l'universitario, curioso.
"Cos'è questa roba qua? Ha uno strano odore, come di chiesa."
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La solitudine delle Ombre
ParanormalUn'ombra che infesta le strade di Genova è pronta a versare sangue, vuole riavere quello che gli è stato portato via. Ed è sulla gola di Lorenzo che si stringono le sue morte dita di spettro. Lorenzo, che si ritrova addosso il segno di peccati comme...