Altri cinque minuti

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DAY 1: CUDDLING


Nella penombra della stanza da letto di Kyojuro Rengoku – direttore di una delle più grandi aziende di energia a carbone di tutto il Giappone –, flebilmente illuminata dai primi raggi di sole che attraversano quasi dispettosi i fori della persiana avvolgibile, lui e il suo segretario Hakuji Akaza erano intenti a godere l'uno dell'altro. Non erano rare le volte in cui l'uomo dagli inusuali capelli rosa come i fiori di ciliegio restava a dormire a casa del suo superiore, che frequentava in segreto ormai da diversi mesi, così come non lo erano i loro risvegli focosi che finivano sempre con il farli crogiolare tra le lenzuola sfatte, proprio come quella mattina.

Kyojuro era stato il primo a svegliarsi, abbandonando del tutto il mondo dei sogni solo per restare fermo a guardare Hakuji disteso al suo fianco. Lo osservò in silenzio, soffermando lo sguardo sulle lunghe ciglia nere che sfioravano leggere le guance, sul naso lievemente all'insù e sulle labbra piene e schiuse. Erano ancora gonfie per tutti i baci che si erano scambiati la sera prima, cosa che le rendeva ancora più attraenti, proprio come ciliegie mature. Avvertì il forte desiderio di impossessarsene nuovamente, di passarvi sopra la lingua e di succhiarle con dedizione. Facendo attenzione a non svegliare il suo segretario, si allungò e gli diede un bacio lieve, a fior di labbra, indugiando alcuni istanti solo per bearsi della morbidezza e del calore di quella bocca invitante. Tuttavia, quando si ritrasse, si ritrovò lo sguardo azzurro e penetrante di Hakuji puntato contro – ancora assonnato e non del tutto lucido –, fallendo miseramente nel suo intento.

«Buongiorno.» Biascicò Akaza, prima di sbadigliare sonoramente e stiracchiarsi come un gatto.

«Buongiorno a te.» Sussurrò Rengoku, sorridendo di fronte al verso e alle movenze sinuose di quel corpo attraente.

Le lenzuola scivolarono appena, scoprendo il petto nudo di Hakuji decorato dal grande tatuaggio che gli ricopriva anche braccia e schiena. Kyojuro spostò la sua attenzione sui capezzoli rosei che svettavano tra quelle linee nere, come se il suo sguardo fosse stato attratto da una calamita, e si lasciò sfuggire un sospiro sommesso. Tutto, nel suo segretario, lo eccitava, ma doveva ammettere di avere un debole per i suoi pettorali scolpiti e adornati da quel disegno lineare. Quasi senza accorgersene, allungò una mano e poggiò il palmo sullo sterno di Akaza, seguì il tratto scuro del tatuaggio fino al collo e ne disegnò i bordi con la punta delle dita, per poi scendere in una carezza lenta fino all'avambraccio.

Hakuji lo guardava assorto, rapito dalle movenze di quella mano grande e forte che gli stava procurando un immenso piacere solo sfiorandolo. Il ricordo di quelle dita affondate dentro di sé la sera precedente lo fece gemere flebilmente, mentre sentiva già il suo membro svettare tra le gambe e sfiorare il lenzuolo che si era raccolto sul suo inguine. Kyojuro continuò ad accarezzarlo lascivamente, soffermandosi volutamente sui capezzoli turgidi per pizzicarli appena e per stringere tra i polpastrelli i pettorali sodi, disegnando scie immaginarie sul suo ventre piatto come a voler aggiungere delle linee invisibili a quelle nere del tatuaggio.

Akaza sospirò e si lasciò vezzeggiare senza proferire parola, concentrato sui brividi che quei gesti gli stavano facendo scorrere lungo la colonna vertebrale. Quando capì che quelle carezze non erano abbastanza, che voleva di più, allungò a sua volta una mano verso Rengoku e gli sfiorò il viso, passando i polpastrelli sulle labbra piene, sulle guance calde, sulla mascella pronunciata ma priva del minimo accenno di barba. Portò le dita tra quei capelli biondi e indomabili, accarezzandogli la nuca per un lungo istante – cosa che provocò dei brividi piacevoli al direttore – prima di afferrarla saldamente per tirarselo contro e baciarlo con trasporto. Si scambiarono un bacio irruento, dettato dall'eccitazione che cresceva sempre più dentro di loro e dalla voglia di possedersi ancora una volta.

Fu Akaza a fare la prima mossa, spingendo Kyojuro contro il materasso per poi sedersi a cavalcioni sul suo bacino, facendo così scontrare le sue natiche contro il membro eretto dell'altro. Quel contatto strappò un ansito gutturale ad entrambi, portandoli ad un livello di eccitazione senza eguali. Senza indugio, il segretario posò entrambi i palmi sul petto ampio e scolpito da anni di allenamenti nel Kendō del suo direttore e iniziò a far oscillare i fianchi. Rengoku si leccò le labbra e puntò lo sguardo in quello languido dell'altro, beandosi della visione che si stagliava sopra di lui: Hakuji era bello, di una bellezza quasi eterea. Era forte, muscoloso, ma dai tratti delicati e dalle movenze sinuose. Sembrava non appartenere a quel mondo, e vederlo eccitato, con le goti lievemente arrossate e le labbra gonfie, era una cosa che lo mandava direttamente all'altro mondo.

Kyojuro gli afferrò saldamente i fianchi con entrambe le mani e lo aiutò a muoversi sopra il suo inguine, alzando il bacino per far sì che la sua erezione potesse scontrarsi meglio contro quei glutei che lo stavano facendo impazzire. Akaza si lasciò guidare dalle mani forti del suo superiore – gemendo oscenamente ogni volta che sentiva la punta del suo sesso umido di umori sfiorargli l'apertura – finché non decise di volerlo sentire sprofondare dentro di sé. Portò la mano lì dove i loro corpi entravano in contatto, agguantò il sesso pulsante di Rengoku, lo indirizzò verso l'anello di muscoli nascosto tra le natiche e si impalò da solo, calandosi su di lui fino ad accoglierlo per intero.

Hakuji non gli diede nemmeno il tempo di ansimare per il piacere immenso che quella penetrazione gli aveva procurato; iniziò a muoversi sin da subito con ritmo cadenzato, inseguendo l'urgenza dell'orgasmo che sentiva scorrere nelle vene come lava infuocata. Era troppo eccitato per lasciarsi prendere con dolcezza e la cosa non dispiaceva Rengoku che, con altrettanta irruenza, lo aiutava a cavalcarlo con le mani sui fianchi, spingendolo verso il suo bacino che scattava in alto per affondare ancora di più dentro le sue pareti calde e strette.

Akaza si inarcava ogni volta che avvertiva la punta del membro di Kyojuro colpire senza sosta la sua prostata, cosa che lo stimolava senza sentire il bisogno di darsi piacere da solo, con le mani. Era appagante sentirsi pieno di quell'uomo che aveva amato sin dal primo istante in cui aveva posato il suo sguardo su di lui e sentiva che non ne avrebbe mai avuto abbastanza. Un colpo di reni più irruento e ben assestato lo fece tendere come la corda di un arco e ansimare senza ritegno: venne prepotentemente in quell'esatto momento, macchiando il petto dell'altro con il suo seme perlaceo.

Rengoku si spinse dentro di lui ancora una volta prima di raggiungere a sua volta l'orgasmo, riversando tutto il suo piacere tra quelle pareti pulsanti che lo accoglievano alla perfezione. Un lungo gemito di appagamento si levò dalla cassa toracica di entrambi e il piacere li travolse come un treno in corsa, scuotendoli da capo a piedi, annichilendo i loro sensi e lasciandogli dentro una sensazione di formicolante appagamento. Era stato un amplesso frettoloso, dettato dalla passione irruenta, ma intenso e totalizzante.

Il segretario si accasciò sul petto ansante del suo amante, incurante del sudore e dello sperma che l'avrebbe sporcato. Passò le braccia sotto il busto di Kyojuro e lo strinse in un abbraccio mentre si lasciava cullare dal battito ancora irregolare del suo cuore che martellava contro il petto, lì dove aveva poggiato la testa. Rengoku ricambiò quell'abbraccio, passando i palmi delle mani lungo la schiena di Hakuji, accarezzandogli pigramente i muscoli ancora attraversati dai brividi, fino ad arrivare a sfiorargli la nuca con le dita. Era rilassante passare i polpastrelli all'attaccatura dei suoi capelli rosa ciliegio. Akaza si accoccolò meglio su di lui, godendosi quelle coccole post-sesso, depositando dei baci lievi sui pettorali e sullo sterno dell'altro uomo e strusciandosi su di lui proprio come un gatto in cerca di attenzioni.

«Hakuji, arriveremo tardi a lavoro, di questo passo.» Disse Kyojuro, ridacchiando di fronte al comportamento del suo segretario.

«Che importa? Tanto sei il capo, ti puoi permettere di arrivare in azienda a qualsiasi orario.» Rispose Akaza sollevando il viso dal petto dell'altro per guardarlo negli occhi con un cipiglio contrariato.

«Ma tu no. Lo sai che potrei farti fare un giorno intero di straordinari per quante volte sei arrivato tardi in ufficio?» Chiese il direttore con il sorriso sulle labbra, mentre gli sfiorava una guancia.

«Altri cinque minuti. Mi piace stare così.» Mormorò Hakuji, ignorando totalmente le parole dell'altro e appoggiandosi contro il palmo caldo che lo accarezzava, con gli occhi chiusi per godersi meglio quel contatto tanto intimo.

«E va bene, altri cinque minuti.» Gli concesse Rengoku, suggellando quel loro piccolo accordo con un bacio intenso e passionale.

Fall in love with you || Kimetsu no Yaiba/Demon SlayerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora