Dillo che, in realtà, vuoi approfittarti di me

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ATTENZIONE: in questo capitolo Akaza è fortemente OOC


DAY 4: SICKNESS/ILLNESS


Un'altra estenuante giornata lavorativa stava per iniziare, e mentre Rengoku guidava per raggiungere l'ufficio, già pensava a tutte le cose che avrebbe dovuto fare e alla vasta mole di incarichi da assegnare al suo segretario. Sapeva che Akaza non ne sarebbe stato per niente contento, ma che avrebbe portato a termine il suo lavoro velocemente e in maniera impeccabile. Quell'uomo era davvero qualificato per il ruolo che ricopriva all'interno dell'azienda ormai da diverso tempo.

Quando raggiunse la sede centrale e prese l'ascensore per arrivare con più facilità al piano in cui si trovava il suo ufficio, rimase sorpreso nel trovare la postazione di Hakuji vuota. La sera prima non si erano visti e, solitamente, quando non passavano la notte insieme l'altro arrivava sempre con largo anticipo, facendosi trovare davanti al computer acceso e pronto a iniziare a lavorare. Kyojuro aggrottò le folte sopracciglia e guardò l'orologio che portava al polso, constatando che fosse troppo tardi per essere semplicemente in ritardo.

Afferrò lo smartphone che aveva in tasca, cercò il numero di telefono di Akaza e fece partire la chiamata, curioso di sapere cosa fosse successo. Gli squilli si susseguirono uno dietro l'altro, senza ricevere alcuna risposta, finché non partì la voce registrata della segreteria telefonica. Rengoku fissò lo schermo del suo smartphone per un lungo momento, interdetto e indeciso se provare a richiamare l'altro o meno. Fece partire un'altra telefonata – che si concluse allo stesso identico modo della precedente –, prima di varcare velocemente la soglia del proprio studio e premere il tasto di comunicazione con l'ufficio del personale.

«Kyojuro, hai bisogno di qualcosa?»

«Tengen, hai mica notizie del signor Akaza? Doveva presentarsi in ufficio ormai mezz'ora fa, ma non è ancora arrivato.» Disse Rengoku cercando di non sembrare troppo preoccupato, parlando con quello che definiva come un secondo fratello e che si occupava proprio della gestione di tutto il personale presente all'interno dell'azienda.

«Intendi il tuo segretario? No, non l'ho sentito. Hai provato a contattarlo tu?»

«Sì, ma non risponde. Non è da lui, forse è meglio che vada a controllare di persona.» Constatò mentre arrotolava il filo della cornetta tra le dita. «Avvisa tutti gli altri che oggi non sarò presente in ufficio e chiedi a mio fratello Sejuro di prendere il mio posto come vice direttore.»

«Non sarai un po' troppo precipitoso? Magari è semplicemente imbottigliato nel traffico, nulla di cui preoccuparsi troppo.» Rispose l'uomo dall'altra parte del ricevitore, quasi con tono piccato.

«Uzui, fai solo ciò che ti ho detto.»

Kyojuro chiuse la conversazione sbattendo con forza la cornetta contro il telefono. Hakuji non poteva essere imbottigliato nel traffico perché si spostava in moto e lui aveva tutte le buone ragioni del mondo per preoccuparsi. Certo, il suo essere in ansia per un semplice dipendente poteva passare come una cosa esagerata, ma nessuno sapeva del tipo di relazione che c'era tra di loro e dei sentimenti che provava per quell'uomo dai capelli rosa come i fiori di ciliegio che l'aveva letteralmente stregato.

Senza indugiare oltre, prese le chiavi della sua Audi RS e la raggiunse nel giro di pochi minuti. Mise in moto e sfrecciò velocemente per la città, andando in direzione dell'appartamento di Akaza per iniziare a cercarlo proprio lì. Arrivò in pochissimo tempo, e quando vide che la Harley Davidson dell'altro era parcheggiata proprio di fronte al palazzo in cui era ubicata casa sua, si trovò a tirare un sospiro di sollievo. Non negava di aver immaginato scenari al limite del catastrofico, preoccupato per l'assenza improvvisa di Hakuji e per la mancata risposta alle sue telefonate. Solitamente il segretario lo avvisava sempre, quando non erano insieme e capitavano degli imprevisti che lo avrebbero fatto arrivare tardi al lavoro.

Kyojuro si presentò di fronte la porta dell'appartamento e suonò il campanello svariate volte, senza ricevere risposta. Guardò la superficie lignea con le sopracciglia aggrottate, non sapendo più cosa pensare. Che fosse uscito a piedi? Per andare dove, senza aver prima avvisato che non si sarebbe presentato al lavoro? Rengoku era già pronto ad andarsene e provare a trovare Akaza da qualche altra parte, quando un tonfo sordo e un lamento arrivarono ovattati alle sue orecchie, proprio dall'interno della casa. Si allarmò e decise di usare la chiave di riserva – che sapeva essere posta sotto lo zerbino – per entrare e controllare cosa fosse successo.

Varcò la soglia dell'appartamento, chiamò a gran voce il suo segretario e, sentendolo rispondere dalla camera da letto, si precipitò lì senza esitazione. Lo trovò accasciato contro il pavimento, aggrovigliato tra le coperte sfatte e bianco come un lenzuolo. Kyojuro gli si avvicinò preoccupato e lo aiutò a mettersi a sedere sul materasso, prendendolo da sotto le braccia e controllando che non si fosse fatto male. Era bollente e tossiva senza sosta.

«Kyojuro, cosa ci fai qui?» Chiese Akaza con voce flebile e rauca, rintanandosi sotto le lenzuola per il freddo.

«Cosa vuol dire cosa ci faccio qui? Stamattina non ti sei presentato in ufficio, ho provato a mettermi in contatto con te svariate volte e mi sono preoccupato.» Ammise Rengoku, mentre posava una mano sulla fronte dell'altro per controllargli la temperatura. «Scotti. Dove tieni il termometro?»

«Nel mobiletto del bagno.»

Kyojuro andò dritto verso il mobile indicato dal suo segretario e afferrò direttamente tutto il kit di primo soccorso che vi trovò all'interno. Tornò nella stanza da letto, si mise a sedere sul materasso, frugò all'interno della piccola valigetta e ne estrasse un termometro elettronico. Lo accese, lo mise sotto l'ascella di Hakuji e aspettò di sentire il suono che annunciava il rilevamento della temperatura.

«Mi dispiace di averti fatto preoccupare.» Disse Akaza mentre lo osservava con occhi lucidi. «Ho provato ad avvisare che stavo poco bene e che non sarei venuto al lavoro, ma ho lasciato il telefono sul tavolo della cucina e non riuscivo ad alzarmi dal letto.» Ammise, infine.

«Non ti preoccupare. L'importante è che non è successo niente di grave.» Rispose Rengoku mentre controllava il termometro. «Piuttosto, come ti sei ridotto con la febbre a trentanove?» Chiese cominciando a cercare nel kit qualcosa per far abbassare quella temperatura decisamente troppo alta.

«Ero in moto quando, ieri sera, ha iniziato a diluviare. Ho fatto letteralmente il bagno e sono tornato a casa zuppo come un pulcino, prendendo freddo strada facendo.» Tossì Akaza.

Kyojuro scosse la testa, sorridendo appena, e applicò un cerotto refrigerante dritto sulla fronte dell'altro, facendolo sussultare. Tirò via le lenzuola – cosa che fece rabbrividire e mugugnare di protesta Hakuji – e cominciò a spogliarlo per cambiargli i vestiti ormai zuppi di sudore e applicare bende umide su braccia e gambe.

«Ho freddo.» Protestò Akaza.

«Dammi il tempo di cercare degli abiti puliti e ti aiuto a vestirti di nuovo. Intanto vediamo se la temperatura scende un po' con questi impacchi.»

«Dillo che, in realtà, vuoi approfittarti di me.» Disse di punto in bianco, mettendo su un sorriso sbilenco e tirandosi sui gomiti per guardare Rengoku mentre si apprestava a sfilargli i pantaloni.

Kyojuro lo fissò per un lungo attimo, le sopracciglia aggrottate e gli occhi sgranati. Poi scosse la testa con enfasi e continuò a spogliarlo come se nulla fosse.

«Sei impossibile, Hakuji. Persino in un momento del genere pensi al sesso

«Che male c'è?» Chiese con finta aria innocente. «E poi, sudare non è una delle cose che fa scendere la febbre? Io dico che con un po' di sana attività fisica starò subito meglio.»

Rengoku continuò a fissarlo in assoluto silenzio. Poi allungò una mano fino a poggiare il palmo sul ventre scolpito di Akaza, facendolo sussultare per quel contatto improvviso. Lo accarezzo lentamente, risalendo lungo la linea centrale del tatuaggio, arrivando fino allo sterno e causandogli parecchi brividi che gli arricciarono appena la pelle bollente. L'uomo dai capelli rosa come fiori di ciliegio già esultava e cantava vittoria internamente, quando Kyojuro lo spiazzò spingendolo contro il materasso e tirandogli le coperte fin sotto al mento.

«Stai buono qui. Vado a prendere dell'acqua e a prepararti qualcosa di caldo. Hai bisogno di reidratarti.» Disse Rengoku alzandosi e depositandogli un lieve bacio a fior di labbra.

Si diresse verso la cucina, lasciando Hakuji confuso e contrariato disteso sotto le coperte, e si mise all'opera per preparare un porridge che lo facesse stare meglio. Quando finì e tornò verso la stanza da letto, trovò Akaza imbronciato come il più infantile dei bambini.

«Sei cattivo, signor Rengoku. Prima mi illudi facendomi già pregustare una sana sessione di sesso e poi mi prepari quella pappetta molle e informe. Non la voglio e non la mangerò nemmeno sotto tortura.» Mugugnò Hakuji con sguardo sempre più lucido.

Kyojuro si ritrovò a sorridere di fronte a quel comportamento dettato dalla febbre alta e gli si sedette nuovamente vicino. Provò a farlo mettere a sedere per dargli il porridge, ma l'altro non ne voleva proprio sapere, rifiutandosi categoricamente di mettersi eretto. Doveva trovare un modo per farlo mangiare almeno un po', così da potergli poi somministrare una pasticca di paracetamolo.

«Hakuji, devi mangiare e bere molto, così che tu possa stare meglio al più presto.» Provò a persuaderlo con tono dolce.

«Non la voglio, quella zuppetta.»

Rengoku lo fissò non sapendo esattamente cosa fare: in quel momento gli sembrava davvero di avere a che fare con un bambino di due anni. Sospirò appena e decise di stare al gioco dell'altro, dandogli quello che voleva. Se quello era l'unico modo per rimetterlo in sesto, allora non aveva altra scelta.

«Nemmeno se ti imbocco io?»

«No.»

«E se dopo che ti imbocco ti do un bacio?»

«Forse potrei pensarci.»

«Facciamo così: se finisci tutto il porridge, ti do esattamente tutto ciò che vuoi

«Davvero?! Lo prometti?»

«Giuro

E così Akaza si tirò a sedere, uscendo da sotto le coperte come una tartaruga che tira fuori la testa dal suo guscio, con lentezza per via della mancanza di forze. Prese la ciotola che Rengoku teneva tra le mani e iniziò a mangiare senza più protestare. Il direttore sorrise vittorioso e lo guardò mandare giù il porridge un cucchiaio alla volta. Quando ebbe finito, gli porse un bicchiere ricolmo d'acqua e gli depositò sul palmo della mano la pasticca di paracetamolo. Hakuji la fissò per un attimo, poi la mandò giù bevendo a grandi sorsi. Gli sembrava di non toccare acqua da un'eternità, tanto era secca la sua gola.

«Bene, adesso farai ciò che voglio, giusto?» Chiese Akaza con la voce meno rauca e il sorriso sulle labbra.

«Te l'ho promesso.» Rispose Kyojuro, altrettanto sorridente.

«Allora, fammi tuo

Rengoku si avvicinò al viso di Hakuji senza proferire parola e lo baciò sulle labbra, trovandole dolci per via del miele che aveva aggiunto nel porridge per lenire un po' la tosse che, ogni tanto, scuoteva l'altro da capo a piedi. Lo fece distendere nuovamente contro il materasso, piegandosi su di lui e sovrastandolo col proprio corpo, cercando di non pesargli troppo addosso. Le braccia di Akaza gli circondarono il collo e il bacio si fece presto più esigente. Si privò velocemente del completo da lavoro che indossava, restando rapidamente solo con l'intimo. Hakuji provò a sfilargli via anche quello, ma i suoi movimenti erano lenti e impacciati. Si sentiva così pesante, come se la gravità che lo teneva incollato al letto lo stesse schiacciando con più forza.

Lasciò perdere il suo intento e si dedicò ad accarezzare lentamente i pettorali guizzanti del suo superiore, ad intrecciare le dita con le ciocche bionde e ribelli che gli solleticavano il viso e il petto quando Kyojuro scendeva a baciargli le guance o lo sterno. Hakuji smise presto di sentire freddo per via del busto scoperto. Quelle attenzioni lo stavano scaldando più di quanto già non stesse facendo la febbre alta. Si beò delle attenzioni che l'altro gli stava riservando con così tanta accortezza, sospirando di tanto in tanto. Rengoku lo baciò e vezzeggiò per minuti interi, senza fretta, per il semplice gusto di donargli piacere.

Quando poi sentì Akaza tirargli appena i capelli, come a incitarlo ad andare avanti, si spostò da sopra il suo corpo per stendersi di fianco a lui, direttamente sotto le coperte. Gli sembrò di essere entrato dentro una fornace, tanto era il calore che proveniva dal corpo sudato di Hakuji. Lo fece girare di spalle, in modo che la sua schiena poggiasse contro il petto, e lo circondò con le braccia. Continuò ad accarezzargli il petto e il ventre teso, sentendolo fremere sotto i polpastrelli. Gli depositò dei baci lievi contro la nuca, tra le scapole e le spalle, seguendo il disegno nero del tatuaggio e facendolo gemere appena.

Con le mani, arrivò fino all'elastico dell'intimo che indossava e glielo abbassò fino a metà coscia, scoprendo l'erezione che trovò svettante e umida. L'afferrò saldamente e iniziò a massaggiarla con lenti e circolari movimenti di polso, strappandogli ansiti sommessi ogni volta che sfiorava con il pollice la punta abbondantemente bagnata.

«Kyojuro, ti prego.» Sussurrò Akaza, con voce lamentosa.

L'uomo dai capelli biondi si limitò a baciargli la testa, senza rispondere a quella supplica. Era vero, aveva promesso di fare tutto ciò che il suo attraente segretario avesse chiesto, ma non era sua intenzione arrivare fino in fondo. Hakuji stava ancora troppo male e non voleva farlo debilitare ulteriormente. Così, abbassandosi a sua volta l'intimo, si limitò a strusciare il proprio membro tra i glutei sodi dell'altro, spingendo i fianchi e simulando un amplesso. Continuando a masturbarlo, Rengoku si spinse tra le cosce chiuse di Akaza, facendo scontrare la punta del proprio sesso contro i suoi testicoli.

Hakuji si tese e arcuò come la corda di un arco pronta a scoccare la freccia, gemendo per quella stimolazione che non aveva mai provato prima di allora. Certo, non poteva essere paragonata alla penetrazione che aveva richiesto, ma in quel momento era troppo ebbro di piacere e destabilizzato dalla febbre per farci caso. Stava godendo, non importava più come o in che modo. Venne nel giro di pochi secondi, sporcando le lenzuola col suo seme e gemendo appagato. Kyojuro continuò a spingersi tra le sue gambe, tenendolo stretto al petto e sentendolo tremare per gli ultimi spasmi dovuti all'orgasmo. Il calore dei loro corpi uniti li aveva fatti sudare tantissimo e le cosce di Akaza erano diventate così scivolose da portarlo velocemente verso le più alte vette del piacere. Lo raggiunse dopo pochi colpi di reni, venendo copiosamente tra le sue gambe toniche e macchiando anche lui le lenzuola ormai sporche di sperma e sudore.

Hakuji collassò subito dopo, sprofondando in un sonno profondo che lo avrebbe sicuramente fatto stare bene al suo risveglio. Rengoku si dedicò a ripulire entrambi, passando un panno umido sul corpo muscoloso del suo segretario, raccogliendo ogni singola goccia di seme e sudore. Gli cambiò il cerotto refrigerante che aveva precedentemente adagiato sulla fronte, gli fece indossare dei vestiti leggeri in modo che il calore corporeo potesse disperdersi con più facilità e gli rimboccò le coperte. Rimase con lui finché il termometro non segnò che la sua temperatura era scesa fino a rientrare nei normali valori, cambiandogli gli impacchi ogni volta che li sentiva diventare troppo caldi e svegliandolo di tanto in tanto per farlo bere o somministrargli un'altra pasticca di paracetamolo.

Si prese cura del suo uomo come mai aveva fatto prima in vita sua, con nessun altro. Ci teneva a lui in una maniera che non avrebbe saputo spiegare a parole, ma che poteva dimostrare solamente con quei gesti pieni di significato.

Fall in love with you || Kimetsu no Yaiba/Demon SlayerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora