Dovevi essere proprio uno spettacolo

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Precisazioni:

1- Prima che me lo facciate notare, so che lap dance e pole dance sono due cose diverse, ma dalle ricerche che ho fatto è emerso che sono simili oltre che sinonimi l'una dell'altra. Cambia solo il fatto che la prima viene praticata a scopo ludico ed erotico, mentre la seconda è una vera e propria disciplina sportiva.

"La pole dance è un misto di ginnastica e danza con la pertica. Sinonimo da anni di lap dance, si differenzia invece profondamente da essa in quanto, mentre quest'ultima nasce come spettacolo ludico e d'intrattenimento, la pole dance è un'attività sportiva a tutti gli effetti. [...] L'unica correlazione tra pole dance e lap dance a livello evoluzionistico per questo sport potrebbe essere di tipo indiretto, dall'osservazione dello sport circense e constatando che di fatto per eseguire le figure si necessita di un certo contatto ovvero grip, al palo, che ottiene solo con la pelle a diretto contatto con il palo, questo può aver portato allo sviluppo della lap dance." (Fonte: Wikipedia)

Continuo nelle note a conclusione della storia.




DAY 7: POLE DANCE


Hakuji fissava Kyojuro in silenzio, appoggiato contro lo stipite del grande salone in cui l'altro si stava allenando con la shinai, contemplando ogni suo movimento. Lo trovava stupendo persino nascosto dal kendōgu: era forte, deciso, virile e preciso in ogni mossa; e poi trovava che l'hakama gli calzasse a pennello, dandogli quel tocco in più. Era la prima volta che lo vedeva allenarsi nel Kendō e, pur non conoscendone bene i fondamenti, si ritrovò a pensare che fosse davvero il migliore tra tutti i presenti che si stavano esercitando insieme a lui.

Aspettò che la sessione di allenamento finisse, prima di avvicinarsi a Rengoku con un grande sorriso sulle labbra. Era davvero felice di essere andato lì con lui, quel giorno. Vedere come Kyojuro passasse il tempo libero, quale fosse la sua quotidianità all'infuori del lavoro, lo faceva sentire ancora di più parte della sua vita. Mentre attraversava il dojo a grandi passi, lo vide sfilare il men dalla testa, portarlo sotto al braccio, sorridere di rimando e andargli incontro.

«Spero tu non ti sia annoiato troppo.» Disse Rengoku quando gli fu a pochi centimetri di distanza.

«Al contrario! È stato davvero interessante e istruttivo. Per non parlare del fatto che sei praticamente il migliore del corso.» Rispose con enfasi Hakuji. «È stata una vera gioia per gli occhi, osservarti mentre ti alleni.» Concluse ammiccando, accarezzandogli per intero il corpo con lo sguardo fino a soffermarsi su un punto ben preciso dell'hakama.

«Sei sempre il solito pervertito. Non pensi davvero ad altro, Hakuji.» Ridacchiò Kyojuro, portando una mano a scompigliargli i capelli dal taglio sbarazzino.

Akaza era lì per lì dal controbattere, dal rispondergli di andarsi a cambiare velocemente per poter andare verso uno dei loro appartamenti e dimostrargli quanto avesse ragione, quanto lo desiderasse a ogni ora del giorno e della notte, ma venne bloccato da una voce che non sentiva ormai da anni e che gli fece sgranare gli occhi dalla sorpresa.

«Akaza

Il segretario si girò di scatto, trovandosi davanti un uomo dai capelli platino e gli occhi dall'insolita colorazione cangiante.

«Douma

«Oh, ma allora sei davvero tu e ti ricordi ancora di me! Non ci vediamo dai tempi del "Le Dodici Lune" e pensavo non mi avresti riconosciuto.» Disse Douma con entusiasmo, nascondendo il sorriso furbo dietro a un ventaglio colorato. «Come te la passi, ex terza luna crescente

Hakuji non ebbe il tempo di realizzare quanto quell'incontro potesse essere pericoloso – soprattutto per il fatto che non aveva ancora deciso di parlare a Kyojuro del suo passato burrascoso – e nemmeno quello di mettere a tacere l'altro uomo prima che potesse parlare di cose sconvenienti. Sentì lo sguardo curioso del suo superiore perforargli la nuca, quasi fosse una lama incandescente.

«"Le Dodici Lune", il night club gay più famoso di tutta la prefettura?» Chiese Rengoku.

«Proprio quello.» Rispose Douma prima di puntare gli occhi sul viso del suo nuovo interlocutore. «Oh, mi perdoni, ero tutto preso dal mio vecchio pupillo e non mi sono accorto che fosse in compagnia.»

«Cosa ci fai qui?» Domandò Akaza prima che Kyojuro potesse fare altre domande al suo vecchio collega e mentore. Voleva essere lui a parlargli di quel periodo, del lavoro che svolgeva all'interno del night.

«Sono venuto a prendere il buon vecchio istruttore Tsugikuni per andare a pranzare insieme.»

A sentire quell'altro nome, Hakuji sbiancò. Doveva essere proprio il suo giorno sfortunato; incontrare ben due ex colleghi di lavoro nello stesso luogo, dopo tutti quegli anni. Qualcuno, dai piani alti, doveva avercela con lui. Era la sua punizione divina per non aver ancora raccontato nulla a quello che, ormai, poteva essere definito a tutti gli effetti il suo compagno.

«Hakuji, io vado a cambiarmi, così anche noi andiamo a pranzare da qualche parte.» Disse Kyojuro, distraendolo dai suoi pensieri. «Dopo mi spieghi cosa sta succedendo e chi è esattamente questo tizio che esce con il mio istruttore che, a quanto pare, anche tu conosci molto bene.» Gli sussurrò contro un orecchio, facendo in modo che Douma non lo potesse sentire.

Akaza lo vide allontanarsi verso gli spogliatoi con il solito sorriso sulle labbra e sospirò. La sua reazione di fronte a Douma e al nome di "Kokushibo" l'aveva tradito più di quanto già non avessero fatto le parole dell'uomo dai capelli di platino. Riportò la sua attenzione su Douma trovandolo sogghignante, con metà volto nascosto dal ventaglio sgargiante.

«Ma che ti salta in mente?! Non ci vediamo da anni e la prima cosa che fai è sbandierare ai quattro venti il nostro trascorso al night?» Gli chiese con tono accusatorio, puntandogli un dito contro il petto.

«È un piacere anche per me, rivederti. Io sto bene, grazie per avermelo chiesto. E tu?» Rispose Douma con ironia, ridacchiando e facendo irritare ancora di più Hakuji.

«Smettila di prendermi in giro. Non sei per niente divertente.»

«Chi era quello, il tuo fidanzato?» Se ne uscì di punto in bianco Douma, cambiando improvvisamente discorso, curioso di sapere chi fosse l'altra uomo.

«Non sono affari che ti riguardano.» Sbuffò Akaza, sempre più indispettito dall'atteggiamento del suo ex collega.

«Avanti, su, lo sai che al tuo vecchio amico e mentore puoi sempre raccontare tutto.»

Hakuji fissò Douma con un sopracciglio alzato, mentre lui aspettava pazientemente che continuasse a parlare e gli dicesse ciò che voleva sapere. Era sempre stato un pettegolo, anche ai tempi de "Le Dodici Lune", ma era anche vero che in lui aveva trovato, forse per la prima volta, quello che poteva essere definito un amico. Era stato l'unico a non odiarlo quando aveva iniziato a lavorare al night, a non sputargli veleno alle spalle dopo essere diventato velocemente il preferito del capo e di tutto il locale. Gli era stato vicino in diverse occasioni, anche quando si era ritrovato a toccare il fondo, prendendo poi la decisione di mollare tutto. Si erano allontanati solo perché lui aveva deciso di tagliare di netto ogni ponte che avesse potuto tenerlo ancorato a quel passato di cui non andava molto fiero.

«È il mio capo.» Rispose alla fine, distogliendo lo sguardo, senza andare troppo nel dettaglio.

«Mi sembrava che foste in atteggiamenti ben diversi da quelli che normalmente si addicono a un dipendente e al suo superiore.» Disse Douma, con fare pensieroso. «Ti chiama per nome, ti scompiglia i capelli e ti sussurra all'orecchio. Direi che siete parecchio in confidenza.» Constatò poi, sorridendo serafico nel leggere sul viso di Akaza una certa sfumatura di imbarazzo, capendo di aver colto nel segno.

Hakuji sbuffò contrariato, infastidito dalla perspicacia che aveva sempre contraddistinto Douma. Sin da quando l'aveva conosciuto, gli era risultato difficile nascondergli qualsiasi tipo di segreto. Era come se riuscisse a leggere e sondare l'anima degli altri, con il suo sguardo attento e particolare, come se fosse in grado di portarli a raccontare tutto quello che tenevano nascosto dentro.

«Ripeto, non sono affari che ti riguardano.» Rispose, cercando poi di cambiare discorso. «Piuttosto, tu cosa ci fai realmente qui? Da quello che ricordo, vivi praticamente dall'altra parte della città. Sei davvero venuto qua solo per pranzare con Kokushibo?»

«Scontroso e sospettoso come sempre, eh?» Disse Douma, ridacchiando di fronte all'occhiataccia che gli riservò l'altro uomo. «Sì, confermo che sono venuto a prendere Michikatsu per andare a mangiare insieme a lui. Ma non ho fatto tutta questa strada solo per questo motivo. Ho una palestra di pole dance proprio qui di fronte, io e Kokushibo ci diamo appuntamento ogni giorno per andare a pranzo fuori. Ormai sono diversi anni che questa nostra usanza va avanti.»

Hakuji rimase sorpreso, nel sentire quelle parole. Douma e Kokushibo erano, insieme a lui, due delle tre lune crescenti del night club. Pensava lavorassero ancora lì, dato che il locale continuava ad essere rinomato e conosciuto ovunque, invece anche loro avevano mollato tutto per dedicarsi a quelle che erano le loro vere passioni. Il sogno di Michikatsu – conosciuto dai frequentatori del night con il nome d'arte "Kokushibo" – era sempre stato quello di aprire un dojo di Kendō e, quando l'aveva conosciuto, gli aveva confessato di lavorare a "Le Dodici Lune" solo per riuscire a mettere da parte qualche soldo che lo aiutasse a realizzarlo quanto prima.

Douma, invece, era sempre stato un ottimo ballerino, innamorato soprattutto della lap dance. Era stato lui a insegnargli tutto, a partire proprio dalle basi per muoversi attorno al palo e sui cubi. L'aveva preso sotto la sua ala protettiva, portandolo presto alle stelle. Era il più bravo e il più sinuoso tra tutti; Hakuji non si stupì troppo nel sentirgli dire di aver aperto una palestra di pole dance.

«Le alleni tu, le nuove lune?» Gli chiese curioso, con un sorriso quasi nostalgico sulle labbra.

«Non so chi siano, ma se il nome del locale è ancora sulla bocca di tutti, allora vuol dire che parte di loro viene a seguire le mie lezioni.» Rispose Douma con orgoglio. «E tu, invece? Adesso che sai dove insegno, perché non vieni qualche volta alle mie lezioni? Ricordo quanto fossi bravo, sarebbe un peccato non sfruttare il tuo talento.»

«Douma, io non voglio più avere niente a che fare con il mio passato e-»

«Lui non lo sa, vero? Che lavoravi nel night e che sei stato uno tra i migliori ballerini, intendo.»

«No, non ancora. Lo so che sembra stupido, da parte mia, ma sto temporeggiando perché ho paura di cosa potrebbe pensare di me. Non voglio rovinare ciò che abbiamo creato in questi mesi per colpa di ciò che sono stato e che ho fatto in passato.» Ammise Akaza dopo un attimo di esitazione. Ormai l'altro aveva capito che non erano in semplici rapporti lavorativi, era inutile negare l'evidenza.

Douma lo guardò, capendo di averlo messo in una posizione scomoda con le sue chiacchiere su "Le Dodici Lune". Ma ormai il dado era stato tratto e c'era solo una cosa che avrebbe potuto fare per aiutare il suo vecchio collega a fare i conti con quel passato che faceva fatica ad accettare e a mettere in mostra agli occhi della persona a cui teneva di più. Tirò fuori dalla tasca della giacca colorata un paio di chiavi e le lanciò ad Hakuji.

«Sono sicuro che non hai niente da temere, se ti apri totalmente e gli racconti cosa hai passato.» Disse con convinzione. «Prendi queste chiavi, portalo nella mia palestra e fagli vedere tutto di te. Se il vostro rapporto è autentico, i segreti e le bugie lo faranno solo logorare lentamente dall'interno. Liberati di questo peso prima che sia troppo tardi.» Continuò mentre già si dirigeva verso Kokushibo che era appena uscito dagli spogliatoi. «Le lezioni riprendono solo alle tre e mezza del pomeriggio, avete tutto il tempo.»

Così dicendo, Douma lo lasciò lì, con quel mazzo di chiavi in mano e un'espressione sbigottita sul viso. Kyojuro lo raggiunse proprio in quel momento, vestito di tutto punto e pronto per uscire dal dojo. Akaza guardò ancora una volta le chiavi della palestra, indeciso sul da farsi: ascoltare Douma o aspettare? Alla fine, strinse il mazzo in un pugno e decise che non aveva più senso rimandare.

«Hai già deciso in quale locale andare a pranzare? Così non fosse, qui vicino c'è un ristorante che non è per niente male.» Disse Rengoku, mentre uscivano dalla grande struttura.

«Senti, Kyojuro, devo parlarti di una cosa, ma per farlo ho bisogno che mi segui fin dentro quella palestra.»

Il direttore fissò il suo segretario con un sopracciglio alzato, poi puntò lo sguardo sul caseggiato che gli stava indicando, posto proprio di fronte al dojo dove andava ad allenarsi. L'insegna "Scuola di pole dance" lo fece sospirare appena e riportare l'attenzione sull'uomo che aveva davanti.

«È qualcosa che ha a che fare col tizio di poco fa e con il night club "Le Dodici Lune"?» Chiese anche se era sicuro di conoscere già la risposta.

Hakuji annuì e si incamminò verso la palestra dopo che Rengoku aveva acconsentito a seguirlo. Usò le chiavi per accedere ai locali e dirigersi verso una delle stanze dove, solitamente, si tenevano le lezioni. Un grande salone pieno di pali, pertiche e specchi diede loro il benvenuto, facendo correre un brivido indistinto lungo la colonna vertebrale di Akaza. Si avvicinò a una delle aste metalliche, la sfiorò e subito i ricordi lo travolsero, facendolo rabbrividire appena.

Kyojuro lo seguì con lo sguardo, stando in silenzio e studiando i suoi movimenti. Non aveva alcuna intenzione di mettergli fretta o pressione; avrebbe atteso pazientemente, pronto ad ascoltare tutto quello che il suo Hakuji aveva da dirgli.

«Ho lavorato a "Le Dodici Lune" per un lungo periodo della mia vita.» Iniziò Akaza, senza voltarsi. «Ero giovane, arrabbiato con il mondo intero per aver perso le persone a me più care, voglioso di trasgressione e di guadagnare senza troppa fatica. Non avevo niente, quando mi sono presentato al night, e quel posto mi ha dato tutto: soldi, fama, divertimento.» Continuò mentre si girava per guardare Rengoku. «Sono diventato velocemente uno dei migliori ballerini di quel locale. Ho imparato a muovermi sul cubo e a fare la lap dance grazie a Douma, l'uomo che hai conosciuto prima, arrivando a superare quasi tutti gli altri dipendenti e guadagnandomi il loro astio. Solo lui e Kokushibo, il tuo attuale insegnante di Kendō, sembravano indifferenti alla mia rapida ascesa.»

«Perché non me ne hai mai parlato, in tutti questi mesi?» Chiese Kyojuro, con voce seria e sguardo fisso su Hakuji.

«Perché non vado molto fiero del mio passato e avevo paura di compromettere il nostro rapporto, se ti avessi fatto conoscere i miei trascorsi all'interno di quel locale.» Rispose Akaza con un sorriso amaro sulle labbra.

«Pensi che quello che abbiamo costruito in questo lungo periodo sia così fragile da venire distrutto da cose accadute anni fa? Credi che i miei sentimenti per te siano così deboli o che non siano veri?» Il tono di voce di Rengoku cambiò, sentendosi ferito dalle sue stesse supposizioni che sperava con tutto sé stesso non avessero fondamento. «Secondo te sono così superficiale da attaccarmi al fatto che fossi un ballerino di lap dance all'interno di un locale gay per mandare tutto a rotoli? È un lavoro come un altro.»

«Assolutamente no! Non ho mai dubitato di questo.» Si affrettò a rispondere Hakuji. «E non ho mai detto che il lavoro che facevo fosse il vero problema. Mi vergognavo di me stesso, di ciò che sono diventato in quel periodo.»

Kyojuro si ammutolì nuovamente, stupito dal peso di quelle parole. Credeva di conoscere bene il suo ammaliante segretario, uomo interessante e pieno di sorprese, ma solo in quel momento si rese conto di non sapere quasi nulla di lui, di ciò che era stato prima di assumerlo come segretario e di volerlo all'interno della sua vita come amante.

«Ballare quasi mi divertiva. Mi aiutava a liberarmi dei pensieri, dei problemi e a tenere la mente occupata, eppure non era abbastanza. Non appena finivo di esibirmi, tutto ritornava a travolgermi con maggiore potenza, schiacciandomi e togliendomi il fiato. Da lì ho iniziato a bere e ad andare a letto con dei clienti. Era diventato un circolo vizioso: ballavo, ammaliavo qualche cliente disposto a sborsare soldi extra, vendevo il mio corpo e ingoiavo fiumi di alcool fino a non ricordare più nulla.» Le nocche della mano che Akaza aveva poggiato su di un palo divennero bianche, tanta era la forza con cui stava stringendo l'asta metallica. «Ben presto non mi bastò nemmeno quello. Altri pensieri si accavallarono ai primi, rendendomi il petto ancora più pesante e la testa piena di un brusio incessante. Così, un giorno, decisi di provare della droga che un cliente aveva portato con sé. Sono finito in ospedale in seguito a delle violente convulsioni e a un collasso. Quando mi sono ripreso, ho deciso che era arrivato il momento di prendere in mano ciò che ne era rimasto della mia vita e cambiare. Ho lasciato "Le Dodici Lune", mi sono dedicato allo studio e ora eccomi qua.»

Hakuji non ebbe il tempo di finire il suo monologo che due braccia forti lo circondarono, stringendolo in un abbraccio caldo e pieno di tutto l'amore che Kyojuro provava per lui. Parlare del suo passato era stato come togliersi un enorme macigno di dosso, e adesso che si ritrovava con la guancia premuta contro il petto dell'altro uomo, si sentiva leggero, confortato, libero.

«Grazie.» Sussurrò Rengoku a pochi centimetri di distanza dall'orecchio di Akaza. «So che non deve essere stato facile raccontarmi tutto questo, ma ti ringrazio per avermi reso partecipe di una parte della tua vita così dolorosa. Vuol dire tanto, per me.»

«Avrei dovuto parlartene molto tempo prima, ma-»

Le labbra di Kyojuro gli impedirono di parlare oltre, intrappolando le sue in un bacio carico di sentimento. Quando si staccarono, vide un dolce sorriso illuminargli il viso. Aveva temporeggiato perché aveva paura di qualcosa che, però, era solo nella sua testa. Doveva sapere che Rengoku non l'avrebbe mai giudicato, non dopo tutto quello che avevano creato giorno dopo giorno, notte dopo notte, insieme.

«Non importa quando o come avresti voluto dirmelo. L'hai fatto, aprendoti totalmente a me e dandomi fiducia. Questo è quello che conta.» Disse Kyojuro, accarezzandogli una guancia.

Hakuji chiuse le palpebre e si beò di quelle carezze, di quelle attenzioni che amava con tutto sé stesso. Avere Rengoku al suo fianco lo faceva stare bene, lo faceva sentire amato come mai era successo in tutta la sua vita. Lo completava in un modo che era impossibile descrivere a parole.

«Sai da quanto tempo pensavo di parlartene? Dal giorno in cui ho ritrovato le mie tute nello sgabuzzino.» Ammise l'uomo con i capelli rosa come fiori di ciliegio. «Ti ricordi quella da drago? Era la mia preferita e riscuoteva davvero un discreto successo. Piaceva molto ai clienti.» Concluse ridacchiando di fronte all'espressione corrucciata che aveva assunto il viso di Kyojuro.

«Oh, mi ricordo eccome.» Affermò il bel direttore, ricordando perfettamente ciò che avevano fatto quel giorno, con quella tutina aderente. «Dovevi essere proprio uno spettacolo.» Constatò mentre lo fissava da capo a piedi, con uno strano luccichio nelle iridi scarlatte. «Ora, però, sono quasi geloso. Anche io avrei voluto vederti mentre ti esibivi.» Disse mettendo su un broncio finto, con l'intento di smorzare definitivamente tutta la tensione che si era creata.

«E poi il pervertito sarei io.»

Hakuji sorrise genuinamente e scosse la testa, grato per ciò che Rengoku stava facendo per cancellare ogni residuo di dolore, ma cogliendo subito il reale filo dei pensieri che stava intessendo nella sua mente. Non era difficile capire cosa stesse immaginando in quel preciso momento. In fondo, aveva gettato lui l'amo, riportando alla mente uno dei momenti più intensi e travolgenti che avevano passato insieme e stuzzicandolo con le sue affermazioni riguardo quella tuta che aveva indossato. Puntò lo sguardo sulle pertiche presenti in quel grande salone e le parole di Douma riecheggiarono nella sua mente come se le avesse pronunciate in quel preciso momento: "portalo nella mia palestra e fagli vedere tutto di te". Non usava il palo della pole dance da anni, ma poteva provare lo stesso a far felice il suo Kyojuro.

«Comunque, se vuoi, posso offrirti uno spettacolo privato.» La buttò lì, indicando uno dei pali in acciaio con un sorriso sghembo sulle labbra.

Di fronte a quella proposta, un fremito indistinto attraversò Rengoku da capo a piedi. L'idea di vedere Hakuji muoversi sinuoso sulla pertica lo stuzzicava insistentemente, mandandogli stilettate di eccitazione dritte tra le gambe. Ma c'era una parte di lui che non voleva approfittare troppo della situazione, soprattutto dopo aver sentito quel racconto tanto doloroso quanto significativo.

«Sei sicuro, Hakuji? Sai che non devi fare niente che tu non voglia.»

Akaza lo zittì posandogli l'indice sulle labbra, poi lo guardò dritto negli occhi e cominciò a sfilarsi la giacca scura. Cercando di ricordare ciò che faceva impazzire i suoi clienti, si tolse anche la maglia e i pantaloni, restando solo con l'intimo. Fece un po' di riscaldamento, per evitare di farsi male o di strapparsi qualche muscolo – in fondo, erano davvero tanti anni che non faceva determinati movimenti –, il tutto senza mai staccare gli occhi dal viso di Kyojuro. Quando fu pronto, gli sorrise e afferrò con decisione il palo, iniziando a girarvi attorno con passi lenti e sensuali. Senza una musica di sottofondo, era difficile immaginare una coreografia, ma per Hakuji non fu un problema. Eseguì diverse posizioni, flettendo braccia, gambe e busto in base a ciò che voleva mostrare al suo Kyojuro: fireman, front hook, fan kick, carousel, layout, angel, craddle, hello boys. Pur non eseguendoli da tempo, aveva ben impressi nella mente gli insegnamenti di Douma e ricordava perfettamente come andassero posizionati mani e piedi.

Portò a termine diversi spin, unendoli alla coreografia che aveva immaginato solo per Rengoku, muovendosi sempre con sensualità e facendo guizzare ogni muscolo. Sentiva lo sguardo dell'altro su di sé scivolargli addosso come una scia di fuoco e bruciare lì dove si soffermava maggiormente. Lo vide più volte fissarlo quasi in venerazione, concentrato sui movimenti che stava svolgendo e che lo stavano ammaliando. Akaza si sentì pervaso da un sentimento che non aveva mai provato prima, nemmeno quando aveva svolto quelle stesse posizioni di fronte a un maggior numero di spettatori.

In quegli anni passati a danzare per "Le Dodici Lune" si era sentito soddisfatto, nel sentire il suo nome acclamato da tutti, nel sapere di provocare una certa dose di eccitazione in chi lo guardava muoversi attorno al palo. Adesso, però, era decisamente diverso. Stava danzando per l'uomo che amava, ma lo stava facendo in modo differente: non per attirare l'attenzione di gente sconosciuta, ma per compiacere il suo Kyojuro. Lo sguardo che gli stava riservando ne valeva mille di quelli che lo avevano fissato con bramosia, nel passato.

Hakuji si sentì avvampare improvvisamente, attraversato da un'eccitazione senza eguali. Quando toccò il pavimento con la punta dei piedi, le sue gambe non lo ressero e si trovò a doversi aggrappare al palo con maggiore forza. Rengoku gli si avvicinò in un istante e se lo tirò addosso, abbracciandolo e baciandolo con trasporto.

«Se era questo, quello che provocavi muovendoti sul palo, sono davvero felice che tu abbia lasciato quel posto. Sarei stato maledettamente geloso di chiunque avesse osato guardare con desiderio il mio uomo.» Sussurrò Kyojuro a fior di labbra, premendosi contro il suo corpo mezzo nudo e facendogli sentire cosa aveva suscitato in lui con quella coreografia.

Akaza gli si lanciò letteralmente addosso, circondandogli il collo con le braccia e riprendendo a baciarlo con maggiore passione. Finirono contro il pavimento, uno sull'altro, carichi di quell'eccitazione che ormai era diventata palpabile e che li travolgeva ogni singola volta. Rengoku passò le mani sulla schiena dell'altro, sfiorando la pelle tatuata ancora accaldata e lievemente sudata, sentendo i muscoli guizzare al suo tocco. Le dita di Hakuji si strinsero attorno alla stoffa della giacca e della camicia di Kyojuro per poterle sfilare con una certa urgenza, mettendo così in mostra il petto scolpito dell'altro. Baciò e leccò ogni porzione di epidermide disponibile, scendendo lungo la linea dei pettorali e del ventre fino ad arrivare al bordo dei pantaloni. Li slacciò e glieli tolse in un attimo, insieme all'intimo, trovandosi davanti la sua imponente erezione.

La circondò con le proprie labbra in un secondo, accogliendola per intero all'interno della sua bocca e iniziando a succhiarla con dedizione sin da subito. I gemiti di Kyojuro rimbombavano tra le mura della sala vuota, creando un leggero eco, mentre sui grandi specchi erano riflessi i loro movimenti, rendendo il tutto ancora più stimolante. Rengoku si sentì pericolosamente vicino all'orgasmo e fermò Hakuji prima che potesse portarlo a svuotarsi dentro la sua bocca. Voleva possederlo, stringerlo a sé e amarlo fino allo sfinimento, come se non ci fosse un domani.

Se lo tirò nuovamente contro, facendolo stendere sopra il suo corpo nudo. Lo baciò mentre lo aiutava a sfilarsi l'intimo e lo portò sotto di sé, sovrastandolo senza pesargli troppo addosso. Si guardarono negli occhi per tutto il tempo, mentre Rengoku si dedicava a prepararlo con le dita, fremendo di aspettative e comunicando solo di sguardi. Le parole non servivano, in quel momento, sarebbero state superflue. Lasciarono che fossero i loro corpi, ad esprimere quel profondo sentimento che ormai li univa.

Kyojuro entrò in Hakuji con un'unica spinta, riempiendolo e facendolo sospirare di appagamento. Si mosse dentro di lui senza alcuna fretta, amandolo profondamente e lentamente, riempiendo di baci il suo viso accaldato. Si persero uno nelle braccia dell'altro per un tempo indefinito, incuranti di tutto il resto, come se fossero chiusi dentro una bolla. Raggiunsero entrambi l'apice nello stesso momento, sussurrando i rispettivi nomi a fior di labbra, quasi avessero timore che il mondo potesse sentirli ed essere invidioso di quel loro amore e di ciò che li aveva appena uniti.

Rimasero distesi sul pavimento per diversi minuti a scambiarsi baci e dolci carezze, prima di decidere di darsi una veloce ripulita per uscire da quella stanza che era stata spettatrice dell'amplesso più dolce di sempre.

«Se Douma venisse a sapere cosa abbiamo fatto qui, penso ci farebbe fuori senza battere ciglio.» Disse Hakuji mentre si dirigevano verso l'uscita, facendo ridere Kyojuro.

«Io direi che dovremmo ringraziarlo in qualche modo. Magari, la prossima volta che lo vediamo, potremmo invitarlo a cena.» Propose Rengoku.

«Sei sicuro? Farebbe un sacco di domande scomode.»

«E quindi? Non vedo quale sia il problema. Ci basterà rispondere sinceramente, in fondo stiamo insieme e anche lui l'ha già capito.»

Akaza sorrise e annuì. Era la prima volta che l'altro parlava apertamente della loro relazione. Fino a quel momento avevano sempre fatto in modo che non trasparisse niente, tenendo nascosto ciò che c'era tra di loro. Si sentì pervadere da una felicità che non aveva mai provato fino a quel momento.



Note:

2- Anche se Douma era un appassionato di lap dance, si è sempre esibito seguendo le posizioni base della pole dance (che studiava da autodidatta seguendo dei semplici tutorial). Quelle stesse posizioni le ha poi insegnate ad Akaza; per questo motivo, quando danza di fronte a Rengoku, ho usato la nomenclatura ufficiale delle posizioni usate nella pole dance.
3- Questa storia mi piace poco, rispetto a tutte le altre che ho scritto per questa raccolta. Ma spero che a voi sia piaciuta lo stesso. Ci ho messo una settimana per scriverla dato che l'avrò cancellata almeno cinque volte :'D

Fall in love with you || Kimetsu no Yaiba/Demon SlayerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora