Angeli.

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[Tw: In questo capitolo verrà trattato, anche se in maniera accennata, uno dei trigger warnings iniziali. Perciò, se non siete in un bel posto mentalmente, o se non ve la sentite, tornate quando sarete pronti, che la vostra salute mentale viene prima di tutto. Vi voglio bene.🤍]

"Il per sempre nella vita non esiste,
una rosa sfiorita e triste avrà comunque tanto fascino."
~Alfa, Testa tra le Nuvole pt.1
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Erano passati tre giorni dall'ultima volta che aveva visto Simone.

Manuel ci aveva provato sul serio, a contattarlo. Lo aveva riempito di chiamate e di messaggi, tanto che, probabilmente, il più piccolo aveva iniziato addirittura a maledire il giorno in cui si erano scambiati i numeri di telefono. Lo aveva tartassato, e forse anche fin troppo, ma a lui non importava; era preoccupato, da morire.

Simone era totalmente scomparso dalla faccia della terra, la sera del compleanno. Infilandosi tra i meandri della notte, era scappato via, rompendo la promessa di restare, di tornare.
Tutto, e Manuel lo sapeva, per colpa sua.

Era sempre colpa sua.

Nella disperazione, lo aveva anche scritto un messaggio citando questa sua realizzazione. Lo aveva fatto al buio e in un delirio delle tre di notte, ma non se n'era pentito affatto. Si era reso conto che in tutti quegli anni non si era mai scusato realmente con Simone; ma Simone delle scuse da parte sua, se le meritava.

E così, aveva premuto invia.

"Innanzitutto scusami se te scrivo alle tre di notte, ma r'fatto che non te sento dalla sera del compleanno de Giorgio me sta a tormenta, e non ce la faccio a dormì sapendo che potresti odiarmi.
La vuoi sapè na cosa, Simò? So n'codardo. So un codardo, perché ste cose te le dovrei di n'faccia e n'vece sto qui a scrivertele ar buio senza guardarti. Ma a sto punto, alla fine, penso che manco te importa de quello che faccio. E se è così, so contento. Perché io l'ho capito r'motivo per cui te ne sei andato l'altra sera, e per cui me ignori da giorni.
Io l'ho capito quanto hai sofferto, pure se tu non lo sai Simò, perché io ho sofferto il doppio se non il triplo.

Ma non voglio parla de questo mo. Te voglio di solo delle cose, che so cose che t'avrei dovuto di n'sacco de tempo fa n'realtà.

Me dispiace, Simò. Me dispiace per tutto, anche se alcune cose non so state colpa mia. Me dispiace se la vita c'ha separato, e me dispiace se io l'ho aiutata. Me dispiace d'averti fatto soffri, e d'essermi interessato solo a quello che provavo io senza chiederti pareri e senza curarmi delle tue emozioni. Me dispiace perché per quanto possa aver sofferto io, con te non c'ho mai avuto giustificazioni.

Tu non lo sai, Simò, ma pure quando non c'eri, dopo che t'ho cacciato via, io a te c'ho pensato sempre. R'pensiero tuo era n'appiglio pe' me; te m'hai salvato, co' questa tua capacità de stacce sempre, pure quando non ce stai.
Tu non lo sai perché io t'ho detto tutto r'contrario, ma eri la cosa più preziosa che c'avessi in quella merda.

Tu eri tutto, Simò, valevi tutto.
E mi dispiace se non l'ho saputo dimostrare.

Mi rendo conto de quanto sia tardi, e voglio che tu sappia che non pretendo da te un trattamento coi fiocchi. Forse, neanche me lo merito.
Però, Simò, queste cose dovevo dirtele. E non perché tu debba perdonarme—semplicemente perché sennò esplodo, e non ce la faccio più. Non ce la faccio più a sostenerti, sapendo di averti fatto così male.

Scacchi | Simone e ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora