Festa.

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"Prima che ci incontrassimo, vagavo per la vita senza una direzione, senza una ragione. So che, per qualche motivo, ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te. Eravamo destinati ad incontrarci."
~Nicholas Sparks
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I raggi filtravano attraverso i vetri sporchi. Si stendevano sul letto, si lasciavano consumare dal materasso e dal corpo avvinghiato con prepotenza ad esso. Segnavano i tratti di una schiena, una curva sola, un'ombra.

Decoravano un volto con un sorriso.

Simone sbadigliò, portandosi una mano sugli occhi. Si guardò intorno con la vista sfocata, tastando il letto, cercando il calore di qualcun altro accanto al suo.

Ma non trovò nulla.

Sbuffando, si mise a sedere. Poggiò le spalle nude contro il legno del letto, incrociando le gambe e mordendosi un labbro.

La loro stanza era vuota, priva di vita, colma della mancanza di lui e della sua pelle sotto quella di Simone. Eppure, profumava. La porta era spalancata, lasciava passare odori di pietanze. La casa sembrava silenziosa, incolume alla presenza umana, ma non poteva essere così perché Manuel c'era ancora.

Simone lo sapeva, lo sentiva battere nel petto.

Allungò una mano per accendere il telefono e controllare l'ora. Quando vide il display segnare le ore 12:30, sospirò divertito, alzando un sopracciglio.

Ultimamente, si svegliava tardi di domenica fin troppo spesso. Ci aveva fatto l'abitudine a dormire così tanto, anche se aveva lavoro da sbrigare, anche se metteva quindici sveglie consecutive. Tanto, poi, Manuel le spegneva tutte.

Non che gli dispiacesse riposarsi, quando la notte la passava a fare l'amore con lui.

Erano passate circa due settimane da quando erano andati a vivere insieme. Dal giorno della laurea di Manuel, Simone non aveva fatto altro che organizzare il trasloco, affittando più camion possibili, affrettandosi nel portare tutto ciò che aveva a casa.

A Giovanni non era dispiaciuto poi più di tanto. Lui e Simone si erano accordati, avevano deciso che si sarebbero visti almeno una volta al mese in qualche modo. Era stato contento di sapere che Simone aveva scelto la vita dei suoi sogni, la felicità; per quanto gli sarebbe mancato il suo migliore amico, per lui quello era l'importante.

Che Simone stesse bene sul serio.

Che poi, avere un punto di riferimento a Roma per gli affari non sarebbe stato comunque un male.

Simone si alzò. Lo fece piano, stiracchiandosi, maledicendo la luce troppo forte del sole e il calore di Agosto. Afferrò un paio di pantaloncini dall'armadio e una t-shirt color menta, indossandoli con gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno. Poi, non curandosi minimamente della sua chioma da leone e del suo viso assonnato, uscì dalla camera, facendosi strada attraverso il corridoio.

Manuel era in cucina. Poté costatarlo passandovi affianco, scrutandolo attraverso il foro lasciato dalla porta semiaperta. Se ne stava in piedi davanti ai fornelli, canticchiando a bassa voce una canzone proveniente dalle casse del suo telefono, il cui volume, per non svegliarlo, era impostato al minimo.

Simone sorrise, le sue narici inebriate dall'odore del pranzo.

Cercando di fare il meno rumore possibile, aprì la porta di soppiatto. Tastando il pavimento fresco sotto i suoi piedi nudi, si avvicinò con passi misurati al fidanzato, che era ancora di schiena e armeggiava con le pentole. Allora, posò due mani sui suoi fianchi, e gli schioccò un bacio umido nell'incavo del collo.

Scacchi | Simone e ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora