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Il trasloco stava per essere completato.
Finalmente Jimin avrebbe sistemato l'ultimo libro, svuotando l'ultimo scatolone, rendendo reale così il suo completo trasferimento.
Si sedette soddisfatto sul suo nuovo divano, osservando quasi orgoglioso come fosse riuscito a rendere suo quell'anonimo appartamento, di quell'anonimo cortile appartenente alla periferia di quell'anonimo paesino.

Era finalmente riuscito ad allontanarsi dalla grande metropoli in cui ha vissuto tutta la vita, ma che ha voluto abbandonare per il costante ricordo di ciò che non avrebbe più avuto: la pace e la tranquillità.
Jimin ha dovuto sopportare la perdita dei suoi genitori in un brutto incidente avvenuto in una delle notti più buie e silenziose che lui potesse ricordare.

Da questo genere di traumi raramente si riesce ad uscirne con il cuore illeso, ma Jimin è sulla buona strada per riuscire quanto meno ad accettarlo.
La danza è sempre stata la sua fonte di sfogo e liberazione e quest'ultima è arrivata proprio durante una delle sue ultime prove nella grande città: ha dato carta bianca alla sua immaginazione, versando tutta la frustazione che aveva in corpo, ritrovandosi in un limbo di accettazione che gli ha permesso di prendere a mente lucida la decisione di chiudere quel triste capitolo, per iniziarne uno nuovo, in un nuovo paese.

Essendo Jimin dotato di grande maturità, ha ritenuto più opportuno trovare un occasione di lavoro in quel paesino, prima di rimboccarsi le maniche con qualcosa di così drastico come un trasferimento.
Ha quindi trovato un impiego come barista in un quieto e grazioso barettino, in cui i clienti principali erano dei genitori con i bambini al loro fianco, provenienti dalle scuole circostanti, e dolci, ma invadenti, vecchietti che trascorrevano la loro giornata nella veranda di quel locale a parlare dei loro momenti di gloria della loro ormai lontana gioventù.

Ed è proprio in quel bar che ha conosciuto la sua vicina: un'adorabile vecchietta che profumava di biscotti e vitalità.
Avendo i rispettivi ingressi delle abitazioni uno di fronte all'altro, Jimin ha spesso salutato la dolce vecchietta di nome Mary mentre rientrava dal suo turno mattutino, intenta ad innaffiare lentamente ma con cura le sue numerose piantine, di cui si occupa come fossero suoi cuccioli.

In quel venerdì, mentre era intento ad infilare le chiavi nella toppa della sua porta, si è sentito chiamare da Mary.
<Jimin caro, come è andata la tua giornata?>
<Oh buongiorno Mary! È andata bene, anche se sono particolarmente stanco, ma soddisfatto!
La tua?>
<Tranquilla come al solito, le mie piante mi impegnano abbastanza> disse sorridendo
<Sono infatti le più belle e rigogliose della zona> rispose con un dolce sorriso
<Grazie caro. In realtà è stata una fortuna averti incontrato in questo momento, volevo proprio proporti se questa sera per cena avresti voglia di fare compagnia ad una vecchietta> chiese speranzosa Mary
<Grazie per l'invito, ma non vorrei disturbare!> Rispose Jimin
<Assolutamente no! Se ti sto inviando, è perché mi farebbe molto piacere: sei qui da quasi due settimane e non ti vedo far altro che lavorare e finire di sistemare la tua graziosa casa, hai bisogno di riposarti, quindi alla cena penserò io, non si discute!> Disse con convinzione
Non potendo far altro che accettare, Jimin promise che sarebbe passato qualche ora più tardi per aiutarla nella preparazione.
Quello che però Jimin non sapeva, era che quella serata avrebbe cambiato la sua vita.

Angolo autrice:
So che come inizio è lento, ma volevo dare un contesto a questa storia
Detto ciò, alla prossima!

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