Il volto del male II
Federico si era svegliato in quella stanza dalle pareti bianche, odoranti sia di pulito, sia di reclusione. La sua testa era incredibilmente leggera, la vista sfocata è privo di forze. Ero l'effetto del medicinale per calmarlo, data la sua crisi. Purtroppo lui non aveva scelto la via del male, ma ne era stato avvolto e la pazzia lo ha cambiato.
Indosso aveva una tuta dal colore azzurro sbiadito, sebbene non ricordasse di averla mai messa. Lui odiava l’azzurro. Per pochi secondi la lucidità gli fece l'onore di prendere possesso delle sue facoltà mentali e rimembrò il volto di sua madre trasfigurato di dolore e angoscia; la bambina che era nel fiore della sua fanciulezza e sicuramente stava facendo ritorno nel suo dolce nido: il primo bacio con Eleonora e la sofferenza del padre. Una lacrima solcò il suo viso, ma la maligna voce lo rimproverò e gli sferrò un pugno di tale potenza da farlo contorcere su se stesso e vergognarsi di quella momentanea debolezza.
“Il momento è giunto. Le tue debolezza vanno estirpate e le radici vanno bruciate con l’acido del pianto altrui. Tu per ora sei solo un inetto della tua stessa coscienza: la coscienza intaccata dalla beltà. Ma io posseggo una grande vis distruttrice e prevalicherò su di essa. Qualcuno sta cercando di annientarmi e se tu continuerai a chinare il capo accadrà. Non demordere e sì furbo”. La porta si spalancò e permise il passaggio di aria e luce, assente fino a pochi secondi prima.
Apparve un infermiere con una scatola in mano e un tubetto di medicinali. La prima conteneva tre libri, appositamente scelti. un’agenda e alcuni fogli dove poter scrivere ciò che gli passava per la mente. Il flaconcino invece conteneva degli psicofarmaci stabilizzanti. I medici volevano capire se con il supporto farmacologico il paziente sarebbe riuscito a superare i suoi problemi, oppure erano necessari solo per poche ore di stabilità per poi “assecondarlo” e aiutarlo.
”Vuoi farmi qualche domanda?”. Gli chiese gentilmente Sandro, l’infermiere che lo avrebbe seguito per la maggior parte delle ore. Lui non giudicava nessuno, semplicemente mirava a compiere adeguatamente il suo lavoro e soprattutto la sua passione: quello di far stare bene gli altri.“Cosa mi vuoi fare? Perchè sono qui?”. Si sentiva minacciato. “Io non voglio farti nulla. Semplicemente desidero aiutarti. Sei qui perché è necessario, affinchè tu possa riadattarti al mondo esterno. Vuoi sapere cosa dovraì fare?”. Prese una pastiglia e versò dell’acqua in un bicchiere di plastica. “Dovrai prendere tre di queste per tre volte a giorno. La mattina stiamo nella sala comune dove potrai suonare al pianoforte o giocare a scacchi o leggere. Poi starai nella tua stanza da solo e sarai libero di fare quello che più ti aggrada. Il pomeriggio torno io e alle cinque ti farà compagnia Benedetta. Sì può sembrare abbastanza noioso, ma io faccio tutto questo da dieci anni”. Sandro aveva quarant'anni e non cadere in quel baratro, dove coloro che assisteva vi si trovavano era difficile, ma la volontà di restituire loro il sorriso era stata più forte. “Sembri gentile”. Disse semplicemente iniziando già la sua cura. “Spero di non deluderti”.
Sandro sarebbe stato il suo lascia passare, l’intento del suo alter ego era ineludibile. Un’altra vittima illusa, ma egli non avrebbe demorso. Nessuno meritava di essere abbandonato al suo destino anche se questo significava soffrire. “Facciamo questo gioco federico e poi ti lascio riposare e ci vediamo prima delle cinque. Pensa al luogo in cui vorresti essere e portalo qui. Comportati come se fossi lì. E magari puoi condividere con me il tuo angolo di paradiso”. Stava seguendo lo stesso modus operandi adottato con gli altri pazienti, ma lui non poteva nemmeno immaginare quanto i suoi neuroni fossero corrosi dall’acido lussurioso. Federico avrebbe fallito, ma avrebbe provato a poter essere migliore, sebbene fosse tardi. Navigava su acque insidiose con mete inesistenti. Eppure in quel momento grazie a Sandro non lo era. Iniziava a sentirsi meglio. Il dolore alle tempie, la nausea si erano assopiti.
“Bene, adesso ti lascio riposare. Qualora ti andasse di parlare con me io sono disponibile”. Federico rimase nel suo dolce luogo finchè le nubi della follia non si presentarono e rovinarono i suoi sogni. Da bianca la donna divenne nera; nera come la morte.
Edoardo stava sorseggiando del buon whisky nell’attesa che Simone ed Eleonora arrivassero, mentre Lucrezia stava sfoderando le sue doti culinarie. “Edoardo per favore sistema la tavola”. Eseguì il comando. “E non importunare nostra nuora. Nel suo stato nessuno di noi si augura che si affatichi”. Sistemò l’ultimo tovagliolo abbinandolo perfettamente allo stile sobrio della tovaglia. “Non ho mai fatto nulla per turbare il suo animo e mai lo farò, ma ciò non comporta che io debba concedergli la mia fiducia. Posso esserti utile in altro?”. Disse beffardo sedendosi sul divano e accavallando le gambe. “No grazie”.Loro non tardarono ad arrivare e portarono con sé una ventata di freschezza. In quei pochi giorni erano riusciti ad abbronzare la loro pelle, rendendo il loro aspetto più accattivante e seducente. “Ciao, ciao, come state?”. Esclamò euforico andando a baciare sua madre. “Non ci lamentiamo. Voi come state? Questa vacanza ha portato novità?”. Chiese sua madre andandosi a salutare subito dopo con Eleonora. “Sicuramente le novità che portiamo piaceranno a nostro padre!". Tutta quell’euforia sarebbe andata a sfumare fino a dissolversi nel nulla. Eleonora si fermò a parlare con Lucrezia, mentre Simone si sedette accanto a suo padre, rifiutando l’alcolico che gli veniva offerta. “I bilanci dell’azienda sono saliti del venticinque percento, ma non è a ciò che mi riferivo. Antonella a quanto pare ha trovato l’amore e ve lo presenterà a data da destinarsi”.
Il suo amato whisky gli andò di traverso e divenne paonazzo in viso. Simone non potè fare a meno di ridere, non prima di avergli dato una pacca sulle spalle. “Domenico è un bravo ragazzo e lo ha dimostrato. Adesso, però raccontami come hai incontrato il giudice Vianello”. Sfortunatamente vennero interroti da Lucrezia che li invitò a degustare degli ottimi e succulenti manicaretti cosparsi da pomodorini freschi e calzoncini ripieni con del lampredotto e altri con prosciutto e provola. “Mamma tu mi vizi troppo. Questi manicaretti sono una bontà”. Si accordò anche Eleonora che gli fece i complimenti.
Edoardo aspettò che ognuno finisse la propria fetta di torta alle fragole per fare il suo annuncio. “Simone è giunto il momento di rispondere alla tua domanda. Ho incontrato il giudice per puro caso, poiché ho partecipato ad un’istanza. Però si trattava di un tuo caso”. Si passò languidamente la lingua sulle labbra umide di vino e disse “si tratta di quel Federico. Pare che dopo aver ucciso una bambina innocenza per negligenza, abbia anche perso la testa. Infatti è stato rinchiuso in una struttura psichiatrica apposita. Pare anche che dopo aver cercato di strangolare una guardia chiamasse una donna”. Eleonora sbiancò e si pentì di averlo lasciato.
Edoardo sorrise sornione e giurò vendetta.
Buonasera e buon weekend! Siete pronti a vedere infrangersi tutto? Mi farebbe piacere se mi scriveste cosa pensate accadrà.
❤️❤️❤️
P. S tutti #teamEdoardo?
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Le ombre dell'amore
General FictionAmore, delusione, odio sono le costanti della vita di Simone. Dalle ceneri rinasce più forte di prima e ha come unico fine ha la felicità di suo figlio. Solo un'anima rotta come la sua può donargli nuovamente la felicità, ma entrambi portano le cica...