Sul ciglio del marciapiede, imbottigliato nella sua felpa dei Queen, Ricky se ne sta seduto a terra, con le mani nei capelli e lo sguardo puntato a quelle converse così consumate che sembrano uscite da un brutto film anni ottanta.
Solo quando mi siedo accanto a lui alza gli occhi su di me per un istante: il segno rosso sulla guancia mostra la forma perfetta di cinque di dita, è stata proprio una bella sberla, non c'è che dire. Subito si preme il ciuffo biondo sulla fronte, come se volesse tenermi nascosto il suo sguardo funereo, afferra rapido e sprezzante la Marlboro che gli porgo e la accende, la mano a coppa per difendere la fiamma dell'accendino dal vento gelido che inizia a soffiare, facendomi rabbrividire nel giubbotto di pelle.
«Avevi detto che lei non c'era.» la mia voce è un graffio nel silenzio.
«Già.»
È una sillaba più che una parola, ma la pausa che segue mi fa intendere che non riceverò altro da lui. Dalla sigaretta ridotta a poco meno di metà, capisco che è passato solo qualche minuto, un pugno di attimi che sembrano però durare ore e che si appiccicano addosso come pioggerella sottile e fastidiosa.
«Ti va di...»
«No, Axel. Non mi va di parlarne.» mi interrompe brusco, senza neanche lasciarmi il ganzo di finire la frase.
Di nuovo silenzio.
«Almeno stai bene?»
Ricky si volta di scatto verso di me, aggrottando le sopracciglia. «Alla grande, non si vede?» si blinda dietro il suo sarcasmo, ma non può dissimulare gli occhi feriti, nervosi, traboccanti di inquietudine e il suo tono di rimprovero.
«Sei proprio uno stronzo, lo sai?» gli dico alzandomi in piedi. Fanculo ai suoi atteggiamenti del cazzo, se non vuole parlarne non sarò di certo io a costringerlo.
«Scusa se non siamo tutti perfetti come te.» sbotta alterato alle mie spalle non appena mi allontano di un paio di passi.
«Perfetti come me?» soffoco una risata e simulo una modulazione tra l'oltraggiata e la divertita mentre mi volto di nuovo verso di lui lentamente.
Io, perfetto.
Questa sì che è bella. Sono sempre stato definito un disastro, una persona impossibile con la vita incasinata e le radici marce. E ora lui se ne esce così?
«Non fare il figo con me, Axel. La mia vita sta andando a puttane e tu mi ridi in faccia.»
«Sei tu che parli come una fighetta lagnosa.» lo provoco, osservandolo con sufficienza. Il suo sguardo diventa truce, come se mi stesse riversando addosso tutta la rabbia repressa dentro di lui. Finché non scatta in piedi e mi si getta addosso con tutta la forza che ha in corpo, spintonandomi con violenza.
«Ma che ne vuoi sapere tu, mh? Ti diverti a guardarmi dall'alto in basso, come fanno tutti!»
«Ma che cazzo stai dicendo, Ricky?»
«Non sei al verde, non ti bocciano ad ogni esame, non ti fai licenziare anche dalla più merdosa pizzeria della città. Hai una ragazza che ti guarda come se fossi un Dio sceso dal cielo, che, nonostante tutte le cazzate che fai, non ti molla di punto in bianco. E soprattutto il tuo migliore amico non sta con te fingendo continuamente che gli importi, che non vorrebbe stare altrove ogni maledetto istante.» mi urla contro e accompagna una spinta a ogni singola frase, colpendomi la spalla con talmente tanta forza da costringermi a indietreggiare.
La furia che irradia è così densa da riempire l'aria come fumo soffocante. Quando si accorge che nonostante i suoi strattoni e qualche cazzotto sulle braccia, non reagisco, mi sferra un pugno in faccia.
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Vanno via Tutti, resti con me?
RomanceSequel di 𝕊𝕒𝕝𝕥𝕠 𝕟𝕖𝕝 𝕍𝕦𝕠𝕥𝕠, 𝕧𝕚𝕖𝕟𝕚 𝕔𝕠𝕟 𝕞𝕖? • Cosa succede dopo il lieto fine?