• Novembre 2021
«Dieci minuti all'intervallo della sala tre.» annuncio con lo sguardo fisso sull'orologio al mio polso.
Gin rotea gli occhi al cielo sbuffando e fa un ultimo sorso della sua coca light prima di pigiarsi di nuovo in testa il ridicolo berretto rosso della divisa.
«Ti prego, Leah, dimmi che è l'ultimo.» si piazza davanti alla macchina dei popcorn con l'espressione insofferente ad accompagnare il suo tono lamentoso.Faccio scorrere il dito lungo il foglio appeso dietro il paravento, quello che ogni settimana ci viene consegnato con tutti gli orari della nuova programmazione.
«Mi spiace deluderti, ma... no. Il film della sala quattro deve essere il classico polpettone, intervalla esattamente tra... venti minuti da ora.»«Questo cappello mi dà il prurito. È orribile e mi dà il prurito, si può essere più sfigati di così?» mi porto una mano alla bocca per soffocare un risolino, è da quando l'ho conosciuta che non fa altro che lamentarsene. Poi mi avvicino a lei, le lentiggini sul suo viso sembrano creare infinite costellazioni. Con le dita, le pettino le ciocche castane che fuoriescono dai lati dell'odiato copricapo e provo a raddrizzarne la visiera che le ombra il luccichio dei suoi grandi occhi azzurri.
«Ti sta benissimo, invece. Guardati! Sei stupenda.» squittisco, ma con scarsi risultati visto che Gin continua a fissarmi perplessa, le labbra piegate in una smorfia.
«Tu sei folle. Riesci a vedere sempre il lato positivo delle cose, perfino in questa merda di lavoro, Signorina Raggio di Sole.»
«Questo lavoro ci paga le bollette, Gin, e al momento non abbiamo grandi alternative.» rimarco con una nota di rimprovero nella voce. «Adesso, fai un bel sorriso e... si va in scena!» proprio in quell'istante, puntuale come un cronometro, la folla della sala tre si riversa verso il nostro snack bar, così ci apprestiamo a servire i clienti smaniosi di popcorn e bibite gassate.
È da poco più di un mese che lavoro in questo multisala e devo dire che, a differenza della mia collega - nonché nuova amica, Ginevra - questo lavoro mi piace. Innanzitutto, a parte i quindici minuti a intermittenza degli intervalli, ti lascia tutto il tempo per leggere e studiare, all'occorrenza. Certo, devi averne la voglia: finora le nostre lunghe pause di lavoro le abbiamo sempre trascorse a parlare, fumare o a guardare uno dei film intrufolandoci di nascosto.
In più, ci impegna solo il weekend, o meglio dal venerdì alla domenica.
Gin non fa altro che ripetermi che non sono normale ad essere così indifferente al fascino del fine settimana, che lei pagherebbe oro per poter andare a mangiare una pizza con i suoi amici il sabato sera, anziché stare rinchiusa nelle quattro mura ovattate del cinema, con l'odore del burro bruciato che ti si impregna sui vestiti. Ma per me non è assolutamente un problema: non ho mai avuto una vita sociale entusiasmante e il numero dei miei amici è praticamente prossimo allo zero se escludo lei, mio fratello e, ovviamente, Axel. Insomma, io non saprei proprio cosa farmene del fine settimana considerando che c'è tutto il resto dei giorni per poter uscire e godersi un po' la vita.Che poi, al verde come siamo, non è che ci sia tutta questa scelta.
«Posso avere dei popcorn e un'aranciata per favore?» mi chiede il bambino col caschetto biondo aldilà della cassa. Avrà circa dieci anni ed è di una tenerezza disarmante, mi fa venire voglia di pizzicargli forte quelle guanciotte rosa che ha. La mamma lo tiene per mano e sorride orgogliosa del figlio che si è dimostrato così ben educato con me.
Gli porgo quanto mi ha richiesto e mi ringrazia come un piccolo gentiluomo. «Mi fanno rabbrividire i mocciosi come quello. Ho sempre la sensazione che in realtà siano dei cyborg, pronti ad abbindolarci con la loro tenerezza per farci fuori.» mormora Gin tra i denti, facendomi scappare una risata.
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Vanno via Tutti, resti con me?
RomanceSequel di 𝕊𝕒𝕝𝕥𝕠 𝕟𝕖𝕝 𝕍𝕦𝕠𝕥𝕠, 𝕧𝕚𝕖𝕟𝕚 𝕔𝕠𝕟 𝕞𝕖? • Cosa succede dopo il lieto fine?