𝙇𝙚 𝙥𝙤𝙧𝙩𝙖𝙞𝙡

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𝙄𝙡 𝙥𝙤𝙧𝙩𝙖𝙡𝙚

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𝙄𝙡 𝙥𝙤𝙧𝙩𝙖𝙡𝙚

Come si era detto nel bel mezzo della mostra del suo amico Pierre Renoir, non appena rincasò, Georges mise subito mani alla sua tela che se ne stava ancora sul cavalletto davanti alla finestra. Dipinse tutta la notte, donando veloci pennellate di colori freddi e caldi. Raffigurò la battigia del fiume, e i bagnanti che ogni domenica se ne stavano stesi al sole come lucertole. Non gli sembrò possibile l'aver riscosso una tale ispirazione semplicemente conversando con Celine. Il blu profondo dei suoi occhi lo aveva rimandato al colore dell'acqua, quando si ritrovava a bagnarsi i piedi di notte. Il cielo che si rispecchiava nel fiume, e l'infinito manto di stelle tutt'intorno, a dare un tocco magico a tutto. Appena il sole sorse oltre le tende cremisi, Georges osservò con soddisfazione il suo lavoro, trovandolo perfetto. Lo firmò col suo cognome, e lo ripose contro il muro, saltellando su sé stesso per la gioia.

Nel frattempo, a casa de Beauvoir, Celine si destò da un lungo sonno, sentendosi quasi felice, per la prima volta negli ultimi giorni in cui il suo umore aveva condizionato l'anima della villa dove stava soggiornando. Si allacciò la cintura sui fianchi e scese per la colazione, mostrando un sorriso sincero e grato agli altri abitanti della casa. Claudette ricambiò, gioendo allo stesso modo. Gabrielle si accomodò sulle sue gambe, facendosi imboccare con delle cialde appena sfornate.

"Ho conosciuto parecchi artisti locali la scorsa notte" dichiarò Francois sorseggiando il tè. "Sono molto dotati. Stavo pensando di acquistare qualche loro quadro, per poter supportate il loro lavoro". "È un'ottima idea, caro" gli rispose Claudette, zuccherando il suo caffè. "Non ci aspettavamo di trovare Georges, e tu?" interrogò Celine, prendendola alla sprovvista. "Nemmeno io. Non gli ho più parlato dopo che è stato a cena da noi".

"Mi è sembrato tranquillo, ieri. Ne deduco abbiate chiarito qualsiasi fraintendimento". Celine si limitò ad annuire, continuando a sorseggiare il suo tè nero. "Dopo pranzo, verrai con noi al fiume?".

"Volentieri, ma prima vorrei fare delle commissioni in città" spiegò, levandosi dalla sedia per poter tornare in camera. Per le dieci fu sulla carrozza, diretta a Parigi per nessun motivo in particolare. Sentì solo il bisogno di cambiare aria, e volle visitare i sobborghi parigini come li aveva visti nelle foto e nei quadri. Il suo giro turistico terminò al Nouvelle Athénes di cui aveva tanto sentito parlare. Acclamato come il punto di ritrovo di diversi artisti, tra cui Edgar Degas che le sembrò proprio di scorgere nell'angolo del café. Celine decise di prendere posto ad uno dei tavoli, non avendo la più pallida idea di cosa si potesse ordinare. Senza scervellarsi troppo, optò per un caffè nero e dal primo sorso avvertì la mancanza di casa, persino dei rumori dei clacson fuori dalla finestra della sua stanza. I suoi vicini che litigavano ad ogni ora del giorno, il fioraio sul pianerottolo che ogni mattina non esitava a farle qualche complimento. Chicago era così. Ventosa, caotica ma stupenda. "Mademoiselle...?" la richiamarono, facendola ritornare con i piedi per terra. Degas era accanto a lei, con un sorriso sornione stampato sulla faccia.

𝙐𝙣 𝙙𝙞𝙢𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙥𝙧è𝙨-𝙢𝙞𝙙𝙞 | 𝙏. 𝘾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora