𝙀𝙣 𝙪𝙣 𝙘𝙡𝙞𝙜𝙣𝙚𝙢𝙚𝙣𝙩 𝙙'𝙤𝙚𝙞𝙡

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𝙄𝙣 𝙪𝙣 𝙗𝙖𝙩𝙩𝙞𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙘𝙞𝙜𝙡𝙞𝙖

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𝙄𝙣 𝙪𝙣 𝙗𝙖𝙩𝙩𝙞𝙩𝙤 𝙙𝙞 𝙘𝙞𝙜𝙡𝙞𝙖


Celine raggiunse la sala pranzo, per potersi unire a Claudette e a suo marito per la colazione. Aveva dormito discretamente, sebbene avesse risvegliato un ricordo sepolto dal suo subconscio quasi in modo inaspettato. "Oggi hai bisogno della carrozza, dico bene?". Claudette richiamò l'attenzione di Celine. "Il nostro cocchiere può accompagnarti nel primo pomeriggio". "Ho appuntamento con Georges per il crepuscolo".

"In questo caso, chiederò a Ferdinand di rimandare i suoi impegni". Non si accorse che con la forchetta stava indugiando un po' troppo nell'assaggio di quelle paste. Si muoveva a rallentatore, godendosi ogni secondo. Quell'ambiente era così calmo e ogni gesto, parola o oggetto trasudava pace e bellezza come la prima sensazione dinanzi ad un quadro minuziosamente decorato dalle sfumature perfette di un colore già di per sé luminoso e vivace. "Devo prestarti uno dei miei abiti..." tuonò Claudette d'un tratto, mostrandosi per giunta più entusiasta di lei. "...ne ho proprio uno, di un azzurro carta da zucchero che amerai di certo. È da un po' che non lo indosso".

"Quello che avevi all'anniversario dei miei genitori?" le domandò Francois, versandosi del tè nero. Claudette ci pensò su, assumendo la posizione riflessiva con la mano sotto al mento. "Sì, proprio quello. Ottima memoria, caro". Francois sorrise. "Penso anche io che ti piacerà. Su mia moglie era meraviglioso. Incredibilmente adatto a lei" Claudette allontanò la sedia, poggiando le mani sul tavolo. "Dio, sarai magnifica. Salgo immediatamente a cercarlo" quindi si dissolse nella tromba delle scale in pochi secondi. Francois scoppiò in un riso incontenibile. "Non meravigliarti. È sempre stata così irrequieta. Forse anche per questo suo lato esuberante ho perso la testa per lei". Celine lo fissò troppo a lungo, affermando che l'uomo che stava seduto infondo al tavolo non poteva essere un parente di suo padre. Lui non era mai stato così innamorato. "Francois, le posso domandare una cosa?".

"Se inizierai a darmi del tu, potrò rispondere a tutte le domande che vorrai". Accettò quella condizione, e lasciando la tazza del tè sul piattino, lo interrogò senza peli sulla lingua. "Che familiarità hai con le corse dei cavalli?". Lui reagì con scetticismo. "Direi quasi inesistente. Non è un ambiente che frequento così spesso. Ti interessa l'ippica?".

"Non proprio" lasciò l'argomento lì, nell'aria e in bilico, senza aver ottenuto una vera risposta. Si accorse del ritorno imminente di Claudette dal picchiettare scatenato sul marmo degli scalini. Irruppe di nuovo nella stanza, con l'abito azzurro tenuto alto con la mano. "Trovato! Non è meraviglioso? Adesso devi provarlo!". Francois sorrise sotto i baffi. "Sì, ti conviene farlo subito". Celine si scusò con entrambi, prese il vestito e andò a provarlo nella sua stanza. La stoffa pastello aderì alle sue curve morbide, scivolando lungo le sue gambe e accarezzandole le caviglie. Si guardò allo specchio e non riconobbe la vecchia Celine. Sì, le mancavano i jeans e le felpe e le mancava persino la sua stanza angusta, con il solo odore di libri e di chiuso che spesso la soffocavano. Non era mai stata così femminile. Anzi, di rado indossava qualcosa di elegante e questo viaggio sembrò volerla far ricredere sul suo usuale look trasandato. Qualcuno bussò alla porta, e poi: "Come ti sta?" domandò Claudette senza entrare. Celine le diede il via libera, e le due donne si guardarono. "Ti sta divinamente, ma non mi sembri a tuo agio". Lei si sfiorò la gonna in raso.

𝙐𝙣 𝙙𝙞𝙢𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙥𝙧è𝙨-𝙢𝙞𝙙𝙞 | 𝙏. 𝘾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora