𝙀𝙨-𝙩𝙪 𝙖𝙡𝙡é 𝙖𝙪 𝙢𝙪𝙨é𝙚 𝙙'𝙖𝙧𝙩 ?

488 29 5
                                    

𝙎𝙚𝙞 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙖 𝙖𝙡 𝙢𝙪𝙨𝙚𝙤 𝙙'𝙖𝙧𝙩𝙚?

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

𝙎𝙚𝙞 𝙨𝙩𝙖𝙩𝙖 𝙖𝙡 𝙢𝙪𝙨𝙚𝙤 𝙙'𝙖𝙧𝙩𝙚?



Chicago, lunedì 29 marzo 2011

Nella settimana antecedente a quella, Celine si era sentita un tantino persa pensando all'esame che avrebbe dovuto dare molto presto. Per questo si era chiusa in camera, con le serrande abbassate per non essere tentata dalle soleggiate giornate che l'avrebbero di certo invogliata a chiudere i libri e ad uscire. Telefono spento e musica classica di sottofondo, con un mattone di storia dell'arte tra le mani. Per lei si prospettava una settimana di fuoco, composta da notti insonni e litri di caffeina immessi per via endovenosa. Superato il suo periodo storico preferito, giunse ai capitoli dedicati al puntinismo. Nello stesso momento, Celine udì bussare alla porta dell'ingresso. Thomas era sullo zerbino, con una rosa tra i denti. "Cosa sono quelle occhiaie?".

"Sto studiando ininterrottamente da... non lo so. Sto perdendo la cognizione del tempo". Thomas la superò, lasciandole la rosa in mano. "Perciò necessiti di uscire da questo soffocante appartamento. Ho la proposta perfetta da farti".

"Tom, davvero. Devo studiare o questa volta mi bocciano sul serio". Lui non volle sentir ragioni. "Adesso mi metto nella tua cucina, e nel frattempo tu torni in camera per indossare un elegante vestito. Fatti anche una doccia, magari". Lei ghignò, aggiungendo la rosa nel vaso del soggiorno, dove ritrovò un vecchio bouquet di fiori ormai appassiti. Doveva assolutamente cambiarli, fare la spesa, avere più vita sociale. Questo era uno dei tanti propositi che si prefissò di realizzare, una volta che si fosse liberata di tutti gli esami. La scalata alla promozione non le era sembrata così frastagliata quando aveva scelto di prendere l'indirizzo artistico, sebbene non fosse mai stata capace nel disegno sin dal liceo. "Dove vorresti portarmi? Hai un'idea?".

"Non devi saperlo..." replicò l'amico, che non era un amico qualsiasi. "...tu indossa qualcosa di stupendo. So che ti piacerà".

"Sei sempre così evasivo" ignorò i suoi seguenti commenti, scelse un abito verde petrolio dal guardaroba e dopo entrò in bagno, uscendone pulita e trasformata in soli tre quarti d'ora. In risposta, Thomas guardò l'orologio che aveva al polso. "Solo quarantacinque minuti. Credevo che avrei aspettato almeno due ore".

"Evidentemente non mi conosci così bene come tendi sempre a sottolineare". Lui si alzò dalla sedia, mostrandole un sorriso malizioso. "Ti conosco fin troppo" si sporse per poterle scoccare un bacio al lato della bocca. "Adesso andiamo. Facciamo tardi all'appuntamento". Salirono nella macchina di Thomas. Una vecchia cabriolet datata anni settanta, l'unico amore della sua vita – secondo tutti i suoi racconti che Celine aveva ascoltato fino alla nausea per cinque lunghi anni – per questo si ritrovò a sfilarsi i tacchi per poterci salire. "Magari sono troppo elegante".

Celine commentò il suo abbigliamento, dopo aver notato come Thomas aveva deciso di vestirsi per la serata. "No, sei perfetta. Apri il portaoggetti". Seguì l'ordine, e nel vano trovò due biglietti per una mostra. Li sventolò tra le dita. "Che significa?" Thomas sorrise, tenendo gli occhi fissi sulla strada e le mani strette sullo sterzo. "Sei mai stata in un museo d'arte?".

"Certo, proprio l'altra sera mi sono ritrovata a camminare tra i corridoi dell'Hermitage ma dopo mi sono svegliata" ironizzò lei, facendolo ridere. "Va bene, questo non sarà l'Hermitage però sono sicuro che apprezzerai i quadri che ci saranno esposti. Hanno soprattutto opere dell'Ottocento, quelle su cui stai passando tutte le tue notti. Stasera potrai studiare e divertirti allo stesso tempo". Thomas forse lo aveva fatto apposta, e spesso gli veniva naturale renderla felice, per questo Celine gli sorrise prendendogli la mano da sopra il cambio manuale. "Ti ringrazio. In effetti non ce la facevo più a stare seduta sulla sedia". Accostarono nel parcheggio dell'Art Institute of Chicago, avanzando lungo le scale che portarono all'ingresso. Lasciarono i biglietti alla guardia, proseguendo insieme agli altri presenti verso i lunghi corridoi addobbati da colorati quadri appesi sulle pareti celesti. "Soffrirai stasera..." commentò Celine sottovoce, prendendo il suo accompagnatore sottobraccio "...a te non piace l'arte".

"Non mi piace quanto piace a te, ma la apprezzo altrimenti non avrei accettato di venire stasera. La mia insegnante di fotografia era entusiasta, stamattina. Devo presentare un lavoro entro sabato, e secondo lei troverò la risposta tra questi corridoi". Celine si guardò intorno, notando l'autoritratto di Van Gogh sulla sinistra. "Se l'arte non riesce a darti delle risposte, allora non hai gli occhi giusti per poterla ammirare" Thomas socchiuse le labbra come a volerle rispondere, ma in pochi secondi venne richiamato da una donna. "È la mia insegnante. Ti posso lasciare da sola?" Celine si accorse di un gruppo di ragazzi accalcati sotto ad un quadro di Seurat, e si preparò a raggiungerli. "Sì, ti aspetto" sibilò, allontanandosi. Il gruppo era in gita, e stava ascoltando la guida che rivelò loro i dettagli sulla realizzazione del quadro. 

"Seurat lo presentò all'Esposizione degli Impressionisti nel 1886. Notarono che era giovane e dotato, e nonostante questo criticarono il suo lavoro definendolo un mosaico di tedio. Non gli è stato riconosciuto il valore che meritava, e i suoi quadri sono rimasti per troppo tempo nella naftalina. Per nostra fortuna, un eccezionale mercante d'arte con un buon occhio per la perfezione, acquistò la tela che oggi è esposta sul muro alle mie spalle..." la guida lo indicò, restando con gli occhi sul gruppo "...e dopo qualche anno lo donò al nostro museo. Georges-Pierre Seurat aveva solo venticinque anni quando ha realizzato Una domenica pomeriggio sull'isola della Grande-Jatte. Non è riuscito ad ottenere i giudizi positivi a cui ha sempre ambito quando era in vita, ma a noi piace pensare che adesso sarebbe fiero di comprendere che i suoi quadri sono esposti nel secondo museo d'arte degli Stati Uniti". Il gruppo ammirò il quadro, per poi spostarsi nel corridoio accanto. La guida continuò a parlare e Celine si avvicinò alla tela, leggendone la didascalia. "Parigi, 2 dicembre 1859 - Gravelines, 29 marzo 1891 " sibilò a bassa voce, rendendosi conto che erano trascorsi esattamente centoventi anni dalla sua morte. 

Spostando lo sguardo da destra a sinistra per poter ammirare i personaggi uno ad uno, le sembrò quasi che il quadro stesse prendendo vita. "Eccezionale!" commentò, acquisendo la giusta carica per poter superare l'esame. Si voltò per poter raggiungere Thomas e un brivido le attraversò la schiena, facendola tornare con gli occhi sul quadro. Lo contemplò un'ultima volta, e la barca a vela in alto a sinistra sembrò muoversi nell'acqua. Celine strabuzzò gli occhi, e dopo anche le foglie tra gli alberi iniziarono ad emettere un fruscio. Nonostante il cartello sul muro dicesse di non toccare i quadri per nessun motivo, lei superò la corda che separava la tela dal pubblico. Posò le dita sul tessuto ruvido, sentendolo umido e vivo. "Ho davvero passato troppo tempo sui libri" sbottò, frastornata. D'un tratto si sentì tirare via e la mano era completamente immersa nel quadro. Dall'altra parte le sembrò che qualcuno la stesse trascinando, e nessuno nel museo si rese conto di quello che stava accadendo. In pochi minuti si vide precipitare lungo un tunnel vorticoso, finché non toccò terra con le mani, ritrovandosi distesa su di un prato. 

𝙐𝙣 𝙙𝙞𝙢𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙥𝙧è𝙨-𝙢𝙞𝙙𝙞 | 𝙏. 𝘾Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora