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dopo qualche metro di corridoio lei lo superò ma il cane rimase dietro vigile come se avesse il timore che possa accade qualcosa alla padrona,

-perché il tuo cane sembra volermi uccidere?- domandò Barnes quasi scocciato,

-ora lo capiremo- disse la ragazza entrando in una piccola stanza con qualche mobile -accomodati- disse per poi chiudere la porta,

-e per scambiare due parole serve per forza  chiudersi in una stanza che pare una cella- disse lui scocciatissimo

-siediti- disse Cristal accomodandosi su una poltrona affiancata da un tavolino con dei documenti e una lampada sopra, sorridendo gentile come se ti fronte avesse un bambino, l'illuminazione di quello  che assomigliava a uno stanzino era bassa e non era aiutata dai toni scuri della stanza e dei mobili, sfilandosi il giacchetto che le copriva la canotta grigia mostrando la benda sul braccio che Barnes notò subito,

-ti mandano a psicoanalizzarmi, non si fidano- disse Bucky, Cristal si infilò i rotondi occhiali dalla montatura nera in metallo sottile e osservava la cartella che aveva in mano

-non è che non si fidano di te, non si fidano di chi ti ha reso così e vogliono assicurarsi che tu non ne subisca le conseguenze delle loro azioni- posò la cartella e riprese il blocco di carta e una penna di quelle professionali che si rigirava tra le dita senza una motivazione precisa -10 maggio 2000, Londra Buckingham Palace; 14 agosto 2002, Washington, poligono di tiro e 18 ottobre 2008 sulla trentaquattresima- scrisse l'orario e la data del giorno corrente continuando a fissare il foglio

-queste date e questi luoghi dovrebbero ricordarmi qualcosa?- chiese Bucky leggermente scocciato,

-non cosa ma un chi- disse scrivendo qualcosa sul quadernetto per poi alzare gli occhi -вы помните меня?(ti ricordi di me?)- James la guardo cercando di capire di cosa stessere parlando la ragazza, lei riportò gli occhi sulla carta scrivendo altro 

-ti hanno ordinato di uccidermi tre volte, troppo giovane per essere un agente e so troppe cose per rimanere in vita, una volta ci sei quasi riuscito, mi hanno dato per dispersa e deceduta e mi hanno dato tregua- pronunciò dura mostrando la cicatrice sul petto e quella sull'addome,

-mi dispiace- disse lui con lo sguardo rammaricato

-uno, non eri tu, due, con la mia permanenza qui imparerete che io col dispiacere non ci faccio nulla, non necessito della pena altrui e tantomeno lo dico mi dispiace- disse lei con tono piatto sfilandosi la benda che aveva al braccio mostrando dei segni floreali bianchi su di esso, -ora, costatato che nessuno dei due vorrebbe essere qui- riprese carta e penna -fai incubi sulle cose fatte per conto dell'hydra o hai vuoti di memoria frequenti- chiese Crystal

-quando dormo- disse Bucky voltandosi verso il cane che gli osservava attento

SEI MAI STATO LIBERO|| James Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora