Passammo una bella serata ma ormai era ora di rientrare.
Di lì a poco ci sarebbero stati gli esami d'ammissione per assicurarsi un posto e quindi una camera per viverci per il resto della fine dell'anno, qualche mese.
Volevo davvero passarli e vivere quella che sarebbe stata un'esperienza unica.
Tutti gli studenti questi ultimi giorni si erano rintanati a studiare e ad impegnarsi per passare, anche se qualcuno pretendeva di andarci senza nemmeno un piccolo sforzo.
Io avevo obbligato le mie compagne di banco a studiare molto perché non volevo trovarmi da sola in camera per mesi!
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Era la mattina degli esami. Ero entrata a scuola addirittura quando arrivano i bidelli la mattina dato che non riuscivo a dormire e avevo trovato una corriera che passava prima.
Ero seduta sul mio banco, luci accese, il resto della scuola al buio, il bidello che mi rincuorava dicendo "se non passi tu, vado a lamentarmi dal preside!", sorrideva e mi chiedeva il nome, alla fine di ogni frase.
Decisi di alzarmi, spensi le luci della stanza e andai nel bagno della scuola.
Mi sciaquai il viso, mi truccai il minimo indispensabile e cominciai a cantare per perdere la tensione.
Tornai nella classe e aprii le finestre. Le spalancai.
Il freddo di prima mattina mi diede una scossa di adrenalina e mi fece allontanare dallo stress, per quato poco bastasse.Cominciai a rileggermi gli appunti e girare per la classe spiegandoli a voce alta, poi scrissi a mia madre di dov'ero.
Mi fermai a fissare il vuoto così una volta che mi svegliai guardai l'orologio preoccupata, le 7.00 .
Arrivarono presto le 7.40 e tutti i miei compagni erano arrivati in classe.
La prof aveva cominciato a raccomandarsi di fare un bel lavoro soffermandosi sul viso di qualcuno.
Distribuita la prova guardai le mie amiche che mi risposero con un segno d'intesa.
Ce la faccio, ci andremo.
Finite le prove fissai il foglio con il mio nome prima di vedermelo sottrarre dalle mani dalla prof.
Un sospiro di sollievo si liberó nella classe.
Chissà se anche Cameron l'aveva passato.
"Ho finito le prove, non mi sono sembrate molto difficili, speriamo bene!" Scrissi a mia mamma.
"Tranquilla, per quanto hai studiato saranno andate benissimo!!
Baci, mamma".Appena aprii la porta di casa una valanga di domande mi bloccó alla porta e poi mi fece entrare e servire di tutte le cose che mi piacciono:
Il mio piatto preferito, il bicchiere alto da festa che mi sarebbe sempre piaciuto usare e una scatola di cioccolatini per tutti, ma soprattutto per me.Dopo aver mangiato e rimandato alcune domande a dopo mi lasciai cadere sul divano e presi il telecomando. Da molto non guardavo la televisione, così rimasi per una mezz'ora piena in balìa di questa.
Suonarono al campanello.
Mi alzai e chiesi chi fosse, e la risposta fu "Kian!".Kian era venuto per accertarsi che tutte le preoccupazione che avevo per questo esame i giorni prima fossero svanite. Mi fece molto piacere e non appena lo feci entrare mia madre lo salutó come se non lo vedesse da tempo, e in effetti era così.
Nemmeno serve dire che mia madre lo fece sedere e gli disse di rimanere per cena.
I miei lo salutarono come se non se ne fosse mai andato, come fosse mio fratello.Passai il pomeriggio con lui... Facemmo addirittura un video che nessuno dei due avrà mai il coraggio di mettere da nessun'altra parte.
Kian la sera dovette scappare così ne approfittai per farmi un giro in bici tra i campi vicino a casa mia.
C'era molto vento così decisi per un momento di rallentare e, al tramonto mi fermai sotto ad un albero, poggiai la bici al tronco e mi sedetti sul ramo più basso.
Guardavo quell'esplosioni di colori caldi svanire all'orizzonte portando con sè quella palla rossa di fuoco. E rimanevo lì a guardare.
Pensai di accendere la musica, ma avrebbe solo rovinato il momento.
Mi arrivó un messaggio nello stesso istante che misi in pausa il telefono.
"Allora, valeva la pena di preoccuparsi così tanto delle prove? -Cameron"
Rilessi un paio di volte per accertarmi fosse quel Cameron, poi pensai che gli avesse dato Kian il mio numero.
Risposi.
"Credo siano andate bene! A te?"Per minuti non arrivó nulla.
Risalii in groppa alla mia bicicletta e andai verso casa.Il cestino della mia bici vibró, lo presi in mano e d'istinto risposi.
"Hey"
"Chi è?"
"Come chi è, Cameron!"
Certo, se avessi guardato chi chiamava prima di rispondere...
"Allora... Pensi che ci sarai?"
"Con la scuola? Spero... Ma credo di si"
"Bene, pure io credo ci saró"Bloccai la bici altrimenti si sarebbe sentito il fiatone e decisi di spingerla a mano.
Ci fu un silenzio imbarazzante quindi iniziai:
"Allora magari ci vedremo lì"
"Magari si"
"Già, beh ci vediamo a scuola, devo scappare"
"Certo scusa, ciao"Aspettai che mettesse giù lui ma a quanto pare faceva lo stesso.
Misi giù e ricominciai a pedalare.