CAPITOLO 1

572 53 27
                                    

Devi stare calma, devi stare calma, devi stare CALMA!

Ripetei questa frase un sacco di volte guardandomi intorno. Giocavo  nervosamente con la matita tra le mani. Tutti i miei colleghi iniziarono ad agitarsi e c'era una tensione nell' immensa sala, che si tagliava con il coltello. In cinque anni che lavoravo lì, non era mai capitato che il capo fosse così in ritardo. Ormai era passata più di mezz'ora e sicuramente tra un po' ognuno sarebbe tornato nel proprio ufficio.

Se c'era una persona che odiava gli imprevisti più di tutti quella ero io. Tutte le mie giornate erano programmate per filo e per segno, quindi questo ritardo rappresentava un grosso problema. Sicuramente una volta tornata in ufficio avrei dovuto disdire qualche impegno della giornata.

Non ci voleva assolutamente, anche perché quel giorno dovevo accompagnare Oliver in ospedale. Oliver era il mio coinquilino e amico d'infanzia. In poche parole, il fratello che non avevo mai avuto. Quindi in quella giornata la mia priorità era senza ombra di dubbio lui.

Dopo aver aspettato altri venti minuti, decisi di alzarmi e andarmene, lasciando gli altri perplessi e tentati di seguire il mio esempio. Senza esitare aprì la porta per uscire, tuttavia mi ritrovai davanti Ellen. Stranamente era meno rigida del solito, anzi sembrava abbastanza scossa. Alzò lo sguardo su di me e notai subito il suo tentativo di mascherare i suoi sentimenti. Regolare.

«Vai da qualche parte?», mi chiese con tono calmo.

«Veramente me ne stavo andando dato che non arrivavi più. Sai che odio aspettare più del dovuto.» le risposi con tono altrettanto calmo. Mi scrutò un attimo, prima di riprendere il discorso.

« Sì, lo so. Ho avuto una brutta notizia riguardo una persona a me cara. Sai meglio di chiunque altro che non tollero i ritardatari. Quindi fammi un favore Daphne, rimanda tutti nel proprio ufficio. La riunione è annullata.», disse stremata.

«D'accordo Ellen, forse è meglio che tu vada a casa. Non hai una bella cera.»

«Menomale che qualcuno dei miei dipendenti ha il coraggio di dirmi la verità. Comunque credo seguirò il tuo consiglio. Vai da Nadia e dille di disdire tutti i miei impegni di oggi, okay?», mi chiese mentre ci avviavamo verso l'ascensore.

«Non preoccuparti, ci penso io»

«Grazie Daphne! Ci vediamo domani.», sussurrò prima che le porte del suo ascensore si chiudessero.

Tirai un sospiro e rientrai in sala riunioni. Tutti si misero sull'attenti appena mi videro.

«La riunione è annullata, quindi siete tutti pregati di ritornare nei vostri uffici e riprendere con i vostri compiti.», sentenziai con tono severo. Neanche il tempo di contare fino ad uno, che si erano tutti volatilizzati. Sicuramente un aspetto che amavo del mio lavoro.

Decisi di andare nel mio ufficio e una volta arrivata, trovai Madison già sull'attenti. Mi accomodai sulla mia poltrona e le feci un cenno in modo che chiudesse la porta.

«Siediti pure e aggiornami su tutto.», sbottai innervosita.

«Allora Signorina, mi ha chiamato il Signor Wilson per dirmi che... », la fermai ancor prima che potesse finire.

«Madison annulla tutti i miei impegni che vanno dalle tre alle cinque di questo pomeriggio.», tagliai corto.

«Ma Signorina, come...»

«Madison, non fartelo ripetere. Ormai ho perso più di un'ora e ho un progetto da portare avanti. Alle cinque devo essere già in ospedale, quindi ti sarei grata se facessi il tuo lavoro, oppure sai dov'è la porta.», le risposi con tono molto seccato. Si alzò tremante e mortificata.

𝐓𝐖𝐈𝐒𝐓 𝐎𝐅 𝐅𝐀𝐓𝐄Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora