"Appena sentirete il segnale partirete, non un secondo prima, non un secondo dopo, ci siamo spiegati?" chiese la donna con aria seria.
Langa e gli altri partecipanti annuirono, erano in fila, a distanza di un metro l'uno dall'altro, davanti a loro c'era una lunghissima discesa illuminata da pali della luce, ai lati c'erano gli spalti, dove una folla entusiasta era pronta a fare il tifo.
Tra quelle persone c'era anche Reki, e Langa non lo sapeva, ma persino sua madre. Reki aveva deciso di dirglielo, la donna ne sarebbe stata molto felice.
Un briciolo di agitazione cominciò a scorrergli nelle vene, abbassò gli occhialini e visualizzò la pista davanti a sé. Il suo snowboard azzurro, in tinta con i suoi capelli, spiccava in mezzo a tutti i partecipanti.
Quell'adrenalina pre gara, Langa la ricordava come se fosse ieri, sapeva ancora come si facesse, ma non poteva credere di essere di nuovo lí.
Si sentì un fischio, e tutti si diedero una spinta e partirono, Langa compreso.
Il suo snowboard faceva rumore a contatto con la neve, poteva notare la scia che si creava dietro di sé e i fiocchi di neve che veloci gli scorrevano tra i capelli.
A un tratto gli mancò il fiato, rivide il sé stesso bambino che correva tra le braccia di suo padre con una medaglia in mano. "Guarda papà, sono stato bravo?" "Il migliore di tutti, tesoro"
Chiuse gli occhi e cominciò a rallentare, non capiva più nulla. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, come se nulla da quel giorno fosse più accaduto, se avesse riaperto gli occhi, avrebbe sentito suo padre?
"VAI LANGAAA!" Una voce prorompente tra gli spalti lo fece tornare alla realtà, tornò a respirare e con la punta dell'occhio lo vide, vide il suo Reki con le mani accanto alla bocca che urlava a squarciagola.
Per lui.
Ora aveva capito. Non aveva più suo padre a fare il tifo per lui, ma non era rimasto solo, adesso c'era Reki, e non lo avrebbe più lasciato andare. Avrebbe portato a termine questa gara.
Per lui.
Acquistò velocità e assottigliò gli occhi. Davanti a sé c'era una salita adatta a un salto. Così fece, ormai non badava più agli altri concorrenti, c'erano solo lui e la neve.
Si librò in aria come un angelo, sentendo il senso di libertà attraversargli il corpo. Dio, come aveva fatto a stare per tutti quegli anni senza lo snowboard?
Si ricordò di quando per imparare ad andare sullo skate, aveva chiesto a Reki di legarlo con i piedi alla tavola, proprio come si faceva con lo snowboard. Era sembrato un pazzo agli occhi di tutti, Reki invece rideva e lo aveva trovato straordinario.
Atterrò perfettamente, superando gli altri a mano a mano, il traguardo era vicino, poteva vederlo.
Si spinse con tutta la forza che aveva in corpo e finalmente tagliò il traguardo, mente un coro di urla emozionate si levava dalla platea.
Sfinito, si lasciò cadere sulla neve, cercando di prendere fiato.
"E la vittoria va al numero 17" disse una voce dagli altoparlanti "il secondo posto al 25 e il terzo al numero 6"
Medaglia d'argento, per nulla male per uno che non si era allenato per anni e anni.
Vide qualcuno corrergli incontro, urlando "scusate, permesso" e facendosi goffamente spazio tra le persone.
Reki si catapultò con le ginocchia per terra, stringendo Langa in un abbraccio caldo.
"Ce l'hai fatta! Sono così orgoglioso di te che potrei piangere" Ma Reki non lo aveva notato che quello che stava piangendo era proprio Langa, forse perché neppure il diretto interessato se n'era reso conto.
Una lacrima solitaria gli scorse sulla guancia, mentre un sorriso enorme si faceva spazio sul volto di Langa.
"Langa tu...stai piangendo, non ti sarai mica fatto male" chiese il ragazzo preoccupato. Ma Langa negò.
"Sono solo...così felice!" Portò le braccia dietro la schiena di Reki e lo trascinò con sé a stendersi sulla neve.
"Langa! Che fai" Entrambi ridevano come due bambini, l'uno stretto all'altro.
"Senza di te non ce l'avrei mai fatta Reki"
Il rosso si tirò su con la schiena, lasciando un bacio morbido sulle labbra del maggiore, incurante delle persone che lo circondavano. "Te lo sei meritato"
Ma presto non furono più soli, a raggiungerli ci pensò la mamma del ragazzo, con gli occhi lucidi e le guance rosse. "Il mio bambino" sussurrò.
Langa si tirò su, correndo verso la donna per stringerla in un'abbraccio.
"Ciao mamma, sono a casa"
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