L'aereo era appena atterrato, i due ragazzi avevano dormito quasi per tutto il viaggio. "Reki" lo chiamò Langa dolcemente "su sveglia, è ora di scendere".
Lui si strofinò gli occhi, lasciandosi andare a uno sbadiglio. "Ti ho visto lo stomaco" ribattè l'altro.
Reki ridacchiò "pff, ma smettila" Aveva il viso arrossato, forse perché era stato appoggiato tutto il tempo alla spalla del maggiore, o forse perché proprio questo pensiero lo imbarazzava tantissimo.
La signora Hasegawa era prontissima per partire, con il navigatore li aveva portati alla fermata dell'autobus che si sarebbe recato presso la baita che avevano affittato.
A mano a mano che avanzavano, il posto risultava sempre più innevato e freddo, nonostante nel cielo splendesse il sole. Quelle montagne, quei laghi ghiacciati e gli animaletti che sbucavano tra i cespugli creavano un'atmosfera da favola.
"Wow, è così diverso dal Giappone" disse Reki incantato, ed effettivamente neppure Langa ricordava bene come fosse stare in quei luoghi.
Da bambino gli piaceva rincorrere le lepri che gironzolavano intorno casa sua, ma la mamma non gli permetteva di allontanarsi troppo, con tutti quei corsi d'acqua e tempeste di neve poteva essere molto pericoloso.
Arrivati alla baita, si poteva notare in lontananza la funivia che trasportava gli sciatori, più in là si sentivano gli schiamazzi delle persone e il rumore di una improvvisa virata.
Langa ricordava bene quel suono, era impresso nei suoi ricordi, erano loro: le piste di snowboard.
Mentre la donna parlava con la direttrice e si occupava di prendere le chiavi delle stanze, Reki aveva notato Langa immobile, ancora fuori l'abitazione, intento a fissare qualcosa.
Si avvicinò maggiormente, accorgendosi di quell'aria un po' malinconica, così di impulso portò una mano accanto alla sua e gliela strinse.
Langa sobbalzò, riportando finalmente l'attenzione sul più basso, e notando un ampio sorriso sul suo volto. "Ti mancava un po', non è vero?"
Annuí, sorpreso di come quel ragazzino buffo riuscisse sempre a comprenderlo fino in fondo. Ma non era solo questo, insieme alla nostalgia in lui si era manifestato anche una sorta di timore, il ricordo di quanto aveva sofferto alla scomparsa del padre.
Reki strinse la presa più forte "non preoccuparti, sono sicuro che ci faremo dei ricordi stupendi"
Un sorriso si propagò sulle labbra dell'azzurro. Con un dito sollevò il guanto della mano di Reki, creando uno spazio per infilarci la sua mano.
"Che fai?" Chiese l'altro con la voce tremante. "Attraverso il guanto non riuscivo a sentire il calore della tua mano".
Reki restò muto, con gli occhi spalancati e l'imbarazzo che fuoriusciva da tutti i pori. "A-aspetta" disse.
Staccò la presa per sfilarsi il guanto, lo ripose nella sua tasca e tornò a stringere la mano di Langa, questa volta le loro pelli erano a contatto.
"Brrr, hai la mano gelata, come hai fatto a stare fino ad ora senza guanti?!" "Ti dimentichi che sono il re dei ghiacci" affermò trionfante Langa.
"Si certo, uno yeti" ribattè l'altro scoppiando a ridere così forte da doversi tenere la pancia. "H-hey! Non è divertente!"
I due rientrarono con ancora le guance rosse, la signora Hasegawa gli indicò la stanza, lei avrebbe dormito in una singola.
"Non credevo che una piccola baita di legno potesse essere così accogliente" esclamò Reki, mentre si guardava attorno nel corridoio.
"Mh" annuí l'altro "queste case sono molto piccole ma trasmettono un grande calore umano" "Già! Sembrano quelle che si vedono nei film natalizi"
Appena entrati notarono che le valige erano già state portare all'interno, ma quella non fu l'unica cosa che attirò la loro attenzione.
Il letto era in comune, un grosso letto a due piazze posizionato al centro della stanza. Entrambi diventarono paonazzi ma nessuno osò dire una parola a riguardo, del resto ad entrambi la cosa poteva solo far piacere, ma non era il caso di darlo troppo a vedere.
"Siamo amici" si ripeteva Reki nella mente "non c'è nulla di male se dormiamo vicini, sarà come fare un pigiama party".
Nonostante cercasse di autoconvincersi, la sua mente vagò altrove per tutto il tempo che i due disfarono le valigie.
Ormai era ora di pranzo e lo stomaco di Reki aveva iniziato a brontolare. "Reki" lo chiamò Langa trattenendo a stento una risata "hai fame?"
"Sto morendo" "Allora è deciso" ribattè l'azzurro mettendosi in piedi "scendiamo in salotto a farci una bella scorpacciata che oggi pomeriggio ne avremo di energie da sprecare"
Reki si portò una mano tra i capelli "non vedo l'ora ma allo stesso tempo questa frase mi preoccupa..." riflettè per qualche secondo "oh che importa, l'ultimo che arriva giù paga pegno!"
"Cos-" spalancò gli occhi il maggiore "ma sei partito prima, non vale, Reki aspetta!" E corsero per le scale come due bambini.
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