Tra passato, presente e futuro?

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《Rosa》esclamai, fiondandomi in camera della ragazza, con la voce un poco tremante, dolcemente agitata.
La ragazza sgranò gli occhi. Non ero solita alzare la voce, prediligendo un tono medio-basso, a meno che, non fosse necessario.
Lo sguardo interrogativo e attendente di scoprire tutti i motivi della mia disperata corsa, affamata del suo aiuto, ribollì nel mio cuore.
Cosa pensavo di risolvere recandomi da lei, se non potevo raccontarle neanche uno strascico di quanto mi passasse per la testa? E perché non potevo farlo? Neanche quello le potevo dire. E perché non potevo? Perché lei non poteva sapere. Perché io non potevo rivelare a nessuno di ciò.
Pareva un circolo vizioso di divieti imposti da una forza superiore, una sentenza inappellabile, da cui nessuno poteva trascendere, io in special modo, priva di quel diritto, in realtà, fondamentale.
Il diritto alla libertà, che, solo dopo quell'esperienza, conobbi totalmente, grazie a quel bacio. Un bacio in grado di cambiare l'intera vita di una persona. Un bacio in grado di salvare.
《Ho baciato Sangio》sussurrai flebilmente, come se fossi un cane disobbediente.
I sensi di colpa si fecero strada nella mia testa.
Solo in quel momento, compresi il motivo della sua reazione, tale e quale a quello per cui non avrei voluto assecondare il suo bacio.
Entrambi eravamo fidanzati, certo, in condizioni particolarmente, ma ciò non scioglieva quel legame, che ci legava ad altre persone, a cui doveva rispetto. Io dovevo rispetto a Josh.
O, almeno, così pensavo, in quel lontano 2020.
Chissà come avrebbe reagito, se avessero mandato in onda quelle scene, in uno dei tanti day time. Probabilmente, seguiva più quelli che le puntate "vere". In fondo, da esse ci avrebbe ricavato molto meno.
Rosa, invece, sorrise, con la faccia di chi sapeva già tutto da tempo e l'aveva anticipato. Ora fiera delle sue intuizioni mi guardava, felice, in cuor suo, non consapevole della situazione, di quanto successo.
Anche io ero felice. Mentire sarebbe stato inutile. Lo ammisi a me stessa, stanca di fingermi dietro a un'infinita serie di bugie, che non si reggevano in piedi neanche con le stampelle, a cui nessuno avrebbe potuto credere.
La finzione. L'unica mia ancora. L'unico mio salvagente. L'unica mano a cui aggrapparsi. L'unico ossigeno da respirare. L'unico scudo con cui proteggersi, dietro cui nascondersi.
La finzione. L'avevo sempre detestata.
La finzione. Arrivai a nutrirmi di essa, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo.
《E poi "non può essere nulla", eh》rise provocatoriamente.
Abbassai la testa.
《Ei》sussurrò avvicinandosi. 《Non ci puoi fare nulla. Non è colpa tua se provi determinate cose verso di lui. Non sentirti in colpa》.
Era colpa mia. Dovevo reprimere quei sentimenti.
In quel preciso istante, arrivò Kika.
《Cioè, hai veramente baciato Sangiovanni?!》chiese quasi urlando quanto bastava per farlo sentire a praticamente tutta la casetta.
Le feci segno di abbassare la voce. Ci mancava solo che lo scoprissero tutti.
《Ora mi tocca pulire al posto di Raffa》sbuffò divertita.

Il freddo di dicembre mi pungeva le gambe, coperte dalle collant.
Il cappottino bianco scaldava il mio busto. Mi ci strinsi dentro.
Arrivai in saletta, per la lezione di classico, prima del dovuto.
Trovai il maestro Montesso intento a sistemare le sbarre.
Rimasi sulla porta, per via del Covid, che ci impediva di entrare a contatto, che mi privò, persino, di donargli un abbraccio, per ringraziarlo di tutto ciò che fece per me.
Mi propose di iniziare il riscaldamento, nonostante non fosse arrivato ancora nessun altro.
Finì lo stretching, una delle cose da me più amate e nel quale mi sentivo perfettamente; per poi avvinghiarmi alla sbarra, stringendola con la mano.

Solo un quarto d'ora dopo, il gruppo ci degnò della suo presenza.
Ripetemmo il primo esercizio almeno sei volte, poiché, ritualmente, qualcuno commetteva un errore "inammissibile", facendo andare su tutte le furie il maestro, esasperato dalla situazione.
Egli continuava a urlare rimproveri.
I ragazzi, eccetto Samuele, si lamentavano senza sosta.
Giulia si perdeva nei suoi pensieri, mezza addormentata e con gli occhi perennemente socchiusi.
Rosa si faceva domande esistenziali e sul motivo per cui si trovasse lì.
Martina lamentava continui dolori a qualsiasi parte del corpo che le saltasse per la testa.
Riccardo pareva essere già completamente sfinito.
Un disastro totale, insomma.
Il colpo di grazia, però, avvenne quando il maestro decise di continuare la lezione per venti minuti, visto che non avevamo fatto abbastanza. E come dargli torto...

Dammi due ali per volare🦋 ~ Sangiovanni Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora