Il fumo si confondeva con le nuvole nel giallo tenue del tramonto. Fu la prima cosa che il piccolo Tom notò appena si sedette. Sarebbero state bellissime, se lui non avesse saputo cos'erano veramente: se fosse stato più fortunato, avrebbe potuto cercarvi forme di animali, o meravigliarsi di come splendevano al sole. Magari la fabbrica gli sarebbe sembrato un misterioso castello fra le montagne. Ma Tom non riusciva a vedere nulla di tutto ciò. Vedeva un mostro. Un animale scuro e famelico che respirava affannosamente, sputando veleno nell'aria e inghiottendo centinaia di adulti e bambini.
Tom chiuse gli occhi. Respirò aria fresca, limpida. Sentì il legno ruvido e vitale della radice su cui sedeva con la punta delle dita, mentre l'erba e le piante del sottobosco gli facevano il solletico alle gambe. Il suo petto si riempì di una sensazione nuova, luminosa quanto il sole che andava a nascondersi dietro le montagne.
Si alzò e si mise a camminare, voltando definitivamente le spalle alla fabbrica. Non aveva nulla: nè soldi, nè famiglia, nè casa. Nulla se non la sua speranza, e un semplice ma nitido desiderio: lasciarsi indietro il mostro per sempre.
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Diario di una giovane scrittrice
DiversosUna raccolta di storie, one shot, pensieri e magari un giorno anche poesie. Un giornalino di idee diverse che ho deciso di condividere col mondo in un unico luogo.