|Oneshot| La caccia

15 2 2
                                    

Wymark analizzò attentamente la chiesa.
Secondo il rapporto, la bestia si trovava lì solo da una settimana, eppure i segni della sua presenza erano evidenti: tutte le candele erano spente, gli arazzi strappati, le panche rovesciate e ricoperte di graffi.
Ma nonostante i danni, quello si prospettava essere un lavoro semplice. I segni erano chiaramente quelli di una creatura piccola.

Il giovane posò la sua valigia sull'altare e la aprì. Le sue lunghe dita scorsero tra siringhe e pistole di vari tipi e dimensioni, tutte disposte ordinatamente in diversi scomparti e cariche dello stesso liquido rosso intenso.
Poi, improvvisamente, un rumore.

Wymark si girò di scatto verso la fonte del suono, l'arma carica. Ma la bestia era già sparita.
Il ragazzo restò un attimo sull'attenti, poi sospirò e fece scivolare una siringa e un paio di piccole sfere nella sua tasca.

Il cacciatore si guardò di nuovo intorno e notò un'anomala macchia di colore sul pavimento. Si avvicinò e la riconobbe: era una carta di caramella. Ma lui non aveva mangiato nessuna delle caramelle che aveva in tasca.

Wymark sentì degli altri rumori provenire da dietro una panca, ma stavolta non scattò.

I predatori più pericolosi sono quelli più pazienti. Questo era il motto del suo maestro, e Wymark aveva imparato a non contestarlo.

Adagiò una manciata di caramelle variopinte sull'altare e poi, con tutta la calma del mondo, si avviò verso l'uscita.
Era solo un paio di passi fuori dalla porta quando sentì dei versi acuti provenire dalla chiesa.

Wymark si voltò verso la sua preda con un ghigno soddisfatto.

Fin troppo semplice, pensò il giovane.

Ora che era rinchiusa in una rete, era possibile distinguere l'aspetto della bestia: era un piccolo quadrupede dal pelo bianco, tranne che per le estremità delle zampe, delle orecchie e della coda vaporosa che erano invece di un viola scuro.

Una persona qualunque avrebbe potuto trovarla adorabile, ma Wymark non si fece impressionare. Estrasse una siringa pieno di liquido letale e posò il suo sguardo freddo sulla bestia. Essa cercò di dimenarsi, ma la rete indistruttibile era ancorata a terra da una piccola sfera dalle stesse dimensioni di una caramella.

Il giovane ignorò i versi sempre più disperati della creatura e avvicinò la siringa al suo fianco.
Era da anni che faceva quel lavoro e ormai aveva imparato a mettere a tacere la coscienza. Del resto, le bestie non ne avevano una.

Wymark Leasly, appena venticinquenne, era già il più abile cacciatore che il Ministero aveva da offrire. Un ragazzo avvenente e nel fiore degli anni, ma con l'esperienza di un adulto e gli occhi scuri e stanchi di un vecchio. Con la sua intelligenza aveva stupito tutti all'Accademia. Ma nessun addestramento avrebbe potuto prepararlo per quello che stava per sentire.
Non i versi indistinti tipici delle bestie. Una parola, una voce umana. La voce di una bambina.

《Aiuto!》

Wymark lasciò cadere la siringa e osservò la creatura, pietrificato. Riuscì solo a mormorare una parola: 《Clarissa?》

Ho scritto questo racconto quasi due anni fa ma mi sono scordata di pubblicarlo. Incredibilmente regge ancora. Enjoy.

Diario di una giovane scrittriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora