|Immagini e Oneshot| La Grande Luna

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Arden guardò davanti a sè. All'inizio le immagini gli apparvero sfocate, un miscuglio di marrone, bianco e violetto senza significato. Poi iniziò a vedere con chiarezza, e rimase a bocca aperta. Nella vita aveva visto milioni di immagini dello spazio, quel nero sconfinato tempestato di una quantità di stelle che non avrebbe mai potuto immaginare di vedere fra le soffocanti luci della sua città. E milioni di volte aveva visto quelle rosse, immense montagne, come templi costruiti da giganti. Ma non aveva mai visto la Grande Luna dal vivo. Grande era a dir poco: prendeva quasi tutta la sua visuale, era bassa sull'arco formato dalle montagne e le completava come la cupola di una chiesa. Le stelle erano fitte e splendenti, e la via lattea sembrava originare dalla Luna stessa, come se questa si stesse sgretolando.

Dopo la meraviglia venne la sofferenza: Arden emise un urlo sommesso e si toccò il ventre. Risollevandola, scoprì la mano tinta di un rosso violento quanto il dolore che lo tagliava in due. Ecco perché era svenuto. Ma come era successo? Non riusciva a ricordarlo.
Poi percepì qualcos'altro: delle lisce ma forti mani che gli stringeveano gli avambracci da dietro. La persona dietro di lui teneva la sua testa appoggiata delicatamente sulle gambe. Finalmente qualcosa di normale.

《Ean》 sussurrò. Riusciva a malapena a parlare.

《Shh》 lo ammonì Ean, la voce un sussurro. 《Non parlare. Risparmia le forze.》
Arden alzò lo sguardo per vedere il suo viso preoccupato che lo guardava dall'alto. La luce della Grande Luna rendeva la sua pelle e i suoi capelli innaturalmente chiari ancora più splendenti.

《Cosa è-》

《Ti avevo detto di non parlare.》 Ean sollevò le mani bianche. Nonostante il caldo di quella sera, Arden sentì la pelle rabbrividire dove il contatto si era interrotto. 《Ti farà male》 disse Ean, poi iniziò a premere sulla ferita. Arden si morse il labbro per non urlare. Presto il dolore iniziò a diminuire, e così il sanguinamento.

《Stai ancora sanguinando》 mormorò Ean. 《Differenze anatomiche, suppongo》 spiegò. 《Ma almeno ha funzionato, dovrei essere in grado di portarti da un vero dottore.》

《Non sapevo nemmeno che tu fossi in grado di fare cose del genere.》

《Anche io avevo i miei dubbi. Ho dovuto... fare diversi giri per ottenere ciò che mi serviva. Ma l'importante è che tu stia bene. Pensi di poterti alzare?》

《Posso provarci》 rispose Arden, poi rivolse di nuovo al panorama irreale davanti a lui. 《Ma è quasi un peccato andarsene. È così bello, qui.》

Ean gli rivolse un sorriso malinconico.
《Sei in punto di morte, eppure pensi a guardare il panorama.》

《Mi hai insegnato bene.》
In qualche modo Ean riuscì a mettere in piedi Ardan e a fallo scendere dall'altura su cui si trovavano recentemente fino alla valle. Quando la vide, Arden sobbalzò e rischiò quasi di cadere per terra. Fra il dolore e il sollievo di vedere Ean, non aveva notato che la soffusa luce rosastra che li illuminava non c'era più, così come ciò da cui proveniva. Ora si estendeva davanti a loro senza alcun ostacolo, vuota e scura come un cielo senza stelle.

《Se ne sono andati》 ansimò Arden.

Ean evitò il suo sguardo.
《Devo portarti al sicuro》 disse soltanto.

《Ean, se ne sono andati, la nave se n'e andata》 insistette Arden, sempre più impanicato. 《Sei bloccato qui- guardami.》 Spostò il viso di Ean verso il suo con la mano. Era ancora pesantemente appoggiato a lui. 《Perchè non sei andato con loro? Come farai a tornare?》

Ean lo guardò senza proferire parola. Ci fu un lungo, teso silenzio, come se ognuna delle stelle che li sovrastata stesse trattenendo il fiato insieme ad Arden.

Ean non era come gli altri. Arden lo aveva capito fin dal primo momento in cui l'aveva visto. Si guardava in giro con la meraviglia di un bambino, ma parlava con la saggezza di un adulto. Le sue mani erano troppo fredde, troppo bianche, ma il suo sorriso era più caldo e splendente del sole. Parlava per ore di quanto fosse bella la Terra, della sua quantità infinita di colori e odori e sapori, della diversità della sua gente. Di quanto le ricche e rosse sabbie del deserto gli ricordassero della pelle di Arden.
Ean era troppo perfetto per quel mondo, perché non vi apparteneva. Era nato tra roccia grigia e spazio immenso, lontano anni luce dalla confusione e dal rumore della Terra. Era figlio di quella stupenda, immensa Luna che stava per tramontare. E ora non avrebbe più potuto tornarci.

《Troverò un modo》 disse Ean a bassa voce. Il suo sguardo era inespressivo. Arden non l'aveva mai visto così: era quello l'aspetto della sua disperazione? Avrebbe preferito non doverlo mai scoprire.

《E se non ci riesci?》 domandò Arden con un filo di voce.

《Allora non tornerò》 rispose deciso Ean. 《Ma non importa. Ora devi guarire.》

Arden deciso di non controbattere. Guardò un'ultima volta la Luna, bellissima ma lontana e fredda come la gente che vi abitava. In fondo era grato che Ean non fosse tornato lì, diventando irraggiungibile. Anche se era stata colpa sua.
《Va bene》 disse. 《Torniamo a casa.》

Diario di una giovane scrittriceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora