Esiste una leggenda che parla di Antinea, nata dall'unione di esseri umani e creature del bosco e del suo compagno di giochi, il fauno Yhorus e di un viaggio alla scoperta del meraviglioso mondo delle foreste dei Fuochi di Giada.
Prima di partire in questo viaggio, Yhorus le regala una ghirlanda di fresie bianche, come simbolo della sua purezza d'animo e della forza della passione, augurandole di dissolvere, con la sua danza incantata, la tristezza e la malinconia di chi soffre.Antinea partì, addentrandosi nella foresta del padre elfo, alla scoperta dei suoi poteri e le fresie rimasero per sempre un modo per ricordargli da dove veniva e rievocare sua madre. *
-Hai idea di quando vada via tuo padre? – chiese Annamaria, curiosando tra i fiori freschi e profumatissimi.
Ancora una volta, Federico era finito a fare da accompagnatore alla sua amica bionda in una delle sue gite al vivaio. Non che si lamentasse, al contrario: trascorrere del tempo con lei era diventato ancor più piacevole di prima da quando la loro fiducia reciproca si era rafforzata. Erano più complici, più confidenti.
Anna, a dispetto di quello che lui aveva immaginato, aveva dimostrato forza e reattività rispetto alla sua condizione, spogliandosi nel giro di poco tempo della tristezza che l'aveva attanagliata. La vedeva diversa, nonostante fosse passata solo una settimana dall'accaduto.
-Secondo me non lo ha neanche fatto il biglietto del ritorno – borbottò con aria fintamente annoiata, osservando i colori vivaci dei fiori. Riusciva a distinguerne diversi ormai, tulipani, ortensie, azalee.
La ragazza rise e nel farlo i lunghi capelli biondi presero ad ondeggiare, rilasciando un fresco profumo di albicocca.
-Meglio no? – rise, aggiustandosi le pieghe del vestito lilla. -Puoi passare più tempo con lui.
Federico annuì pensoso. -Di quello sono felice, quello che mi lascia perplesso è la storia con mia madre.
Anna si sistemò i capelli dietro le orecchie, facendo tintinnare i braccialetti colorati che portava sui polsi sottili. -Di che ti preoccupi?
Federico si scoprì ad indugiare su dettagli di lei che non aveva mai notato, ad esempio le clavicole sporgenti che risaltavano il collo sottile, sul quale indossava una collana d'argento. Annamaria era sempre stata bella, lo sapeva, ma lui non l'aveva mai osservata davvero con attenzione. Probabilmente, gli ultimi eventi lo avevano portato a rivalutarla a tal punto da iniziare a scorgere di lei qualcosa di luminoso, puro.
-Hanno cose irrisolte e non credo che mia madre sia nella posizione di discuterne con chiarezza – borbottò, spingendo il carrello con i futuri acquisti dell'amica. Era stracolmo di sacchi di terriccio, attrezzi da giardinaggio, piante in vaso.
-Ma che ne sai – rise lei, leggendo le istruzioni di utilizzo di alcuni bulbi. -Sono adulti, dopotutto, se vogliono tornare insieme possono farlo senza che tu stia qui a giudicarli, no?
Federico rise a sua volta. -Non lo sai che tutto quello che accade in casa mia passa sotto il mio insindacabile giudizio?
-Pensavo che il tuo insindacabile giudizio si estendesse su tutto l'universo, non solo su casa tua – rispose lei, piccata.
-Da quando mi rifili queste risposte sarcastiche? – fece lui, fintamente sorpreso.
Annamaria gli fece una smorfia. -Da quando ho capito che hai bisogno di qualcuno che ti tenga testa per rimetterti in riga.
Federico sapeva che in qualche modo era vero, che aveva bisogno di qualcuno che lo fronteggiasse come aveva sempre fatto Emma. Annamaria, dolce e delicata, non aveva lo stesso fare malizioso e giocoso, ma accettava di buon grado quei timidi tentativi di presa in giro.
Neanche provandoci avrebbe potuto mai rimpiazzare Emma: il modo in cui lo faceva sentire era unico e speciale, così come lo era lei.
-Comunque credo si siano già parlati – riprese il discorso, aiutando Annamaria a mettere nel loro carrello altre piante in vaso. -Sono convinto che mio padre voglia tornare con lei ma che lei abbia delle riserve.
-Non puoi darlo per assodato, magari è una tua idea – fece spallucce lei, alzando un vaso contenente della menta profumatissima. Federico la aiutò ma lei si sporcò comunque le dita e il vestito di terra.
-Difficilmente mi sbaglio.
Annamaria tirò fuori dalla borsetta marrone delle salviette imbevute con le quali ripulirsi. -Dovresti essere solo contento, se tornano insieme.
Federico non riusciva però a lasciarsi andare come voleva su quella situazione. Era rimasto troppo scottato da tutta la storia dei suoi e, anche se stava allentando le redini della sua rabbia nei confronti della madre, ancora non era riuscito del tutto. Probabilmente ci voleva solo tempo, in quel caso.
Dopotutto, per lui era già un notevole passo in avanti avere la possibilità di confrontarsi quotidianamente con Giancarlo, vedere Alberta felice nello stare con il papà, vedere Simona meno apprensiva perché poteva smezzare le responsabilità genitoriali con l'ex-marito.
Nello spostare i restanti vasi, Federico sentì improvvisamente un odore fortissimo di gelsomino, anche se nelle vicinanze non ce n'era traccia. Quell'odore – così familiare, così casalingo per lui – ormai lo riportava all'immagine di Emma che raccoglieva fiorellini dal cespuglio di casa sua.
Quasi scioccamente si girò di scatto, immaginando di vedere Emma proprio lì, come era accaduto l'ultima volta. La vide fasciata da uno svolazzante vestitino rosa, i capelli in una delle sue buffe acconciature, le orecchie a sventola in mostra, le lentiggini esibite con orgoglio.
L'immagine nella sua testa fu così vivida che la vide quasi avvicinarsi a lui mentre stringeva in mano una violetta – lo stesso fiore che gli aveva lasciato sul letto – per poi porgergliela.
-Ti amo anche io – gli diceva nella sua fantasia, piegando le labbra color fragola in un sorriso ampissimo.
-Federico? – lo chiamò la voce di Annamaria, che gli stava schioccando le dita sotto il naso. -Tutto bene? – gli chiese, preoccupata, guardando nella stessa direzione in cui Federico si era distratto immaginando Emma. In realtà, davanti ai ragazzi c'era solo una parete di attrezzi da giardinaggio.
Federico si riscosse, massaggiandosi le palpebre. -Sì, stavo pensando.
-Stavi sognando, direi – lo corresse lei bonariamente.
Gli era già capitato di indugiare con i pensieri su di Emma, nei giorni precedenti. Non era la prima volta che lei non si facesse viva per un lasso di tempo lungo, ma l'idea che lei potesse non tornare lo faceva stare male. Si sentiva speranzoso di vederla in ogni singolo momento della sua giornata, nelle situazioni più improbabili. Inutile dire che, ad ogni modo, lei non si fosse palesata, disilludendo le sue speranze.
Sognarla ad occhi aperti, dopotutto, era la sola cosa che gli restava, per quanto malsano.
-Perché non provi a chiamarla? – propose alla fine Annamaria. Il desiderio di lui era così evidente che lei aveva avuto il tempo di processarlo senza che lui glielo comunicasse.
-Ci ho provato – mentì. Il suo orgoglio non gli consentiva di cercarla dopo che l'aveva scaricato, per quanto il desiderio di lei fosse forte.
-Bugiardo – lo pungolò la bionda.
Federico fece spallucce, come a difendersi: -Non mi risponderebbe anche se lo facessi – si giustificò. Sapeva per certo che, se Emma voleva sparire, non c'era niente che potesse fare per stanarla.
-Sai dove abita? – chiese Anna. -Vai a trovarla.
-Sono convinto che mi abbia mentito su dove abita realmente – rispose lui, pensoso. Tutte le volte in cui aveva provato ad andare a casa di Emma, si era trovato davanti un edificio fatiscente e dismesso, palesemente disabitato.
Vero era che la prima sera in cui si erano visti lei era entrata dal cancello della proprietà usando delle chiavi, ma da quella volta non l'aveva mai trovata in casa le volte in cui l'aveva cercata. Al contrario, si era trovato davanti estranei che avrebbero giurato che lì non ci abitava proprio nessuno.
Annamaria sembrava confusa. -Perché mentire su dove vive?
-Non ne ho idea, sinceramente.
La sua bionda amica sembrava essere motivatissima a fornire una spiegazione plausibile a quella situazione anomala. -Magari è povera!
Federico ridacchiò. -E quale sarebbe il problema?
-Magari lei non sapeva che per te non c'erano problemi se è una senzatetto! – insisté Anna. -Oppure, vive in una roulotte.
-Non credo plausibile nessuna di queste ipotesi – continuò a ridere lui, sinceramente divertito.
-Una spiegazione dovrai pur dartela.
Annamaria aveva già perso interesse per le sue spese da appassionata del giardinaggio. Trascinò il carrellino riempito fino alla cassa, pronta a pagare i suoi acquisti.
-Sai una cosa? Secondo me non ti dovresti arrendere così – riprese imperterrita, allungando i contanti al cassiere, curioso della conversazione dei due.
Federico non voleva arrendersi, ma si sentiva le mani legate. Emma aveva preso la decisione di lasciarlo, Emma non lo amava, Emma era sparita: aveva deciso tutto lei in quella faccenda, lasciando lui impotente, a subire le sue scelte. - Tu cosa faresti?
Un'ora dopo, i due amici erano in camera di Annamaria, davanti al computer.
La bionda sgranocchiava patatine pescandole da una ciotola stracolma, mentre pensosa si affaccendava a setacciare tutti i social network di cui disponeva: Facebook, Twitter, Instagram...
-Cosa speri di trovare? – rise Federico, allungando la mano verso una delle patatine.
-Ci sarà pure qualche traccia di lei, da qualche parte, non è mica un fantasma – sospirò, parlando con sé stessa più che con Federico.
-Non ci giurerei – ribatté lui. Emma era sicuramente una ragazza inusuale, fuori dal comune, le probabilità che si avvalesse dell'utilizzo dei social network erano molto più che remote. Inoltre, non era il tipo che metterebbe fotografie online per spiattellare la sua vita agli altri, al contrario era estremamente riservata a tal punto da non raccontare nulla neppure a lui, nonostante fossero intimi.
-Io cerco comunque – insisté Annamaria, continuando a seminare briciole tra i tasti del suo computer portatile. -Come hai detto che si chiama di cognome?
-Non l'ho detto.
-Quindi?
-Non lo so – disse divertito, strofinandosi la nuca.
La bionda a quel punto gli scoccò un'occhiataccia. -Non commento – borbottò, riprendendo la sua ricerca.
La vide setacciare tutti i profili di amici in comune utilizzando il nome "Emma" come filtro. Guardò tutti i profili taggati nelle vicinanze, nei locali della zona, nei posti che loro stessi frequentavano.
-Ti vedo molto motivata – scherzò Federico, dopo un po', annoiato dall'impresa che l'amica aveva deciso di intraprendere.
-Dovresti esserlo anche tu.
-Anna, io non credo che tu abbia possibilità di trovarla in questo modo.
Ma Annamaria pareva aver già realizzato quella verità e aveva l'aria di chi si stava già organizzando mentalmente con un piano B.
-Ti voglio aiutare a trovarla – disse lei, strofinandosi il mento. -Ti meriti di avere un'altra chance, con lei.
-Ma che ne sai? – rise lui, lusingato.
-Ho visto quanto ci tieni e lei deve saperlo.
-Credo che lo sappia.
Annamaria gli diede un buffetto sulla spalla. -Non credo proprio, se così fosse non ti avrebbe scaricato.
Federico non se la sentì di contraddirla, anche se avrebbe avuto più di una puntualizzazione da fare. La sua bionda amica non poteva di certo sapere come stessero davvero le cose tra di loro, né aveva idea di che tipo di persona fosse Emma.
-Sai una cosa? – si motivò alla fine. -Andiamo a casa sua – propose, alzandosi dalla sedia di botto.
Gli sembrava l'unica pista plausibile da cui partire: se lei l'aveva indicata come sua dimora, un motivo doveva esserci per forza. A dispetto di quel che credeva lui, magari era davvero casa sua, o comunque poteva esserci una pista su Emma.
Annamaria lo guardò inizialmente con un'aria confusa, per poi animarsi anche lei.
-Prendo la borsa – disse, con frizzante allegria.
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La ragazza dei gelsomini
RomanceFederico, ragazzo introverso e apatico, subisce la sua vita con passività, insoddisfatto della famiglia e delle sue amicizie. Sarà l'incontro con Emma, vivace quanto misteriosa, a spronarlo a cambiare e ad accendere in lui la curiosità di guardare i...