12. Dai suoi occhi

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Rientrai a casa e vidi l'impossibile, sembrava essersi scatenato l'inferno.
Adesso mi toccava mettere apposto quello che Nano aveva combinato.

Senza di lui potevo riprendermi quello che avevo lasciato e fare più soldi.
Il mattino seguente tornai al bar e scopri che Nano aveva dato le dimissioni, fu un sollievo per me sentire quelle parole.
Lui era solo un ragazzino io invece un uomo e quella sorta di favola che si era creata tra noi non poteva esistere nel mondo reale.

La giornata sembrava essere molto monotona ma perlomeno mi ero tolto quel piagnisteo di Nano da torno.

"C'è da servire al tavolo" mi dice Jenna.

Così vado al tavolo.
Un ragazzo con un'area da vip mi squadra dalla testa ai piedi.
Appena arrivo al suo tavolo, sposta gli occhi da sole dagli occhi e mi guarda con un fare che non mi dispiace.
"Cosa ti porto?" Domando.
"Una coca con ghiaccio" risponde mi sto per girare quando sento di nuovo la sua voce
"Ti andrebbe di portarmi anche il tuo numero" dice mettendosi di nuovo gli occhiali sul viso.
Mi giro con il mio fare e insieme alla cola gli porto anche il mio numero.
"Allora una di queste sere mi porti in giro, sono nuovo di qui e non conosco nessuno" mi dice, avevo già notato il fatto che era molto carino ma guardarlo meglio era più che molto carino e il suo modo di parlare mi solleticava completamente, poi se l'avessi portato al locale ci avrei fatto un bel po' di soldi, un tipo come lui sembrava un esemplare raro.
"Dove ti piacerebbe andare?" Dico,
"Non so, decidi tu. Sappi solo che mi annoio facilmente, voglio qualcosa di intenso" dice, quelle parole mi eccitano e nei miei pantaloni lo sento già dritto e puntato.

Dopo poco se ne va. E chiamo Marcus il mio aggancio al locale per organizzare la serata.
Era proprio la sera giusta, ci sarebbe stata la serata in maschera.

Torno a casa e aspetto quel maledetto messaggio da parte sua.

Non so perché ma anche se ci avevo scambiato qualche parola, quel ragazzo di cui non conoscevo neanche il nome mi attirava, era passato già un bel po' da quando si era presentato al bar, forse non mi avrebbe scritto più quando
le mie preghiere furono esaudite.

Lo informo che sarei passato a prenderlo e che la festa sarebbe stata in maschera.
Mi rispose che ci saremmo visti direttamente al locale.
Ma come avrei potuto riconoscerlo se la festa era in maschera.
Mi rispose che anche tra cento maschere ci sarei riuscito a trovarlo.
Gli mandai l'invito così che potesse presentarlo alla porta.
E ci salutammo.

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