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La mattina del sabato successivo mi svegliai sentendomi osservata. Delle iridi verdi, come l'acqua degli stagni tra la natura, stavano scrutando la mia intera figura, coperta da un pigiama di pile a quadrettoni rossi, prima ancora che da un pesante piumone di lana bianco panna.
-Da quanto mi fissi-.
Chiesi retoricamente, stiracchiandomi e facendo un verso associabile al miagolio di un gatto appena sveglio.
-Quanto basta per dire che sei davvero bella mentre dormi-.
Mi disse, facendomi arrossare le gote e il naso. Spesso, quando arrossivo, le prime cose a prendere un colorito diverso dal resto del volto erano orecchie e naso. Che cosa buffa, non trovate?
-Forza, alziamoci, devo insegnarti come si fa a botte-.
Sorrise alzandosi e mostrandosi in tutto il suo splendore: quella maglia a mezze maniche bianca stretta per la sua taglia e quel pigiama di cotone così leggero e frivolo facevano in modo che sentissi l'aria di primavera passare direttamente per la porta di camera mia.
Mi alzai seguendolo a ruota, facendo le sue stesse azioni pochi secondi dopo di lui.
-Sei inquietante, smettila-.
Mi disse mentre beveva della camomilla nel fantomatico bicchiere dalle rosee fragole che lui aveva comprato per entrambi.
-Eddaaaai! Sei così irritabile di prima mattina?-.
Gli domandai sporgendo il capo dalla dispensa, mentre lui si sedeva sulla panca sinistra del tavolo.
Facemmo colazione insieme, per poi darci agli allenamenti. Ma ero, secondo il mio modesto punto di vista, diventata soltanto il saccone da boxe di Chifuyu. Dopo l'ennesimo gancio destro a vuoto, mi tirò per il braccio, lasciandomi cadere leggera al suolo, per poi accovacciarsi a cavalcioni sul mio busto.
-Non vale, sono solo il tuo saccone da allenamento!-.
Dissi, gonfiando le guance. Mi prese con due dita la faccia, facendo fuoriuscire tutta l'aria che avevo in bocca e facendomi diventare la faccia simile a quella di un anatroccolo.
-Io dico che sei soltanto poco reattiva, prevedi le mosse del suo avversario, prevedere è meglio che curare-.
Sorrise rialzandosi in piedi.
-Ma non era prevenire?-.
-Non più, ora forza, mostrami tutto ciò di cui sei capace-.
Essendo una persona che non aveva mai praticato arti marziali o quel che sia in tutta la sua esistenza, sapevo a stento tirare un pugno destro dritto e un calcio senza rompermi una tibia. Partì quindi all'attacco con un gancio dritto. Chifuyu stava per spostarsi, così indirizzai il mio pugno verso di lui, che lo bloccò. Senza quindi pensare, slanciai la gamba sinistra, colpendolo tra le gambe, come avevo già fatto con il minore degli Haitani.
Il biondino si accasciò in terra, dolorante. Mi dispiacque per quel gesto però, ad essere totalmente onesta, ero fiera del fatto di aver messo k.o. il ragazzo almeno una volta. Preoccupata mi accovacciai accanto a lui, lrendendogli la testa con le mani.
-Tutto bene? Scusami, scusami, scusami! Mi dispiace-.
Era ancora in terra e potevo notare sul suo volto una smorfia di dolore e sofferenza.
-Tutto ok-.
Disse, poco credibilmente.
Dopo allora, non tentammo mai più di allenarci assieme, mai. Ero troppo dispiaciuta per commettere una seconda volta quello stesso sbaglio.
Alla sera, dopo aver chiesto ancora una volta scusa a Chifuyu che oramai l'aveva presa con filosofia e mi aveva perdonato, il telefono mi squillò. Raccolsi il cellulare a conchiglia dal comodino, per poi portarlo al mio orecchio destro, sentendo una voce talmente familiare che subito sorrisi.
-Yoo Hanako!-.
Baji stava parlando ad alta voce, probabilmente perché aveva il suo cellulare lontano dall'orecchio.
-Keisuke!-.
Lo salutai, poi mi domandai mentalmente per quale motivo mi avesse chiamato.
-Che c'è?-.
Gli chiesi.
-Stasera c'è una serata in un locale vicino Roppongi, tu e Chifuyu vorreste venire?-.
La voce robotica passava attraverso il microfono del piccolo apparecchio elettronico, la tecnologia nel 2005 non era poi così sviluppata come ora.
-Ora chiedo. Fuyu! Baji-San dice che stasera c'è una festa a Roppongi, ci andiamo?-.
Non che il sabato sera a quei tempi per dei quindicenni ci fosse meglio da fare, così si convinse subito e si iniziò a preparare.
-Ci vediamo lì Keisuke-.
Dissi al corvino che, dopo avermi detto precisamente il luogo e che ci sarebbero stati nuovamente tutti i loro amici, mi attaccò il telefono in faccia.
Così iniziai a prepararmi anche io, mettendo un vestito in raso lilla, al quale sottostavano delle converse bianche, intonate alla borsa bianca in pelle (non ero una grande amante dei tacchi, ecco).
Una volta pronti io e il biondino serrammo la porta dell'appartamento, per poi prendere la sua moto e dirigerci ad Akasaka, luogo in cui il locale si trovava. Non molto tempo fa, le zone di Akasaka e Roppongi erano famose per la vita notturna con ristoranti, bar e night-club di alta classe, e se prima ospitavano soltanto una fascia d'età che andava dai quattordici ai vent'anni, adesso invece era presente la vecchia gioventù, ovvero persone di età che andava dai venticinque ai trentacinque anni.
Sfrecciando a tutta velocità sul freddo asfalto nel cuore della notte illuminata dai led dei cartelloni pubblicitari, il vento mi solleticava il viso e mi spettinava i capelli. Chinata in avanti e totalmente appoggiata alla schiena di Chifuyu, riuscivo a sentire quanto il suo battito cardiaco, come il mio, fosse accelerato.
Arrivammo al locale prescelto, Keisuke, con Emma, era lì fuori ad aspettarci.
-Ciao ragazzi!-.
Ci salutarono entrambi. Entrammo tutti, gli altri erano già dentro. Il locale era molto, molto affollato. La musica rimbombava nei timpani e il cuore, insieme al respiro, sembrava andare a ritmo. Luci colorate, effetti sonori e visivi, un bar al quale servivano gli spritz. Era la primissima volta che frequentavo un locale del genere.
-Non allontanarti da me-.
Mi raccomandò Chifuyu, prendendomi la mano. Non seppi distinguere in quel momento se quello fosse un semplice atto di premura o altro, apprezzai soltanto il fatto che si preoccupasse di perdermi, o almeno così mi faceva comodo credere in quell'istante.
Iniziammo a ballare con la musica che ogni minuto cambiava e diventava maggiormente alta, Emma era riuscita ad abbindolare Draken, era da tempo ormai che mi parlava di lui, le piaceva molto. Spostando lo sguardo vidi Hinata ballare con Takemichi, il quale era molto imbarazzato, non era un ottimo ballerino, ecco. Poi vidi Yuzuha, in quell'abito stretto e corto, con quei sandali tacchettati e allacciati alla schiava di colore giallo, ballava sensualmente con Mitsuya. Sembravano connettersi perfettamente l'uno all'altra, ballavano insieme, improvvisando, ma dando un senso alla coreografia che probabilmente solo io ero intenta ad osservare. Chifuyu invece mi teneva salda la mano, per paura che scappassi, che mi perdessi tra la folla, che qualcuno mi travolgesse, o peggio che mi chiedesse di ballare. Keisuke stava tentando di rimorchiare poco più in là, mentre Mikey, insieme a Pah-chin e Kazutora, si stava godendo la festicciola ballando in solitudine.
-Beviamo qualcosa?-.
Mi propose il biondino. Annuii e ci dirigemmo dal bar man. Seduto, con schiena dritta, che beveva un bicchiere di sex on the beach, si trovava una faccia conosciuta, tanto irritante quanto arrogante.
-Guarda guarda chi si vede-.
Iniziò a fare lo spavaldo Chifuyu, al minore degli Haitani.
-Senti, mi dispiace di aver iniziato col piede sbagliato, perdonami per le mie azioni, ricominciamo da capo-.
Si alzò in piedi, lasciando momentaneamente il drink sul bancone.
-Rindou Haitani, piacere di conoscerti-.
Mi strinse la mano, inchinandosi e sfiorandola con le sue calde labbra.
-Hanako Yukigaoka, piacere mio-.
Sul momento, mi sembrò la cosa più sensata da fare. Se stava chiedendo sinceramente scusa per le sue cattive azioni, che male c'era nel dargli una seconda possibilità?
Dal canto suo, Chifuyu che con lui ci aveva fatto a botte, continuava a rivolgergli quello sguardo di astio tipico di chi ha ancora dei conti in sospeso o semplicemente odia smisuratamente e incondizionatamente quella persona.
-Che prendi Hanako?-.
Fece il biondino per voltare subito pagina, chiudendo l'argomento.
-Non saprei, quello che prendi tu-.
Chifuyu allora domandò al barman se potesse portare in fretta due bicchieri di vino rosso, ma qualcosa andò per il verso sbagliato.
-Facciamo tre, offro io-.
Dal taschino interno della sua giacca azzurra, intonata alle ciocche di capelli colorate sparse qua e là, il minore degli Haitani, estrasse circa tremila yen (circa ventuno euro), per poi porgerli al barista. Egli li prese prontamente, servendoci tre calici di vino rosso. Noi, seduti su quegli sgabelli girevoli in pelle di colore beige, non ci rivolgemmo parola.
-Hai per caso fatto quella ricerca di letteratura inglese, Hanako?-.
Non seppi distinguere se quella sua parlantina riguardante la scuola, ambiente odiato dalla maggior parte degli studenti adolescenti, fosse soltanto per rompere il ghiaccio con me oppure gli interessasse davvero.
-Si e tu?-.
Gli chiesi di rimando.
-No, mi chiedevo se tu potessi darmi una mano, non mi piace tanto la materia-.
Sorrise. Istintivamente voltai lo sguardo verso Chifuyu, che beveva il suo vino rosso, prestando particolare attenzione alla conversazione tra me e Rindou. Non ebbi alcun segno di disapprovazione da parte sua, così sorrisi al ragazzo di fronte a me in segno di approvazione.
-Certo, lunedì ci becchiamo in biblioteca e ti aiuto-.
Gli dissi. Solo dopo, una volta tornata a casa, riflettei attentamente sul perché mi servisse l'approvazione di Chifuyu per vedermi e studiare con Rindou. Era vero, l'inizio non è stato dei migliori ma a tutti è concessa una seconda opportunità. Forse non proprio a tutti.
La conversazione tra me e il biondino che portava un paio di tondi occhiali finì poco prima del terminare della festa o, meglio, del festino. Io e Chifuyu salimmo sulla sua Hornet 600 e tornammo al nostro appartamento.
-Vedo che hai legato molto con Rindou-.
Queste furono le prime parole che il biondino mi rivolse appena sull'uscio della porta in legno della casetta.
-Cosa? No, ha solo chiesto scusa, non ci trovo niente di male-.
Gli spiegai, ma evidentemente sembrava essere convinto della malignità di quel ragazzino emblematico.
-Quanto sei convinta che le sue scuse fossero sincere?-.
Ovviamente, non aveva dimenticato la forza dei suoi pugni, ciò però non significava che non dovesse tentare di essergli amico anche lui.
-Lo sembravano...-.
Era così? Le sue scuse erano sincere per davvero? Mi stava solo prendendo in giro o cosa? E Chifuyu per quale motivo era così arrabbiato?
-La gente è brava a mentire, non voglio che tu possa essere ferita in alcun modo-.
Divagava oppure era sincero? Lo era sempre stato, si era aperto con me, in questi quattro mesi sembrava essersi affezionato oppure ero io a stargli sempre accollata, la sua compagnia mi piaceva.
-Perché tieni tanto a me-.
Gli domandai, al lato del cucinino, voltandomi verso di lui, con gli occhi lucidi.
-Dal primo momento in cui ti ho vista, mia Hanako, ho deciso di proteggerti e starti accanto-.
Cosa stava farfugliando? Aveva la testa bassa e i capelli dorati che gli ricoprivano il viso, non vidi se stesse effettivamente piangendo, non me ne inportò più di tanto. Camminai lenta in sua direzione, a passi pesanti, guardando le mattonelle lucide e verdognole del pavimento. Accostandomi a lui, lo abbracciai, lo strinsi forte a me, mentre lui mi teneva la testa, iniziando ad annusare l'incavo del mio collo. Anche io lo tenevo per la nuca, massaggiandogli il retro del capo, toccando i suoi capelli morbidi e sottili.
-Mi dispiace-.
Gli dissi. Non avevo pressoché nulla di cui scusarmi, perché avevo detto che mi dispiacesse, e di cosa poi?
-Scusami, Hanako, è tutta colpa mia. Fa' quella ricerca con Rindou, se senti che le sue scuse siano sincere, avrai ragione tu-.
Mi sorrise, a occhi luccicanti, l'acqua al loro interno sembrava voler iniziare a sgorgare inesorabilmente, ma volle trattenersi per non piangere dinanzi a me.
Ci spogliammo, mettendo i nostri pigiami di cotone, aprile era ormai arrivato e con lui la primavera, cambiai anche le lenzuola al mio comodo lettino.
-Buona notte, Hanako-.
Mi disse, premendo le sue labbra contro la mia guancia, sull'uscio della porta di camera mia.
-Buona notte, Fuyu-.
Mi toccai la guancia destra con la mano sinistra, guardandolo allontanarsi e dormire dopo tanto tempo, da solo nel suo letto.
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[505, Matsuno Chifuyu]
Fanfiction-Chifuyu, ti ricordi della prima volta in cui ci siamo incontrati? Dato che sono un tipo che crede fermamente nel destino, credo sia stato proprio il fato. Ridi pure se vuoi-. •~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~•~• -Chi cazzo sei tu?-. Un ragazzo dai...