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Quella notte dormimmo uno accanto all'altra. Abbracciati ai nostri corpi. Il suo petto morbido e il suo respiro regolare. Il mio imbarazzo e la spallina del mio pigiama leggermente abbassata. La notte passò lesta. Tra gli sguardi scambiati e i baci rubati. Chifuyu rideva, quando arrossivo coprendomi il viso con l'avambraccio, destro o sinistro che fosse. Mi baciava la guancia, le labbra, le clavicole, la pelle liscia e profumata del collo. Alla mattina, quando aprii gli occhi, lo vidi sveglio, intento a fissarmi, con quel suo solito sorrisetto a fior di labbra.

 Alla mattina, quando aprii gli occhi, lo vidi sveglio, intento a fissarmi, con quel suo solito sorrisetto a fior di labbra

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Cavoli se era bello. Ci guardammo a lungo, scrutandoci per bene.
-So che sono bello ma così mi consumi, Neko-.
Non aveva nemmeno messo il suffisso che di solito si accompagna per dare un tocco di carineria al nome utilizzato. Questa volta ero soltanto Neko.
-So che mi stai guardando da più tempo, Fuyu-.
Scherzai. Sorrise per poi fiondarsi sul mio corpo e abbracciarmi. Facendo sprofondare la sua testa nell'incavo del mio collo, tra la clavicola e la scapola.
-Hai un odore familiare-.
Mi disse annusandomi, facendo scorrere nelle sue vene il mio profumo.
-È il tuo-.
Restò colpito dalla mia risposta, adesso avevamo anche lo stesso odore? L'avevo constatato la sera precedente, annusando l'appartamento, che odorava del mio (o del suo) profumo a menta mista a rose e fiori di ciliegio.
Ci alzammo e facemmo colazione insieme. I pancake cucinati dalla sottoscritta piacquero parecchio agli ospiti.
-Dimmi, qual è il tuo ingrediente segreto Hanako!? Sono troppo buoni-.
Chifuyu parlava a bocca piena, mentre versava ancora un po' di sciroppo d'acero sulla sua colazione.
-L'amore-.
Gli risposi girando un'ultima frittella. Mi sedetti al tavolo insieme a lui, iniziando a mangiare.
-Beh, la fine di maggio è vicina, per passare all'anno prossimo per l'università devi fare un esame non è così?-.
Me ne ricordai solo allora. Emma mi aveva già accennato qualcosa riguardo a questo fantomatico esame da sostenere, ma non avevo minimamente pensato al fatto che si tenesse agli inizi di giugno, per lasciare libera l'estate dei ragazzi.
-O cazzo!-.
Scattai in piedi per poi correre a lavarmi e mettermi la divisa, dovevo correre a scuola.
-Le brave ragazze come te non dicono parolacce, Hanako-.
Mi bloccò sull'uscio della porta, con il suo solito braccio destro poggiato sull'arcata in legno della stessa.
-È domenica, oggi-.
Mi disse. Solo allora mi calmai.
-Sei proprio una testa dura-.
Diede un piccolo punto al centro della mia testa e io gli feci una linguaccia.
-Hai capito, le parolacce non si dicono-.
Mi prese con la sua mano destra il viso, portandola al mio mento, lasciando che le mie labbra si schiudessero al tocco del suo sottile pollice.
-Si...-.
Ancora una volta, venni sopraffatta da lui. Lasciai che mi trasportasse, che non mi lasciasse vedere le sponde di quel fiume che era il mio travolgente sentimento d'amore per lui.
-Brava ragazza-.
Arrossii mentre ancora una volta le nostre labbra si scontravano ed io, per l'ennesima volta, mi lasciavo gondolare su quel fiume a regime torrentizio, e il gondoliere era proprio lui. Lui, con i suoi capelli biondi come l'oro e gli occhi verdi come lo smeraldo. Lui, che non aveva mai fatto altro che rapirmi il cuore.
Quella domenica uggiosa non era proprio il massimo per uscire, per questo decidemmo di restare nel 505 e stare insieme. Stavo provando varie acconciature sui miei corti capelli, non mi piaceva portarli sempre sciolti. Poi, Chifuyu, mi spiò dalla fessura della mia porta aperta.
-Posso provare a farti un acconciatura che mi faccio sempre io?-.
Anche in quel momento la stava indossando, i suoi corti capelli biondi, raccolti, gli donavano un'aria pressoché infantile.
Annuii impaurita, quanto avrei potuto fidarmi delle sue doti da parrucchiere?
Iniziò a raggruppare i miei capelli in un unico punto, legandolo con un codino.

[505, Matsuno Chifuyu] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora