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Era da poco iniziato marzo ero appena uscita da scuola correndo. Chifuyu, da quale fantomatico giorno, aveva continuato a prendermi per tornare a casa all'uscita di scuola. Purtroppo per me, quel pomeriggio, le cose non andarono come previsto.
Durante l'ora di religione, ora obbligatoria settimanale, si sa quasi nessuno fa mai un cazzo, proprio per questo nessuno segue e ognuno pensa ai fatti suoi. Stavo per chiedere alla professoressa se potessi andare in bagno, così da passare il resto dell'ora chiusa lì dentro ad annoiarmi meno di quanto non facessi già, quando, passando tra i banchi, sento qualcuno tirare un lembo della gonna, alzandola.
-Huh!?-.
Mi volto irritata verso il ragazzo dal tondo paio di occhiali che mi aveva lasciato quell'uniforme leggermente piccola, Rindou Haitani.
-Aveva ragione mio fratello, uh, hai davvero un bel culo-.
Dice scherzando, beccandosi una sberla in viso da parte mia. Mentre si massaggia la guancia siniatra, mi fa un cenno col capo. Non sarebbe finita lì.
Uscii di scuola, sperando che Chifuyu arrivasse quanto prima possibile. Sotto il grande cancello d'acciaio, mi sentii tirare per la cartella e sbilanciarmi all'indietro.
-Brutta puttana cos'hai fatto a mio fratello Rin!?-.
Quel ragazzo dai capelli lunghi e decolorati nel mezzo, raccolti in due trecce, io lo avevo già visto: Ran Haitani, terzo anno. Ecco perché il cognome era uguale, erano fratelli!
-Lui ha fatto cose non consone-.
Lo canzonai, beccandomi un forte gancio sul naso. Quasi non caddi in terra, ma volli comunque controbattere. Essendo minuta ma molto forte fisicamente, giocai d'astuzia girandogli piano intorno e allontanandomi di qualche passo molto lentamente. Arrivata ad una distanza che mi permettesse di allungare la gamba, slanciai il mio arto inferiore destro, che colpì il maggiore degli Haitani dritto sui genitali.

 Arrivata ad una distanza che mi permettesse di allungare la gamba, slanciai il mio arto inferiore destro, che colpì il maggiore degli Haitani dritto sui genitali

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Sfortunatamente, il minore dei fratelli, mi bloccò gli arti superiori, lasciando al maggiore più mobilità. Fu allora che iniziarono a colpirmi, tirandomi calci e pugni, senza mai decentrare un colpo.
-Non osate toccarla!-.
Quella era la voce di Chifuyu che, schieratosi dalla mia parte, iniziò a picchiare Ran e Rindou, facendoli correre a gambe levate. Si accovacciò accanto a me, che ero seduta accanto al muretto esterno della scuola, e mi aiutò ad alzarmi.

 Si accovacciò accanto a me, che ero seduta accanto al muretto esterno della scuola, e mi aiutò ad alzarmi

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-Sei ridotta male, cazzo-.
Mi prese in braccio, prendendo anche la mia cartella, e mi portò fino alla sua motocicletta. Arrivammo a casa in pochissimo tempo, data la sempre più frequente accelerazione da parte del ragazzo sulla moto. Una colta in soggiorno, mi fece sedere sul tavolo, mentre raccattava cotone e acqua ossigenata.
-Com'è successo?-.
Chiese mettendo dell'acqua ossigenata sul batuffolo di cotone.
-Il minore mi ha guardato sotto la gonna e gli ho tirato uno schiaffo, poi quello grande dato che quel fesso è così coglione da non potersi difendere da solo, mi ha pestato-.
Poggiò il cotone sul taglio presente accanto alla mia mascella, disinfettandolo.
-Hah!-.
Ciò provocò in me un piccolo gemito di dolore improvviso.
-Scusa... Cercherò di fare più piano possibile-.
Mi disse avvicinandosi sempre di più al mio viso. Ero seduta sul tavolo in legno in gonna a gambe aperte mentre Chifuyu, tra le mie cosce, era in piedi di fronte a me mentre disinfettava tagli e graffi presenti sul mio viso.
-Qui potrebbe bruciare-.
Mi avvisò prima di appoggiare il batuffolo accanto alla mia guancia.
-Bene abbiamo finito-.
Mi mise cerotti su tutte le ferite ancora non coagulate, poi mi diede un bacio sulla guancia.
-Quando mi facevo male, mia madre me ne dava sempre uno, sembrava miracoloso ed il dolore passava-.
Mi sorrise ancora una volta. Non mi stancherò mai di dire quanto il sorriso di quel ragazzo potesse essere bello, sincero, rincuorante, ti prego Chifuyu, sorridi sempre.
-Io adesso devo correre all'accademia, tu resta fuori dai guai finché non torno, chiaro?-.
Così facendo si chiuse la porta dell'appartamento alle spalle, lasciandomi da sola. Approfittai dell'occasione per cucinare una bella cena che avrebbe soddisfato entrambi.
Così mi misi a preparare una zuppa di miso, la zuppa di miso più buona che Chifuyu avesse mai assaggiato! Mi misi a lavorare al cucinino per più di tre ore e, alla sera, la faccia appagata del biondino che assaggiava la mia zuppa e la classifica come la più buona che avesse mangiato in vita sua, aveva appagato tutti i miei sforzi.
Terminai di lavare i piatti e mi gettai a peso morto sul mio letto, ma qualcun altro, dopo di me, si gettò a peso morto sul mio corpo.
-WAHH!-.
Strillai.
-Non crederti di esserti liberata così facilmente di me!-.
Mi disse sogghignando.
-Huh? Ma che vuoi, va' a dormire nel tuo di letto!-.
Ci mettemmo uno di spalle all'altro fino a che Chifuyu non si stesse completamente su di me.
-Devo andarmene, huh? Non vuoi dormire di nuovo con me?-.
Dalla festa del famoso Pah-chin, oramai aveva preso un'abitudine nel coricarsi accanto a me. Riteneva il suo letto scomodo e freddo. Nonostante fosse una proposta allettante, dovevo ovviamente fare il braccio di ferro per non sembrare così una persona... Sottona, Hanako, sottona. Così dopo mille preghiera da parte del biondo, lui finì nuovamente a dormire insieme a me.
Sotto le lenzuola, eravamo costantemente abbracciati l'uno all'altra, non ci separavamo mai.
-Domani dobbiamo disinfettare di nuovo questi tagli... Quei bastardi-.
Mi disse all'orecchio, con voce roca e profonda, di chi ha solo bisogno di dormire.
-Lascia perdere, tutto è passato adesso...-.
Gli dissi, cadendo in un profondo sonno, seguita dal biondino, che aveva la sua guancia poggiata sulla mia testa. I miei capelli scuri come la pece gli solleticavano il viso pallido. Sembrava piacergli quella sensazione.
-Piuttosto, perché non impari a difenderti? Potrei insegnarlo? Mh?-.
Mi domandò mentre ero ancora nel dormiveglia.
-A me pare che tu ti sia salvato da quei due per miracolo-.
Feci facendo seguire uno sbadiglio alla frase.
-Ma che dici, io sono forte, ti farò vedere domani-.
Già, l'indomani sarebbe stato sabato, ciò significava, niente università per nessuno dei due. Avremmo così potuto allenarci insieme.
-D'accordo ma non ci contare troppo-.
Fu allora che cia addormentatammo definitivamente. Accoccolati, come due neonati nella stessa culla, che si infondevano a vicenda calore per resistere al freddo.

[505, Matsuno Chifuyu] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora