Capitolo 1

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*Beep beep beep*.

Stupida sveglia. Sei inutile. O almeno lo è per me, che non dormo da almeno mezz'ora per i miei soliti incubi. Questa è stata la volta di mia madre che si dissolveva nel nulla, con la mano affusolata e morbida tesa verso di me. Era sconvolta, e io, come sempre, stavo ferma immobile.

Anche se a dire il vero non mi è mai servita la sveglia. Mi sono sempre svegliata dieci minuti prima di lei, ma mi ostino a tenerla accesa per fare finta che la casa sia piena di gente e che a loro serva. Non che casa mia sia vuota, la mia sorellina di sei anni Sarah dorme con me ogni volta che mia mamma è in viaggio per lavoro col suo compagno Mike -praticamente sempre-, ma forse la sveglia è più inutile per lei che per me.

<< Sarah...Sarah svegliati, sono le 7 dobbiamo prepararci>> sussurro scuotendola delicatamente. Ha la bocca leggermente aperta e russa piano, come ogni mattina. Un filo di bava le cola dall'angolo del labbro e scompare sotto la sua guancia. Questa è la prima cosa che vedo da sei anni la mattina, e scoppio sempre a ridere per i suoi occhi color del cielo che si aprono lentamente, impastati dal sonno. Il suo nasino a patatina si arriccia quando si accorge di avere, oltre alla guancia, anche i capelli caramello bagnati dalla sua bava.

<< Bleeeeah che schifo! Uffa>> piagnucola mentre io rido tanto da farmi venire mal di pancia. Poi ricalcolo quello che ha detto.

<< Come scusa?>> le chiedo diventando subito seria. Lei, che nel frattempo si è asciugata la guancia col polso, si blocca di colpo e mi guarda con un lampo spaventato negli occhi.

<< N-niente>>

<< Ripeti subito quello che hai detto, o ti faccio il solletico per cent'anni>>

<< D-davvero?>> ora la sua faccia è una maschera di pura paura, e io non riesco più a trattenere le risate.

Non mi è mai piaciuto fare la "mamma rompi-palle", ma, nonostante non sia davvero una brutta parola, non voglio che una bambina di sei anni vada in giro a fare figure dicendo "schifo", o peggio. Io in realtà sono l'ultima che può rimproverare qualcuno per il suo linguaggio, ma fino a prova contraria non ho mai avuto una sorella maggiore che mi dicesse quali fossero le parole da dire e quali no. Mia mamma e Mike sono sempre stati in viaggio, per lavoro o altri motivi, e neanche loro potevano istruirmi sulle parole, ma d'altronde non ne ho mai avuto bisogno perché sono sempre riuscita a capire come comportarmi in pubblico anche da sola.

<< No... ma se non cominci a parlare come si deve farò molto peggio>> le lancio l'"occhio di fuoco", come lei chiama il mio sguardo più minaccioso.

Vedo Sarah stringersi un po' nelle spalle mentre abbassa mortificata i suoi occhioni azzurri.

<< Tranquilla, per 'stavolta passi>> la rassicuro, << andiamo a fare colazione>>.


***


Una volta preparate per la scuola, usciamo dalla porta di casa.

Casa. Non mi sono mai soffermata tanto sull'argomento, ma ora che ci penso la nostra è la più strana del quartiere. Confronto a tutte le altre color pergamena spento e ai loro tetti blu adiacenti l'uno all'altro, la nostra è di un brillante arancione, con una scala a chiocciola che parte dalla micro-aiuola ricca di gardenie vicino al marciapiede per finire sul portichetto in cima. Questo ha le piastrelle lucide di un blu intenso, sulle quali il tappeto rosso con scritto Welcome invita ad entrare dalla porta dello stesso colore.

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