Capitolo 5

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"Cos'hai deciso, ti fidi?"

Resto ferma a guardarlo. Degli attimi di silenzio ci passano intorno. Dovrei? In fondo è la prima volta che lo vedo in tutta la mia vita. So che dovrei dire di no, ma ho questa sensazione...

Alla fine dico: << Ci proverò. >>

Mi tiene aperta la porta con un sorrisino soddisfatto mentre esco dalla stanza. Il corridoio è vuoto, illuminato da luci bianche incastonate nel soffitto, con la moquette marrone della mia stessa stanza e le pareti blu. Sia a destra che a sinistra il corridoio si divide in altre due uscite. Davanti a me, dalla parte opposta alla mia porta, ce n'è un'altra uguale identica, solo che questa ha un lato piegato proprio nel centro, in avanti, ed è socchiusa; alcuni bulloni ne circondano il perimetro.

<< E' lì che mi sono svegliato io. >> mi dice Nate.

<< Eri chiuso a chiave? >> Chiedo, continuando a guardare la porta. Quando mi accorgo che ha cominciato a camminare verso sinistra, lo raggiungo con passo svelto. Il rumore dei nostri passi è soppresso dal pavimento morbido.

<< Sì. >> risponde tranquillamente.

Io lo fisso interdetta. Questo si risveglia rinchiuso in una stanza, non si sa da chi né perché, con una ragazza nella stessa condizione dall'altra parte del corridoio ed è tranquillo? Neanche fosse andato a buttare la spazzatura. Almeno io mi sono data la decenza di pensare che fossi impazzita.

<< Ma dove vai?! >> Gli chiedo. << Come fai a sapere che di qua c'è l'uscita? >> Perché è questo che stiamo cercando, no? L'uscita.

<< Io non voglio andarmene. >>

<< Cosa? E allora cosa vuoi fare? >> dico stupita. Lui mi guarda, e il mio cuore fa un balzo.

Non so perché, ma mi immagino la sua risposta ancora prima che la dica. << Voglio sapere chi ci ha portati qui. E perché. >> Ripunta lo sguardo davanti a sé, mentre io gli cammino affianco. In effetti anch'io vorrei saperlo, ma non vedo come.

Arriviamo alla fine del corridoio, e dopo un'occhiata a quello di destra e a quello di sinistra lui imbocca quello alla mia sinistra, camminando con passo spedito. Anche io avrei scelto quello. Compatibilità?

Nate sembra camminare normalmente, mentre io sono costretta ad accelerare per stargli dietro << Te lo richiedo, come fai a sapere dove andare? Vai a caso o hai uno schema preciso in testa? >> Gli chiedo seguendolo. Per me la cosa va' a intuito, ma lui sembra avere una mappa in mano da come sceglie con sicurezza le strade da seguire.

<< Diciamo un po' tutte e due >> risponde.

<< Cosa? Ma come... >>

<< Senti, >> mi interrompe, alzando una mano << non voglio essere antipatico, ma ho bisogno di concentrazione, e finché mi starai col fiato sul collo non riusciremo a trovare niente. Capito? >>

Il suo tono seccato mi zittisce. Non pensavo di dargli tanto fastidio, ma credo di avere il diritto di fare qualche domanda. Come d'altronde anche lui.

Per tutto il resto del tempo non diciamo più nulla, continuando a camminare. Ad ogni incrocio o corridoio, lui ripete sempre la stessa scena: guarda una strada, poi l'altra, e alla fine ne prende una, deciso. Io lo seguo perché ci siamo trovati in due in questa situazione e non voglio rischiare che solo uno dei due scopri cosa è successo mentre l'altro vaga ancora nei corridoi. E poi tutte le direzioni che prende lui le prenderei anch'io se fossi sola. Quindi.

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