Pt. 5

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Passarono gli anni in quella solitudine cui mi abituai, raggiunsi quindi la maggiore età.
E sebbene me ne fossi abituata non vedevo l'ora di lasciarmi tutto alle spalle.
Quella mattina presi il mio zaino, tutti i miei risparmi, portai con me il mio cappello preferito e legai al collo la collana di acquamarina.
Era una mattina di Aprile, la natura si era  da tempo risvegliata, le gocce di umidità si erano posate sul bordo della mia finestra.
La mia mano tremó mentre raggiungeva il pomello della porta d'ingresso, per un secondo mi voltai verso il corridoio. Era tutto silenzio, tutto come al solito. Mi voltai di nuovo, senza mai guardarmi indietro, aprii quella porta e semplicemente cominciai a camminare verso l'appartamento di Aoi.
Bussai alla sua porta e dopo aver sbirciato allo spioncino mi aprì.
Negli anni i suoi capelli erano diventati più lunghi, lui era diventato più alto, la sua voce era cambiata, non era più lo stesso ragazzino di cui mi ricordavo, era diventato un bel ragazzo con la vita già calcolata alla perfezione.
"Ayumi?"
"Me ne sto andando via, ti volevo salutare."
Sospiró sconfitto. "... Sei impazzita. Entra in casa." mi prese per il polso e mi trascinó dentro.
"Hey! ma che diamine." esclamai.
"Non voglio che tu te ne vada..."
Era combattuto. ".... ci vediamo già poco, tu devi rimanere."
"... cosa?" ero scioccata, non l'avevo mai visto in quello stato, sapevo già che sarebbe esploso da un momento all'altro. Tremava, aveva gli occhi lucidi, si stava comportando come un bambino per la prima volta della sua vita. Le sue labbra e le sue pupille vibravano dalla rabbia.
"Ti devo dire una cosa." mi disse "Io... Ti ho sempre amato Ayumi, nonostante tutte le voci e tutto l'odio che ti circondavano, tu eri sempre te stessa. E ora mi lasci così?..."
Era scoppiato, le lacrime gli grondavano sulle guancie, si mise una mano sulla fronte singhiozzando per poi avvicinarsi e stringermi le spalle con entrambe le mani. "rendimi felice. Per una volta rendimi felice."
Speravo davvero tanto che negli anni gli sarebbe passato, che l'avesse superato.
Ci pensai per un momento, poi lo presi per le guance e gli diedi un bacio silenzioso.
Aoi non mi è mai piaciuto in quel modo ma volevo esaudire il suo desiderio, volevo renderlo felice. E speravo che un'amaro bacio d'addio  gli sarebbe bastato, ma poi lui mi strinse e il mio corpo fece altrettanto. Finimmo sul letto a limonare, lui sopra di me, mi alzó la maglietta e cominció a palparmi il seno e strusciarsi.
Mi scostai dall'ennesimo bacio vedendo che dai suoi pantaloni abbassati si era già inturgidito.
"Non possiamo farlo, Non hai le protezioni." sussurrai cercando di spingerlo via.
"Esco al momento giusto, te lo prometto." mi diede un'altro bacio cominciando a roteare il dito sul mio clitoride, sentii dopo tanto tempo che mi stavo bagnando come non mai, solo che questa volta non erano fantasie su nessuno, era il dito di un'altra persona reale, e mi sarei goduta la mia prima volta se solo non fosse stata con il mio migliore amico e non avessi avuto tutta l'ansia del mondo addosso.
All'inizio non entrava, suppongo per la mia inesperienza, ma quando entró ebbi i brividi per qualche secondo. Aoi si muoveva con così tanta passione, una passione che non pensavo neanche avesse in sé, chissà quante volte si era immaginato quel momento. Piano poi veloce, tra i gemiti di piacere l'ansia salì ancora di più, verso la fine cominciai a pregare, supplicare, cingendogli tutto il corpo con i miei arti e guardando il soffitto. Quando uscì qualche goccia finì sulla mia pancia, ancora mezza nuda e leggermente sconvolta raccolsi tutta la forza che avevo per alzarmi da quel letto, vidi l'orario sul cellulare, il treno per Tokyo che dovevo prendere sarebbe partito tra un'ora.
Scappai in bagno per sciaquarmi, quando uscii corsi verso la porta d'ingresso per andarmene da quell'appartamento.
Dietro di me un'intarso del pavimento scricchioló. Mi voltai verso la figura di Aoi che mi stava guardando dalla fine del corridoio, avevo già aperto la porta, avevo già un piede fuori da quella situazione.
Aoi si avvicinó frugandosi le tasche per poi prendermi la mano e posarmi delle banconote sui palmi.
"Stammi bene Ayumi."
Non ebbi il coraggio di guardarlo diretto negli occhi, benché meno abbracciarlo.
"... Addio."
Corsi giù per le scale sentendomi sporca, anche le voci sul fatto che ero 'facile' si erano avverate, era tutto così sbagliato, ma la natura continuava il suo corso. In un giorno così terribile il sole splendeva di una luce così tersa. Non piansi, non sanguinai ma sentivo l'ansia addosso e per un secondo il mio cervello si disconnesse dal mio corpo, andavo avanti come una macchina, guidata da chissà quale creatore.
In treno guardai il quadro fuori dalla finestra cambiare in continuazione, vidi monti e colline, mare e ruscelli, case, vita, forse oltrepassai anche la morte.
Quando vidi le prime case nella periferia di Tokyo, mi venne in mente l'ultima volta che l'avevo visitata, quando ero con Susie e tutto finì in maniera così brusca.
Quando arrivai a Shibuya l'aria era uguale a qualche anno fa, solo più fresca, più nuova, ero di nuovo completamente da sola ma mi sentii libera dopo tutti quegli anni. E avrei voluto baciare l'asfalto ma non volevo prendermi qualche strana malattia. Scesi al famoso incrocio di Shibuya per vedere la scena del semaforo che diventava rosso e quel mare di folla che attraversava la strada, era così semplice eppure così magico e ipnotico.
Sentii una voce chiamare il mio nome tra la folla, ma non diedi troppo peso alla cosa. La voce però si fece sempre più vicina fino a quando letteralmente mi urtó con un abbraccio energico diretto verso il petto.
D'improvviso avevo tra le braccia una persona minuta dai capelli scuri, lisci e lunghi. Continuava a chiamare il mio nome con quella voce armoniosa "Ayumi! Ayumi!"
Quando mi lasciò andare cercai di concentrarmi sulla sua singola figura, quel volto mi era famigliare, ma il suo stile, il suo trucco scuro e vistoso, mi era del tutto nuovo.
Di per certo eravamo cambiate, eravamo cresciute e il nostro litigio di anni fa lo avevamo dimenticato.

SarahDove le storie prendono vita. Scoprilo ora