Simone stava scegliendo cosa mettere quella sera.
Era il 15 di Marzo, la sera del suo compleanno.
Entrambi le ante dell'armadio erano aperte e la sua mano scorreva sulle varie grucce, di camicie e maglioni a collo alto. Chicca, Laura e Monica gli avevano organizzato una serata fuori casa, dato che lui e i ragazzi avevano per la maggior parte festeggiato quel pomeriggio. Laura lo aveva lasciato un po' sulle spine, non volendogli rivelare nulla. Gli aveva soltanto consigliato di vestirsi bene, e di farsi trovare sotto casa sua, dopo cena. Simone capiva solo che non vedeva l'ora di scoprirla, quella sorpresa. Voleva bene a Laura, le era stata vicino in un periodo abbastanza particolare: il mese scorso Simone era finito all'ospedale, dopo un piccolo incidente in vespa. Si era ripreso quasi subito, e oltre suo padre, Laura gli era stata vicina più di chiunque altro. Quella ragazza lo aveva sollevato tante di quelle volte, che aveva perso il conto.
Simone sospirò, uscendo fuori una camicia bianca stirata alla perfezione da sua nonna Virginia. Quei jeans neri sarebbero andati più che bene.
In realtà quei diciott'anni, gli pesavano un po'. Non perché non fosse felice, anzi, Simone ringraziava per ogni piccolo punto guadagnato, ogni piccolo passo, ogni sicurezza guadagnata. L'unica vera cosa che gli pesava, era l'idea di rimanere da solo, in quel garbuglio che era la vita. Quella porta risultava chiusa da un bel po' di tempo e nessuno, si era fiondato per aprirla ancora. Non doveva darci comunque tanto peso, al momento giusto, qualcuno avrebbe bussato a quella porta, era solo questione di tempo. Stava compiendo solo adesso diciott'anni: che poi non si sentiva nemmeno così diverso, l'età era solo un numero, e l'età non faceva per forza la maturità di una persona. Simone pensava di averne già raggiunta abbondantemente più della metà, anche se amava divertirsi, giocare a rugby e scorrazzare con la sua vespa per Roma. Gli piaceva studiare e non negava quando glielo chiedevano. Ma non si era mai definito una persona non ordinaria, ai suoi occhi, non c'era qualcuno che lo notava o lo aveva visto distinguersi.Bene, forse è il caso di non fare questi pensieri depressi, la sera del tuo compleanno, Simone. Stai a casa a questo punto se devi cominciare ad arrovellarti il cervello, no?
Simone si spogliò della sua felpa, piegandola poi dal verso giusto, infilò la camicia, guardandosi nel lungo specchio al lato della sua cameretta: ci vedeva un ragazzo alto, di aspetto nella media, l'orecchino a cerchio all'orecchio destro, brillava emanando qualche bagliore contro la sua pelle chiara. Abbottonato l'ultimo bottone dentro l'asola, la camicia scivolò comoda, sul jeans nero che gli fasciava leggermente le cosce. Portava degli stivaletti sportivi neri ai piedi, con i lacci che rientravano dentro la scarpa. Simone sospirò, si aggiustò ancora il colletto della camicia, mettendosi di profilo e osservandosi ancora.
Dai, 8 su 10.
Agganciò l'orologio al polso, sentendosi tremare appena. Sentiva ancora il sapore della pizza mangiata per cena e un leggere sentore di birra sul palato. Controllò il cellulare poi, risultava già un messaggio da parte dell'amica.
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Fireboy
Fanfiction« A Simone! » dissero tutte e tre, guardando il ragazzo. Simone roteò gli occhi, poi abbozzò un sorriso ampio e decise che sì, bisognava davvero che si calmasse. Era la sua serata e come aveva detto Chicca: non c'era nulla di male. - - - Laura, Chic...