Planning to see you

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Svegliatosi con comodo alle dodici di mattina, e con una merendina alla bocca, più del caffè già in corpo, Manuel camminava nel suo piccolo appartamento

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Svegliatosi con comodo alle dodici di mattina, e con una merendina alla bocca, più del caffè già in corpo, Manuel camminava nel suo piccolo appartamento.
Aveva fatto più tardi del solito, dopo che quel suo cliente gli aveva fatto fare tardi.
Si bloccò.
Il ragazzo dagli occhi grandi, i ricci neri, la mascella evidente: Simone.
Lo stesso ragazzo che aveva osservato uscire dalla porta sul retro del locale, per evitare qualsiasi sospetto o rimprovero dal proprietario, alle sei del mattino.
Era assurdo come il pensiero di quell'immagine, quella mattina, gli era riapparso in mente. Manuel si portò una mano a strofinarsi il volto, stanco e ancora dichiaratamente aperto a recuperare del sonno.
Non aveva dormito granché la scorsa notte, forse solo due orette. O minimo un'ora soltanto.
Simone si era addormentato sul divano della saletta, e lui non se la era sentita di disturbarlo.
Era così tranquillo, il suo corpo era completamente avvolto come un bozzolo e alla fine, meritava di riposarsi.
Verso le quattro, Manuel si era appisolato al lato della stanza, rannicchiatosi, con un cuscino rimediato dal locale stesso e la vestaglia a fargli da coperta.
Poi, svegliandosi un'oretta dopo, aveva chiamato davvero il servizio del taxi e scosso il ragazzo per destarlo dal sonno. La prima cosa che Manuel ricordava di aver visto, erano stati gli occhi grandi che si aprivano come due piccoli fiori in primavera.

Ce siamo svegliati sentimentali, stamattina. Anche meno.

Manuel scacciò la figura di Simone dalla testa per muoversi attorno al tavolo della cucina, la tazzina del caffè era da lavare. All'interno del suo appartamento, ma nemmeno tanto. Più che appartamento si limitava a tre stanze di cui un minuscolo bagno, una camera da letto e un soggiorno-cucina microscopici. Il postino suonò al campanello e il ragazzo recuperò la vestaglia pesante grigia, se la leggi addosso e infilò le pantofole consumate ai piedi. Scese le scale al piano di sotto e recuperò la posta.
Bollette, altre dannate bollette. Una della luce e una del gas.
Qualche settimana dopo sarebbe sicuramente arrivata quella della spazzatura. Non che fossero chissà quanti condomini, Manuel viveva in una palazzina in periferia e non molte di quelle contavano di tante persone all'interno.
Erano solo cinque e la metà risultava civili, con gli altri invece, Manuel aveva sempre usato l'indifferenza oppure li ignorava.
Aveva imparato a leggere gli sguardi giudicanti ogni volta che rientrava tardi dal locale, motivo per cui di recente ci dormiva anche.
Aveva imparato a lasciar andare i bisbigli, oltre che le occhiate luride e invadenti, perché la gente amava parlare, anche quando non conosceva.
Manuel si grattò il capo, mentre apriva le sue bollette con un coltello di cucina, sul bancone stretto e si spostava poi s tavolino di plastica, con una cerata gialla, puntino e schiacciato al muro.
Lesse l'importo e respirò di sollievo.
Sapeva di non dover essere così contento di pagare così poco, e che non era normale passare di recente pochissimo tempo a casa, e invece così tanto allo strip club. Osservò l'orologio scheggiato sul suo polso e sibilò un 'merda'.
Era l'orario delle visite, Manuel doveva vestirsi se non voleva arrivare tardi alla struttura. Doveva prendere la vecchia moto scassata e correre, per riuscire a vederla anche quel giorno.
Manuel sarebbe rimasto lì fino all'ora del pranzo e poi con calma, sarebbe tornato a casa, una doccia rilassante e poi via, un'altra corsa per spostarsi al locale.
Un brividino gli percorse lungo la schiena, quando si tolse quella vestaglia calda e scelse una maglia attillata, una sciarpa avvolta due volte, i jeans erano comunque strappati sulle gambe, il paio che preferiva era messo in lavatrice.

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