Frequenze all'interno di noi

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Venne preso per mano e portato dentro il locale

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Venne preso per mano e portato dentro il locale.

La stretta era salda, e lui lo seguiva subito dietro. La pelle era già in tensione, ma la voglia di unirsi di nuovo a Manuel, lo rendeva euforico. Ma era un'euforia diversa, era come ricongiungersi con un pezzo mancante: non si sarebbe mai ricomposto senza la presenza e l'addizione di entrambi. L'aria, una volta superata la soglia, era densa di fumo, alcool, musica assordante e luci stroboscopiche sparate un po' ovunque, lo colpì solo per un momento, facendogli ricordare la prima volta che aveva messo piede dentro quello strip club. Manuel si muoveva tra la massa di gente che ora ballava senza freno, discosta dai tavoli, con i drink in mano. Tutto era annebbiato e immerso in un'aurea di caos, tranne le loro figure piccole e e isolate. Per un momento, Simone pensò di staserlo immaginando. Ma Manuel si era girato davvero, nel bel mezzo della folla, per sorridergli. Quando superarono la seconda saletta, la porta del salotto che ormai conosceva come le sue tasche, venne aperta. L'ambiente era uguale all'ultima volta che c'era stato. I gigli erano stati abbeverati, le tende erano sempre di quel colore ocra, le lucine erano state tolte. Simone si agganciò a Manuel, tenendolo vicino per i fianchi, avvicinando la sua fronte alla sua. Respirava così affannosamente, che pensò di stare per scoppiare. L'eco della musica nel locale era solo una cosa lontana ormai, perchè si stava concentrando tutto sull'altro, che aveva così dannatamente vicino, da non sembrargli per niente vero.

« Non hai da lavorare, mh, stasera? » soffiò incerto.

Simone, siete da soli e vuole fare l'amore con te.

Manuel lo guardò piano, dandosi il tempo per studiarne l'espressione. Non capiva se fosse spaventato, se stesse cercando di non esserlo o se fosse solo nervoso.

« Voglio dire, » Simone si schiarì la voce, sentendola tremare, diventò più ferma, il petto era costretto nella camicia blu e non sapeva se sarebbe esploso da lì a poco « non devi ritornare di là? »

Il ragazzo poggiò la mano sulla sua pelle, tra il collo e la nuca. Gli occhi erano ridotti a un miele che si stava sciogliendo piano piano, l'iride stava inglobando l'oro al nero, come se ci fosse spazio per entrambi quei due elementi: la calma e l'irruenza.

« Stasera non sono Fireboy, » mormorò chiaro Manuel « stasera voglio essere solo Manuel. Per te, voglio essere me stesso. »

Lo ha detto davvero.

Simone annuì, le labbra si incurvarono in un sorriso piccolo, e sentì l'altro respirargli addosso. Guardò nervoso la porta per un solo attimo, mentre veniva studiato dall'altro.

« Simone »

Si voltò subito verso la fonte del suo più grande desiderio.

« Manuel »

Battito accelerato, respiro spezzato e quanto c'era di più bello dentro quella stessa stanza, che era diventata già un po' come casa loro.

« Voglio te stasera, » moltò piano, Manuel gli parlò sulle labbra, prima di unirle in un bacio « voglio te tutte le sere, Simone. »

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