EPILOGO

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Di un anno e cowboy per una notte




15 Marzo

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15 Marzo. Un anno dopo.

Resistere. Crescere. Conoscere.

Tutti i verbi essenzialmente banali, ma che se vissuti, cambiano completamente la percezione sulle cose, sulla vita, su ogni micro aspetto che ti circonda. In soli tre verbi coesiste e vive una triade del tuo tempo che scorre. Resistenza era stata la via perseguita da Anita, che aveva sconfitto la malattia con le unghie e con i denti, dopo ben sei mesi dal compleanno di Manuel. Era successo così, in un giorno di Novembre, suo figlio aveva ricevuto una chiamata dalla clinica, giusto dopo pranzo, temendo già per il peggio e sorretto dalla presenza di Simone, che gli stringeva la mano. Quello stesso giorno, Manuel era corso in clinica, la sua immagine era quella di un figlio con le lacrime agli occhi, nella sua tenuta d'abbigliamento più sfatta e semplice, riducendosi a un maglione nero e vecchio e a un paio di jeans striminziti. L'abbraccio tra madre e figlio dopo tutti quei mesi d'angoscia e di speranza, era stato liberatorio e forte, come se entrambi avessero buttato giù delle ancore pesanti e arrugginite dal cuore. Simone aveva lasciato a loro due quel momento, mandandogli più di un messaggio però, verso l'ora di cena. Dopo pochi mesi, Manuel aveva lasciato il ruolo da stripper, una volta sicuro che Anita stesse bene e che la sua guarigione fosse ormai definitiva. A poco a poco, Manuel la vedeva rimettersi in gioco e trovare un nuovo lavoro. Quella cosa, aveva spaventato inizialmente Manuel, per via della sua salute, ma la donna che chiamava madre aveva ormai ripreso in mano sé stessa, decisa a non abbandonarla più dopo quegli anni chiusa in una clinica. Salutare Gerry, a Manuel sarebbe costato più di tutto, per quel legame fraterno. E sarebbe stato davvero così, se non fosse stato per quel barista che gli aveva proposto di entrare in società con lui, raccontandogli il sogno di aprire un locale tutto suo con dei risparmi messi da parte. Mentre sua madre riprendeva in mano la sua vita, Manuel entrava quindi in affari con Gerry, dopo aver scoperto la sua laurea in economia. Cercava anche di destreggiarsi con la ripresa degli studi, seguendo dei corsi. Quella era stata una delle cose che a Manuel era mancata di più: sentirsi un ragazzo della sua età, che si era perso l'ultimo anno di liceo.

Conoscere.

Conoscere era forse la parola più bella che Manuel avesse potuto riscoprire in quei mesi. Andava di pari passo con un riconoscere la presenza di Simone, in ogni cosa. Quel ragazzo si presentava come una nuova scoperta giorno per giorno, nelle piccole cose, nella sua essenza, nel sapere quali fossero i suoi gusti, nei suoi interessi. Era diventato impensabile per Manuel non averlo accanto, inquantificabile contare le volte in cui Simone lo aveva accompagnato da sua madre, era diventato un risanare i suoi giorni bui illuminandogli le ore, le giornate di pioggia, di sole. Da quando Simone era entrato con quegli occhi profondi nella sua vita - per puro caso - Manuel aveva riscoperto anche che cosa fosse la felicità. Quella sensazione piena, che riempiva le ossa, la pelle, che colmava i vuoti e abbatteva ogni male.

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