CAPITOLO 1

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La partita inizia con il fischio dell'arbitro, egli si trova in mezzo al campo, fra due giocatori alti, quasi il doppio di me, se devo essere precisa e se devo essere altrettanto sincera, ammetto che quasi mi fanno paura. Parliamoci chiaro, non è normale che dei ragazzi di diciotto anni siano alti un metro e novanta, da che pianeta provengono?

Ecco che l'uomo, con una 'A' di "arbitro" disegnata sulla schiena, lancia la palla in alto e verticalmente, con un salto, il numero 27, dalla casacca color rosso e bianco, la spinge via con la mano, lanciando il pallone in fondo al campo, passandola al compagno di squadra, il numero 88. Quest'ultimo dal fondo capo fa rimbalzare un paio di volte il pallone, superando il cerchio centrale, si ritrova marcato.

Così dopo essersi scrutato rapidamente in torno lancia la palla al compagno che si precipita affianco a lui. Il ricevitore fece rimbalzare la palla una volta, prima di passarla a sua volta ad un compagno vicino, solo che non riuscì a prenderla, perché un avversario, mise una mano in direzione della palla, deviando la sua traiettoria.

Be' penso che voi non siate qua per il basket, immagino... Che siete qua per leggere la mia emozionantissima storia! Benvenuti allora. Vi avviso però che nella mia storia si parlerà spesso di basket, perché questo sport è la mia passione e mi troverò a parlare molto di questo fantastico sport.

Dopo questa piccola premessa direi che possiamo iniziare. Che dire, mi sono appena trasferita a Boston da Chicago. In famiglia diciamo che non vivevo proprio una bella situazione, così che arrivai a prendere la decisione di trasferirmi, per allontanarmi da tutti e tutto quello che mi aveva fatto soffrire fino a quel momento. Cose che cercavo di accantonare e mettere da parte, cose segrete e sentimenti velati per non far vedere agli altri cosa stessi passando veramente. Mio padre, senza nemmeno tante storie, fortunatamente, consentì il mio trasferimento da mio cugino, figlio della sorella di mia madre.

Mio padre, grazie al cielo, non si preoccupava molto di me, e dico 'grazie al cielo' perché sennò non mi avrebbe consentito di venire a trasferirmi qui, a Boston, a ben quindici ore di macchina che ci separavano. D'altro canto ripensandoci, se mi fossi trovata bene nella mia famiglia non avrei mai sentito la necessità ed il bisogno di trasferirmi, cambiare aria, cambiare ambiente, amici, conoscenti, ma soprattutto cambiare posto per chiamarlo davvero "casa".

La mia storia inizia qua, dal mio trasferimento, da adesso, da questa partita che sto osservando con le mie due migliori amiche, coloro che erano figlie delle più care amiche della mia, ormai defunta, mamma. Colei che se ne era andata dalla mia vita troppo precocemente, abbandonandomi ad un uomo alla quale non interessava nulla di me, se non la sua carriera che tanto odiavo.

Avrei voluto odiare mia mamma con tutto il cuore, con tutto l'odio che si potesse provare per una persona, ma purtroppo non avrei mai potuto. Era vero, mi aveva abbandonato, mi aveva lasciata sola, ma non ce la facevo, non lo aveva fatto di proposito, ed inoltre lei mi aveva messo al mondo, lei mi aveva partorito, e se non l'avesse mai fatto, io adesso non sarei qui a guardare la partita di basket che si sta svolgendo proprio ora in questo preciso istante davanti ai miei occhi a pochi metri di distanza da me.

Dopo essermi trasferita, avevo conosciuto subito le due pazze che adesso mi facevano compagnia, una alla mia destra ed una alla mia sinistra. Grace, una ragazza dai capelli a caschetto neri ed una frangetta che la rendeva una ragazza molto più giovane di quello che già era, con un'aria dolce e delicata, cosa che la rispecchiava benissimo. E poi cera Jodelle, una ragazza molto carina e con un carattere peperino e sopratutto saggio, ma anche un po' più severa e simpatica rispetto a Grace che per molti versi è riservata e timida.

In questi tre mesi d'estate, prima dell'inizio della scuola avevo imparato a conoscerle, capendo a pieno i loro caratteri, da tutte le prospettive, a 360 gradi. Come d'altronde avevano capito loro il mio di atteggiamento.

IL MIO CUORE PALLEGGIA PER TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora