CAPITOLO 4

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Una volta chiusa dietro di noi la porta della palestra, l'aria fresca ci colpisce in pieno viso come uno schiaffo. Subito sento il profumo completamente diverso da quell'odore che c'era dentro.

L'odore dell'aria aperta, dell'erba e anche del tabacco, aspetta cosa? a rendermene conto, storco il viso, dove si crea un'espressione disgustata. Mi giro nella direzione in cui percepisco che arriva l'odore, a parer mio, disgustoso.

Nell'angolo vicino all'entrata della palestra, un gruppetto di ragazzi, perla e scherza fra di loro, e in mano, ovviamente, trovo quella cosa che crea quell'odore a me tanto fastidioso: la sigaretta.

Sbuffo nel vedere che non si preoccupano minimamente della puzza disgustosa che creano. Ma perché non vanno a fumare da un'altra parte? con tutto il cortile a disposizione proprio qui devono venire a fumare le sigarette? Ma soprattutto il loro cervello già inesistente dov'era?

Ahhh lasciamo stare.

<<sei stata bravissima>> commenta Jody una volta che ci siamo allontanate di qualche metro dalla palestra <<vederti all'azione poi, è completamente un'altra cosa>> continua.

Il mio naso ringrazia il cielo che l'odore di tabacco non mi arriva più alle narici. Posso essere esagerata, ma proprio quell'odore mi da un fastidio nauseante, che proprio non riesco a sopportare.

<<è vero sei stata bravissima, tuo padre dovrebbe essere fiero di te>> Grace è stata molto carina, ma l'ultima parte della frase mi fa spegnere il sorriso che ho sulle labbra.

Ed eccolo che il pensiero di mio padre mi rovina la giornata. Mi fisso a guardare il cemento sotto i miei piedi, e mi perdo a fissare i sassolini che ogni tanto mi capita di calciare.

<<oddio scusate! Mi sono completamente dimenticata che ho da fare una commissione per Max, festeggiamo un'altra volta se vi va bene, vi riaccompagno a casa>> prendo le chiavi della macchina dalla tasca laterale del mio zaino nero e grigio.

<<possiamo prendere l'autobus, non c'è problema...>> mi guarda attentamente, riuscendo anche a mettere ansia alla mia anima, per paura che scoprisse davvero il mio problema <<se è per ciò che ho detto mi dispiace, non volevo farlo di proposito...>>. Mette le mani avanti Grace, scusandosi. Le si leggeva in faccia che è dispiaciuta, sapeva che non ho un buon rapporto con mio padre e che mi risultava difficile parlare di lui.

Le credo davvero, ma proprio quell'argomento non riuscivo a digerirlo. Se non ero io a parlarne, non mi andava giù quando gli altri lo nominavano, sia in brutta che in cattiva sorte.

<<no, tranquilla, nessun problema>> le sorrido sincera e subito apro la macchina una volta arrivate vicino ad essa.

...

Mi siedo al bancone di una bar o pub vicino alla scuola.

"Tuo padre dovrebbe essere orgoglioso di te..."

Quelle parole, quelle maledettissime parole. Mi avevano turbato per tutto il tempo in macchina, quando avevo accompagnato le mie amiche a casa loro. Inutile dire che era stato un viaggio silenzioso.

Non ero affatto arrabbiata con Grace per aver detto ciò, sapevo che non lo aveva detto con cattive intenzioni, ma rammentare involontariamente quelle parole mi avevano creato dentro un buco, una voragine, mi sentivo vuota, vuota di qualsiasi cosa e sentimento.

Mi scappa un sorriso nervoso, mio padre, al solo parlare di lui sento il mio stomaco bruciare e contorcersi allo stesso momento, ma non per emozioni belle, tutto il contrario.

Mio padre non si sarebbe e non si è mai preso la briga di essere orgoglioso di me, e non me lo aveva mai detto. A lui andava bene che lo seguissi ogni tanto durante le partite e che le guardavo insieme a lui in TV, ma la cosa iniziava e finiva lì.

IL MIO CUORE PALLEGGIA PER TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora