CAPITOLO 5

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Come al solito, mi preparo indossando una felpa e dei pantaloni larghi. Nel borsone ripongo dei pantaloncini, che mi arrivano al ginocchio, anch'essi larghi di color grigio, dei calzettoni che mi arrivano a metà polpaccio, le scarpe da ginnastica, una maglietta larga da mettere dentro i pantaloncini, una muta, che mi arrivava a metà bicipite la maglietta, e il pantalone alle ginocchia. Mi copriva perfettamente l'intero tatuaggio sulla coscia.

Mi affretto a sistemare una borraccia all'interno del borsone. Ma quando vado in cucina lo sguardo severo di mio cugino mi si para davanti alla faccia, facendomi ricordare della sera prima, della mia bellissima bravata, del ragazzo di ieri e poi... e poi nulla, buio.

Adesso che ci penso, il dubbio di ieri è rimasto. Non sapevo come avessi fatto ad arrivare in auto da dentro il bar, sapevo solo che quel bastardo mi aveva offerto da bere ed una scopata nel retro e poi vuoto, un buco enorme nella linea cronologica della mia vita, come se fosse sparita, scomparsa con una magia.

Immagino subito il motivo e capisco benissimo che si sente in diritto di farmi una ramanzina. Ero arrivata tardi e non l'avevo nemmeno avvisato. Ma dopotutto come potevo se ero ubriaca e non stentavo anche solo a reggermi in piedi...?

<<a che ora sei tornata ieri?>> lo sguardo assottigliato mi fa capire che non è per nulla contento della mia uscita, e non lo sono nemmeno io, se non fosse stato per quel ragazzo molto probabilmente sarei tornata a casa molto prima.

Per non pensare a come ci ero finita in macchina. Ancora mi è sconosciuto anche come ci ero arrivata a quel parcheggio e cosa ci facessi là addormentata, alle mie lacrime incrostate sulle guance. Ci mancava solo la saliva che penzolava da un lato della bocca.

<<erano le undici di sera>> ammetto senza mentire, non mi piacciono le bugie. Come dicevo ieri il giorno prima alle mie amiche, preferisco le persona sincere, che quelle che nascondo le cose, ed io faccio lo stesso: sono sincera e mi prendo le mie responsabilità come le conseguenze delle mie azioni.

La mia mente mi riporta a ieri. Alla bugia che avevo detto alle mie amiche. Mi sarei presa a pugni da sola, per ciò che avevo detto e sono sincera nel dire che me ne sono pentita, ma non volevo che Grace se ne facesse una colpa, non volevo che ci rimanesse male, soprattutto perché il problema è mio, non di Grace, o delle sue parole, che non volevano essere assolutamente offensive nei miei confronti.

<<dove sei andata?>> mi osserva sempre severo. I suoi occhi mi scrutano con molta attenzione, non mi ha mai visto così, speravo solo di non averlo fatto incazzare troppo, non l'ho mai visto arrabbiato e di sicuro non voglio vederlo ora, che devo andare a scuola.

Poi realizzo, lui non sa che ero entrata nella squadra. Ieri ero tornata tardi a casa, e non trovandolo sveglio non avevo avuto l'opportunità di dargli la stupenda notizia!

Anche se sinceramente non sapevo se ne fossi stata in grado, dato lo stato in cui mi trovavo. Avrei preferito non avvicinarmi con la paura che avesse potuto sentire non solo l'odore di alcol sui miei vestiti, ma anche il mio stato a dir poco scandaloso in cui mi ero ridotta senza volerlo.

<<sono andata a festeggiare>> ed in parte era vero, l'altra parte era che stavo bevendo per colpa di mio padre, ma è meglio tralasciare quel particolare.

<<oddio, sei entrata nella squadra?>>un sorriso fiero compare sul suo viso mettendo in mostra lo spazio fra i due incisivi, che mi divertiva da morire.

<<si>> e mi precipito fra le braccia di mio cugino quando lo vedo aprirle per stringermi forte a se. Circondo la sua vita con le mie gambe e mi lascio coccolare da quell'abbraccio caloroso.

Le sue braccia sono un qualcosa di unico. Mi fanno sentire protetta, a casa, ma soprattutto amata, quel sentimento che non avevo mai sentito davvero in vita mia.

IL MIO CUORE PALLEGGIA PER TEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora